Sognare con umiltà: la cura per la superbia umana

 

Le persone umili e ambiziose non temono di scoprire di essere in errore mentre sono alla ricerca della verità sul proprio cammino: essi accettano di sbagliare perché sono consapevoli del fatto che l’errore è una parte fondamentale nel processo di crescita e di avvicinamento alla verità.

 

di Steven Drmać

 

V. van Gogh, "Notte stellata sul Rodano" (1888)
V. van Gogh, "Notte stellata sul Rodano" (1888)

 

«Ci sono molte cose che non posso sapere, e qui ho voluto stilarne un piccolo elenco». Così in un'intervista Ligabue parla della presenza dei molti «Io non lo so» nel testo della sua canzone Sono sempre i sogni a dare forma al mondo e che, non a caso, sono la formula di apertura di questo brano. La nostra è un’esistenza piena di interrogativi a cui non sappiamo dare una risposta ed è da qui che tutto ha inizio, la nostra vita parte da questi interrogativi che ci portano inevitabilmente a fare una cosa: sognare. Tutti gli esseri umani sognano, nessuno è escluso e ognuno lo fa a modo suo. Solo che sognare non basta, ci vuole qualcosa di più, c’è bisogno di acquisire qualcosa che sia in grado di sostenere i nostri sogni e credo che la prima cosa, come si può percepire dalle parole dell’autore, sia l’umiltà. Sognare con umiltà. 

Frame del video di "Sono sempre i sogni a dare forma al mondo"
Frame del video di "Sono sempre i sogni a dare forma al mondo"

Qualcuno potrebbe dire che ciò non è possibile, potrebbe dire che sognare esclude l’umiltà; ma questa è una valutazione errata che deriva da un’analisi superficiale. Di solito questi due termini sembrano incompatibili tra loro perché i sogni sono spesso associati all’ambizione, e fino a questo punto convengo con l’intreccio tra questi due termini, perché ritengo che un sognatore sia una persona ambiziosa. Il problema nasce perché ad alcuni sembra che essere ambiziosi ed essere umili siano due cose che si escludono a vicenda. Come evidenziato precedentemente ciò avviene perché viene fatta un’analisi superficiale. Per risolvere la questione basta soffermarsi un momento sui termini ‘umiltà’ e ‘ambizione’ e provare a definirli. Essere umili significa essere consapevoli di ciò che si è nel momento in cui ci si autovaluta, significa essere consapevoli del livello della propria essenza senza sopravvalutarci né sottovalutarci. Essere ambiziosi significa avere la consapevolezza che possiamo diventare migliori di quello che siamo, significa rendersi conto che ci sono dei limiti nel nostro essere, ma che abbiamo i mezzi per riuscire a superarli e quindi ricercare la perfezione provando ad avvicinarci ad essa il più possibile. È importante chiarire ciò, perché spesso una persona umile e ambiziosa viene scambiata per una persona superba. La superbia è credere di essere migliore di tutti, è credere di essere in grado di poter fare tutto subito, di avere tutte le risposte e di proclamarsi meglio di ciò che si è veramente; in sintesi un superbo è qualcuno che valuta se stesso più di quello che è veramente, che si eleva quasi ad entità divina: niente a che vedere con una persona umile e ambiziosa. Dunque, io credo che umiltà e ambizione non solo possano coesistere in una persona, ma siano una la conseguenza dell’altra: quando una persona è umile non può che diventare anche ambiziosa

 

Non posso non pensare a Socrate in questo caso, un personaggio che a mio modo di vedere incarna i valori dell’umiltà e di conseguenza dell’ambizione e che viene scambiato per una persona superba da persone che lo sono per davvero. In particolare penso all’opera Apologia di Socrate scritta da Platone in età giovanile. Nel testo viene citato l’episodio dell’amico di Socrate, Cherefonte, il quale domandò all'oracolo di Delfi se vi fosse qualcuno più sapiente di Socrate; la risposta dell'oracolo fu «nessuno è più sapiente di Socrate». Il filosofo, avendo fatto un’analisi su se stesso, con umiltà era arrivato alla conclusione di sapere di non sapere. Socrate non poté credere a quella risposta che l’oracolo gli diede: cercò qualcuno che fosse più sapiente di lui, recandosi dai politici con fama di sapienti ed interrogandoli, per poi scoprire che essi in verità non sapevano nulla di quel che dicevano di sapere: erano cioè superbi. Pur rendendosi conto di attrarsi l'odio di coloro di cui confutava la presunta sapienza, Socrate passò poi all'esame dei poeti e degli artigiani perché era ambizioso e voleva conoscere attraverso i suoi mezzi cosa intendeva dire l’oracolo. Egli scoprì che i primi non sapevano neanche di cosa stessero poetando, mentre i secondi per la conoscenza della propria tecnica si ritenevano sapienti in molti altri campi. Da questa ricerca nacquero le inimicizie verso Socrate e la sua fama di uomo sapiente: chiunque vedeva esposta la propria ignoranza pensava che Socrate sapesse. Il filosofo, di ritorno da una delle sue ricerche dopo aver interrogato un politico, tra sé e sé pensò: 

Socrate
Socrate

 

« Sono più sapiente di questa persona: forse nessuno dei due sa nulla di buono, ma lui pensa di sapere qualcosa senza sapere nulla, mentre io non credo di sapere anche se non so. Almeno per questo piccolo particolare, comunque sia, sembro più sapiente di lui: non credo di sapere quello che non so. »

 

Questo episodio è un esempio eclatante, a mio avviso, della differenza tra essere umili e superbi: Socrate sa di non sapere ma comunque cerca di migliorare questa sua condizione attraverso il dialogo, da persona umile e di conseguenza ambiziosa; l'altra persona invece presume di sapere più di quello che sa davvero e rigetta questa sua condizione nonostante le sia stata messa davanti agli occhi la verità, dimostrando solo superbia. Ciò porta inevitabilmente a creare una frattura tra la persona di Socrate e coloro che riesce a confutare. Le persone umili e ambiziose non temono di scoprire di essere in errore mentre sono alla ricerca della verità sul proprio cammino: essi accettano di sbagliare perché sono consapevoli del fatto che l’errore è una parte fondamentale nel processo di crescita e di avvicinamento alla verità. I superbi, d’altro canto, se la verità mette a nudo le loro imperfezioni, assumono un atteggiamento aggressivo e che porta odio verso chi, per fare loro del bene e migliorarli, ha portato alla luce ciò che era contraddittorio in loro. E questa è una delle “malattie” che affligge questo mondo, la superbia, il non accettare l’errore, vederlo come un qualcosa assolutamente di distante da noi, mentre è il motore, il principio che ci permette di arrivare a migliorarci sempre di più. 

 

21 dicembre 2017

 




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