Vedere e prevedere: il problema della tecnica

 

La posizione di predominio che in questo inizio di secolo è occupata dalla tecnologia a dispetto degli altri ambiti della realtà ha costretto la cultura occidentale a porsi ancora una volta il millenario quesito sull’essenza della tecnica e sulle conseguenze che ha per l’uomo ciò che essa rappresenta.

 

di Marco Mammola

 

Nella consapevolezza della complessità della questione e dell’impossibilità di fornirne qui uno sviluppo esaustivo ci si soffermerà su un punto essenziale alla comprensione del problema nella speranza di fornire per lo meno uno spunto di riflessione o un punto di partenza per un’analisi ulteriore.

L’aspetto della domanda sulla tecnologia che qui si prende in esame è la previsione. Poiché il prevedere è  in primo luogo un vedere « ci fa conoscere più di tutte le altre sensazioni e ci rende manifeste numerose differenze fra le cose » (Aristotele, Metafisica, A, 980a). Ma prevedere non significa solo cogliere il particolare che ci appare di volta in volta, infatti la previsione presuppone un prima, un’antecedenza in relazione a cui la visione si colloca.

 

Kim Dong-Kyu, "Girl with a pearl earring and an IPhone"
Kim Dong-Kyu, "Girl with a pearl earring and an IPhone"

Il senso di tale antecedenza non è da intendersi come limitato al modo in cui è concepito in un orizzonte di pensiero presupponente un ordine puramente cronologico tale per cui « la previsione anticipa una visione che ancora non esiste, o perché non esiste ancora l’oggetto della visione, oppure perché non esistono ancora le condizioni che consentono a tale oggetto di diventare visibile » (E. Severino, Legge e caso); infatti l’impensabilità dell’andare e tornare nel nulla di un ente (la quale si può trovare discussa negli scritti di Severino), e quindi l’impossibilità di un’antecedenza temporale ingiustificata rende necessario il supporre una dimensione fondante l’ordine del tempo all’interno della quale collocare la previsione o le sue condizioni di possibilità. Una tale struttura però, non può essere correttamente concepita se presuppone una cesura fra gli elementi di cui si compone; infatti, in quanto insieme, nessun suo elemento può essere concepito come separato dagli altri, pena la contraddizione

Ciò significa, per quel che concerne la domanda sulla prevedibilità, che da un lato non si può pensare alla visione di un oggetto che non appare (che non è visibile, anche se pensato come esistente) o di cui non appare tutto ciò che ne determina l’apparire (pur pensato come esistente); d’altra parte se si pensano gli elementi della struttura nel loro essere in relazione l’uno con l’altro non trova posto l’antecedenza temporale della visione in quanto ci si ritrova nella situazione che Gentile rileva esser propria del discorso empirista, tale per cui  « nell’oggetto, quale noi empiricamente lo concepiamo, esso [il futuro] è, non già come quel che non è e sarà, ma come quel che è già (il passato). […] Tipico il caso della previsione astronomica, che non è altro se non il risultato di un calcolo matematico su dati già posti. Il calcolo è, per l’astronomo, la conoscenza affatto obiettiva di situazioni, distanze, masse, velocità già date: sicché quel che apparisce previsione, altro non è se non proiezione nel futuro di ciò che è antecedente piuttosto all’operazione del prevedere: proiezioni il cui significato logico si riduce al concetto dell’immutabilità del fatto in quanto tale e che annulla quindi il futuro nell’atto stesso in cui lo pone » (G. Gentile, Teoria generale dello Spirito come atto puro).

Sembra quindi impossibile concepire con verità un prevedere da parte dell’uomo all’interno di una tale struttura. Ciò solo nella misura in cui si intendono astrattamente gli elementi della stessa; infatti la necessità di concepire ogni elemento come legato agli altri rende altresì indispensabile il pensare ogni contenuto apparente come condizione sufficiente alla visibilità degli altri poiché se così non fosse, l’esserci manifesto di un elemento, di una relazione, di una differenza, non potrebbe dar luogo al manifestarsi di ciò rispetto a cui è differente, e ci porrebbe quindi in una situazione in cui, non essendo posto (o apparente) un termine della relazione, non sarebbe nemmeno posta la relazione di differenza dei termini l’uno rispetto all’altro. La visione di un contenuto è quindi la visibilità della struttura in cui si colloca e che fonda il senso di ogni suo elemento. 

V. Kandinsky, "Alcuni Cerchi" (1926)
V. Kandinsky, "Alcuni Cerchi" (1926)

La principialità, propria a tale struttura può indicare un modo in cui è possibile parlare di previsione; è possibile infatti recuperare il senso dell’antecedenza della visione se la si considera, non come il rapporto fra due contenuti, ma come il rapporto fra ciò che viene visto e l’ordinamento da cui trae la sua essenza e la sua origine. In questo senso prevedere significa mettere in luce attraverso la visione il rapporto di fondazione fra un contenuto e l’insieme in cui è posto: significa riconoscere il particolare manifesto nella visione nel suo essere tutt’uno con l’universalità in cui si colloca e che esprime; in ciò si concretizza la comprensione di un contenuto, che avviene nella modalità che Gentile indica come propria della comprensione dei sistemi emersi nella storia della filosofia quando afferma che « un sistema non s’intende di certo alla luce sola degli antecedenti, sì anche alla luce che dallo stesso sistema scaturisce negli svolgimenti storici successivi. Ma questa seconda […] deve trovarsi come riflessa dalla mente e dalla cultura di chi legge » (G. Gentile, Prefazione, in B. Spinoza, Ethica ordine geometrico demonstrata).   

In quanto conoscenza dell’universale, la previsione si rivela essenziale alla tecnica poiché « l’arte (τέχνη) si genera quando, da molte osservazioni di esperienza, si forma un giudizio generale ed unico riferibile a tutti i casi simili » (Aristotele, Metafisica, A, 981a). Comincia così a delinearsi l’ipotesi secondo cui l’istanza di dominio avanzata dalla tecnica negli ultimi due secoli non risale ad una caratteristica propria della tecnica in quanto tale, ma è piuttosto da imputarsi ad una sua errata comprensione da parte della nostra cultura.

 

27 dicembre 2017

 

 

 

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