Il pensiero critico, creativo e valoriale: un diritto da difendere

 

La scuola italiana corre il rischio di virare verso una stagione scandita dalla burocrazia, mentre la necessità di avere un luogo di costruzione e di trasformazione consapevole si fa sempre più urgente. Prioritaria è allora l'esigenza di sostenere dei progetti, come la Philosophy for children, in grado di innescare processi riflessivi, di potenziare le capacità logico-argomentative e di far percepire la differenza come una ricchezza.

 

di Melissa Trevisan

 

Johann P. Hasenclever, “”Il mestiere dell'insegnante“
Johann P. Hasenclever, “”Il mestiere dell'insegnante“

 

Nel corso dei decenni che hanno attraversato la nostra storia a partire dell'unità d'Italia, la scuola si è confrontata con riforme attuate, promesse, desiderate, criticate. Le ragioni di bilancio hanno sovente prevalso sulle necessità didattiche, mortificando gli auspici iniziali. Fin troppo spesso il soggetto di questo iter tortuoso è stato fatto coincidere con una istituzione dai connotati impersonali, dimenticando di concedere il giusto rilievo alla sua anima, il cui centro è costituito dagli studenti.

 

Ci si dovrebbe chiedere, anche con colpevole ritardo, quale impatto un mero sistema burocratico-amministrativo possa avere su chi si trova quotidianamente dietro un banco. L’interrogativo non può prescindere da un dubbio: nel tentativo di implementare, non si è forse giunti a sottrarre qualcosa? Nel momento in cui un bambino che frequenta la quinta classe della scuola primaria lamenta di non essere abituato a un dialogo ragionato e si sorprende dinanzi alla bellezza di questa esperienza, non abbiamo perso un baricentro fondamentale?

 

Quanto lontane suonano oggi le parole di Maria Zambrano che invitava a testimoniare la vitalità dell’apprendimento, senza farsi schiacciare dalle sterili certezze?

 

Per evitare il dilagare di una società sempre più anonima e propensa a delegare il proprio pensiero a slogan preconfezionati, è arrivato il momento di vagliare orizzonti diversi per esortare le nuove generazioni a scrollarsi di dosso il giogo della minorità, con il fine di lasciare in eredità un sapere aude di kantiana memoria.

 

Francisco Goya, “Il sonno della ragione genera mostri”
Francisco Goya, “Il sonno della ragione genera mostri”

Tra i progetti educativi che possono offrire un supporto in tal senso troviamo la Philosophy for children. Siamo di fronte a una pratica promossa a partire dagli anni ’70 da Matthew Lipman, capace di leggere tutte le implicazioni derivanti dalle difficoltà logiche dei suoi allievi. Appare più che assodato il legame della P4C con John Dewey che già nel 1916, in Democrazia e educazione, ha la lungimiranza di sostenere che:

 

« si dà troppa importanza all'accumulo di nozioni a scopo di riproduzione nella ripetizione e nell'esame. » 

 

In questo contesto metodologico, il filosofare non viene chiamato in gioco in senso accademico ma viene considerato come una attività euristica che, tramite un approccio di tipo socratico, vuole interrogare e indagare con consapevolezza i criteri utilizzati nell'elaborazione dei giudizi, accogliendo in modo costruttivo il punto di vista divergente.

 

La classe si trasforma in una comunità di ricerca dove non esistono barriere logistiche e in cui ogni membro ha una pari condizione di visibilità e di udibilità. È un luogo di costruzione e di trasformazione, che agevola la messa in moto di processi riflessivi. L'insegnante lascia la scena ed entra in campo il teacher-facilitatore che, se gestisce il suo ruolo in modo ottimale, alla fine scompare, preoccupandosi soltanto di tenere le fila del logos o, in caso di necessità, di sollecitare dei chiarimenti, invitando i partecipanti a presentare esempi concreti o ponendo domande di follow-up.

 

Partendo da un testo che funge da stimolo, una volta individuato democraticamente un piano di discussione, il dialogo diventa il terreno fertile sul quale coltivare il pensiero critico, creativo e valoriale. Le idee preconcette e le risposte fini a se stesse lasciano il posto alle dimostrazioni fornite a supporto delle proprie argomentazioni, si esplorano nuovi orizzonti di senso, si negoziano conclusioni provvisorie da cui ripartire e, dal confronto intersoggettivo, reso possibile da un efficace ascolto attivo, emerge la multidimensionalità intrinseca al pensiero stesso.

 

Questo programma educativo non si è radicato soltanto negli Stati Uniti ma si è diffuso anche in Europa, tanto che, seppur con sfumature diverse, la sua presenza è testimoniata in paesi come la Francia, la Germania, l'Irlanda e il Regno Unito.

 

L’Italia sta portando avanti la sua conoscenza con la P4C, che non vuole andare a sostituire le modalità in uso, obbligando a una sorta di aut aut. Si tratta di integrare il curricolo scolastico con una metodologia trasversale ai singoli insegnamenti, così da offrire una strategia ulteriore per evitare di avere tante future vittime di dogmi autoritari.

 

Se la nostra cassetta degli attrezzi risulta ben fornita, sarà più semplice trovare, al momento opportuno, la chiave giusta per valutare l'affidabilità di ciò che ci circonda, in modo che l’istanza critica, la forza creativa e la funzione investigativa prevalgano sulla standardizzazione, sul conformismo, sull’omologazione. Con questi presupposti si potrà

 

« ripristinare la finalità della testa ben fatta, nelle condizioni del nostro tempo e con i suoi propri imperativi. » (Edgar Morin, La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero)

 

 

30 agosto 2018

 




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