La fretta ci consuma e la nostra spiritualità finisce per appiattirsi sugli infimi prodotti propinati da pubblicità che – “tutte intorno a noi” – riempiono e scandiscono le nostre giornate.
di Yassemine Zitouni
Il concetto di pubblicità è un concetto apparentemente semplice quanto complesso. Ognuno ha un'idea di cosa sia e saprebbe darne, senza complicazioni, una propria definizione. La pubblicità è, in ogni caso, una forma di comunicazione molto articolata. Essa è diventata, che lo si voglia o meno, parte integrante della cultura occidentale e la si potrebbe definire come un qualcosa che persuade e seduce l’individuo. È onnipresente e, per di più, onnipotente. Ogni annuncio pubblicitario possiede un unico ed identico scopo: quello di far compiere una certa azione – spesso l'acquisto di un determinato prodotto – da parte dell'osservatore, dell’ascoltatore o del lettore che sia. Essa ha sempre svolto un ruolo di prima importanza nei mass media, ossia nei mezzi di comunicazione di massa. Essi costituiscono infatti i canali ideali per la diffusione di messaggi il cui compito è quello di raggiungere un pubblico ampio. Senza un adeguato numero di contatti anche l'idea più creativa sarebbe destinata alla disfatta. La pubblicità è altresì un elemento costitutivo di qualsiasi società. Ha un impatto su quest’ultima in cospicui modi, inducendola in particolar modo sulla china del materialismo.
Il mondo si sta evolvendo rapidamente e pare che non ci sia abbastanza tempo per riflettere su se stessi così come sul mondo circostante, non potendo avere in tal modo la possibilità di interiorizzare ed assimilare ciò che avviene; è qui che questi annunci pubblicitari giocano, in modo molto duro, il loro ruolo. Le persone sono talmente indaffarate oggigiorno che non hanno un lasso di tempo libero per prendere in considerazione ciò di cui hanno propriamente esigenza, prestando fede sbrigativamente a ciò che la pubblicità mostra loro.
Attualmente la gente non può vivere senza un mezzo di trasporto privato, è più attratta verso i nuovi orologi e vestiti, anche nei casi in cui gli acquisti comportino ingenti somme di denaro. Questo è quanto gli annunci hanno creato in ciascuno di noi: una visione superficiale di cosa sia veramente importante, che porta ad acquistare un'infinità di oggetti di ben poco valore. In altre parole, la propria spiritualità finisce per concentrarsi sul più infimo dei prodotti propinati alla televisione. Si dovrebbe allora cercare di capire a cosa servano queste pubblicità e se si abbia realmente bisogno di quanto proposto, oppure se il desiderio sia stato creato ad hoc, senza buoni motivi, dagli annunci. Per quanto riguarda la necessità, la vita sarebbe stata migliore senza avere alcun “bisogno” aggiunto, ma la mente umana è molto fragile, specialmente in questo mondo in cui appunto non si hanno degli istanti liberi in cui poter pensare; piuttosto ci muoviamo solamente in direzione di tutto ciò che è stato visualizzato nella pubblicità. Non ci rendiamo conto di quello che questi annunci ci hanno fatto. Essi creano delle “occorrenze” nella nostra vita senza mostrare come queste si siano realizzate. Ciò che mostrano è la necessità e il maggiore bisogno di beni materiali. In realtà, siamo così ciechi che non possiamo nemmeno intravedere che di questa “necessità” non ne abbiamo veramente bisogno. Essi ci fanno credere che, senza una specifica cosa, la nostra vita subisca un “deterioramento”, sia incompleta. Siamo così miopi che anche una cosa futile sembra essere un possesso essenziale e si ha sempre più sete di avere questi oggetti di per sé insignificanti.
Tali manifesti pubblicitari, in un certo senso, stanno creando una vita virtuale di fronte a noi, una realtà per così dire “di comodo”. Hanno creato una immagine di vita ideale davanti agli occhi di tutti i consumatori, semplicemente mostrando i loro prodotti e facendo promesse – a dir poco assurde – come quella di avere una vita lieta, una volta fatti certi acquisti. Mostrano come la felicità sia possibile solo con il godimento del loro prodotto – espressione di una felicità tanto vacua quanto insignificante rispetto a quella vera, basata su quanto c'è di significativo nella vita. Sembrano, a tal punto, avere il solo obiettivo di creare una sorta d’illusione che storpia il concetto di felicità nella vita delle persone.
Non acquistiamo più cose che sono “a buon mercato” e in grado di soddisfare le nostre necessità, bensì ci procuriamo cose che secondo gli innumerevoli annunci pubblicitari sono le migliori, nonostante siano, nella maggior parte dei casi, superflue, anche care, per le nostre reali necessità. Diceva John Boynton Priestley, celeberrimo romanziere e drammaturgo inglese:
« Vivendo in un'epoca di pubblicità, siamo perennemente disillusi: la vita perfetta viene diffusa davanti a noi ogni giorno, ma cambia e appassisce con un tocco. »
20 aprile 2018