L’egoismo e l’altruismo sono due concetti che sono sempre stati usati per indicare due comportamenti diametralmente opposti: tanto che il primo è sempre condannato, mentre il secondo viene assecondato e lodato. Ma in che direzione propende la vera natura dell’uomo? E potrebbero mai questi due concetti trovare un punto d’incontro?
di Alberto Frasson
L’egoismo è sempre stato messo in primo piano per individuare una causa ai problemi dell’uomo e della società. Niccolò Machiavelli, considerato il fondatore della scienza politica moderna, intendeva gli eventi storici come ciclici: questo doveva significare che l’uomo avesse un’impostazione di base innata che alla lunga nella storia lo spingesse ad agire sempre nello stesso modo; questa impostazione, diceva il politico, era data da impulsi naturali e di conseguenza immutabili, per lo più egoistici. Quindi, seguendo questa considerazione, l’egoismo risulta essere intrinseco nell’uomo; da ciò il pessimismo di Machiavelli nei confronti della società, destinata ad un incessante peggioramento che solo le buone leggi potevano frenare.
La tesi dell’egoismo “di natura” l’ha perseguita e sviluppata anche il biologo Richard Dawkins, che, nel suo libro Il gene egoista, cerca di spiegare che l’egoismo umano in verità ha origini a livello molecolare, più precisamente nei geni. Dawkins cambia il punto di vista da cui guardare l’evoluzione: l’uomo non agisce più “per il bene” della specie, come nelle interpretazioni darwiniane, ma “per il bene” del gene. L’uomo sarebbe quindi una macchina da sopravvivenza schiavo dei suoi geni, dove ogni sua azione ha come unico scopo inconsapevole la sopravvivenza del gene “egoista”. Dawkins in un passo del libro dice:
« Siate consapevoli che se desiderate, come me, costruire una società in cui i singoli cooperino generosamente e senza egoismo al bene comune, dovete aspettarvi poco aiuto dalla natura biologica. Bisogna cercare di insegnare generosità e altruismo, perché siamo nati egoisti. Bisogna cercare di capire gli scopi dei nostri geni egoisti, per poter almeno avere la possibilità di alterare i loro disegni, qualcosa a cui nessun’altra specie ha mai aspirato. » (Richard Dawkins, Il gene egoista)
C’è davvero bisogno di insegnare l’altruismo per arrivare al bene comune? Dobbiamo quindi arrivare a cambiare la nostra natura che Machiavelli dice essere immutabile? Per dare una risposta a queste domande bisogna andare a fondo dei concetti di egoismo ed altruismo e cercare di definirli partendo dalle loro concezioni che sono comuni a noi tutti. Ipotizzando che egoista sia chi ritiene più importante il proprio bene rispetto a quello altrui ed altruista chi mette al primo posto il bene altrui rispetto a quello proprio, possiamo dire con certezza che un individuo non si comporta sempre in modo egoista o sempre in modo altruista: il suo agire varia a seconda del contesto. In alcune situazioni ci accorgiamo che in quel determinato momento il bene dell’altro va messo al primo posto rispetto al nostro, perché fare quello altrui comporta anche il nostro bene: ma, così, il bene dell'altro è condizione del nostro bene. Forse è in questa direzione che dobbiamo guardare per un'adeguata concezione dell’altruismo e del bene che facciamo gli altri. Nell’altruismo si attua il bene di tutti, anche il nostro. L’egoismo invece è la tendenza a guardare nell'ambito più ristretto del nostro Io, miope della collettività che l'abbraccia: portando a compiere il male sia dell’altro sia di se stessi. L’egoismo e l’altruismo si troverebbero quindi in rapporto di subordinazione, dove l’egoismo è un basso grado di altruismo, e quindi più lontano dal traguardo del bene comune.
Questo ragionamento, però, si è sviluppato dalle interpretazioni che solitamente noi uomini diamo a questi due concetti − e noi uomini, dato che l’onniscienza non ci appartiene, abbiamo una visione limitata del mondo, possiamo vedere solo una piccola parte delle relazioni che abbiamo con il tutto, quindi il livello di conoscenza fa da discriminante tra egoista e altruista, dove il primo ha una conoscenza più limitata del secondo.
Dunque, tornando a quello che asserisce Dawkins, non si deve educare direttamente all’essere altruisti, ma l’impegno deve essere diretto al confronto: solo con questo mezzo si può pensare di elevare il grado di consapevolezza abbastanza da comprendere a pieno il bene comune e agire di conseguenza. Da questo si deduce che nelle nostre realtà limitate l’egoismo e l’altruismo esistono e sono due cose ben differenti.
Ora, se prendessimo le stesse definizioni date precedentemente ai due concetti, ma mettendole in termini assoluti, dove l’egoismo significherebbe fare il massimo bene proprio ma non quello altrui e l’altruismo fare il massimo bene altrui ma non il proprio, ed ipotizzando che tutti gli individui abbiano raggiunto un grado di conoscenza e consapevolezza più elevato e quindi compreso a pieno il bene comune, questi due concetti diventerebbero contraddittori.
Se noi infatti raggiungessimo il più alto grado di consapevolezza del bene comune sarebbe impossibile agire contro di esso, perché un individuo che ne abbia preso veramente coscienza non potrà che agire seguendolo; dunque, se noi fossimo egoisti e quindi agissimo per il nostro bene, essendo esso il bene assoluto, agiremmo anche per il bene altrui; lo stesso discorso vale per l’altruismo, se noi agissimo per il bene altrui faremmo inevitabilmente anche il nostro bene. Quindi la differenziazione tra egoismo e altruismo perderebbe di significato perché in qualunque caso faremmo il bene comune. I due concetti diventano quindi il medesimo: se noi avessimo la totale conoscenza delle nostre relazioni, l’egoismo e l’altruismo semplicemente non esisterebbero, non ci saremmo nemmeno accorti delle differenze e quindi non avremmo creato questi due termini.
Il risultato di ciò è che l’egoismo e l’altruismo provengono solo dalle nostre visioni limitate e il distinguo tra questi due concetti dall’ignoranza che ci caratterizza. Per tornare a Machiavelli e Dawkins, nessuno nasce egoista e non dobbiamo cambiare nessuna natura immutabile: nasciamo semplicemente ignoranti, e l’ignoranza ci porta a comportarci nei due modi che abbiamo descritto.
Egoismo e altruismo, in ultima analisi, si intersecano e si riscattano nel sapere.
12 dicembre 2018