Un'incessante pioggia di bombe e razzi si sta abbattendo sull’ultima enclave ribelle siriana, perpetuando la strage dei giochi di potere.
di Redazione
Le testimonianze da Ghouta gridano la disperazione: «Guardiamo i nostri figli diventare cadaveri». Continuano infatti a cadere bombe sui civili, donne e bambini. È salito a 296 il numero dei morti, tra cui oltre 70 bambini e numerose donne, il bilancio delle vittime delle ultime ore dei raid aerei e di artiglieria governativi siriani sulla regione a est di Damasco, assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi armati delle opposizioni. Cifre drammatiche che aumenteranno perché i feriti sono circa 470, alcuni dei quali in condizione critiche.
L’efferata strage siriana, che dal 2011 ha fatto mezzo milione di morti e sei milioni di profughi, non si è conclusa nello scorso ottobre con la caduta di Raqqa e la definitiva sconfitta dei dell’Isis, ma nemmeno sembra destinata a terminare con la caduta di Ghouta, l’ultima enclave ribelle siriana, la città che da domenica scorsa sta subendo uno dei più pesanti bombardamenti in sette anni di guerra.
Riportiamo qui le riflessioni di Alessandro Orsini, apparse oggi sul «Messaggero», perché ci aiutino anche sul fronte internazionale a mettere in discussione il presunto benessere capitalistico e le presunte democrazie liberali nelle quali ignari o indifferenti sguazziamo.
« La Siria vive una tragedia che è pura lotta per il potere: un gran numero di Paesi combatte per impossessarsi di un pezzo di Medio Oriente.
La Russia lotta per riunificare la Siria e pacificarla sotto un solo governo guidato da Bashar al Assad. La ragione per cui Putin vuole unità e pace è semplice: prima dell’inizio della guerra civile, dominava sull’intero Paese, che ora è ridotto a un cumulo di macerie. Siccome le macerie sono strategicamente inservibili, l’obiettivo di Putin è riunificare la Siria per tornare a dominarla per intero. Gli Stati Uniti, al contrario della Russia, lottano per smembrare la Siria e prolungare la guerra. Anche in questo caso è facile capire il perché: Trump sa di non poter conquistare la Siria perché dovrebbe sparare sui soldati di Putin incamminandosi verso la terza guerra mondiale. Il problema è che gli americani hanno investito milioni di dollari nella guerra in Siria e adesso vogliono rientrare nella spesa. Come fare? L'idea di Trump è di creare un'area nel nord della Siria, e cioè ai piedi della Turchia, da affidare ai curdi.
Il presidente americano vorrebbe creare una specie di Stato curdo che andrebbe sotto il controllo della Casa Bianca per la sua enorme debolezza. Questa idea di Trump è alla base del conflitto con la Turchia, che ha subito una quantità impressionante di attentati terroristici da parte dei militanti curdi.
E siccome in Turchia ci sono centinaia di famiglie che piangono i loro morti, Erdogan, essendo un capo di Stato, ha il dovere morale e politico di dare risposte a queste famiglie devastate. Tanto per capirci, gli attentati dei curdi contro la Turchia sono come quelli dell'Isis contro Parigi.
La risposta di Erdogan è che la Turchia non accetterà mai che nasca uno Stato curdo sul proprio confine meridionale. È chiaro che la Turchia ha ragioni da vendere. Basta la logica per dimostrarlo: i turchi non hanno mai devastato il Messico per poi impiantare uno Stato islamico al confine con California, Arizona, New Mexico e Texas. Né hanno raso al suolo la Svizzera per poi istituire uno Stato islamico al confine con Francia, Italia, Germania e Austria. La Turchia sta ponendo la seguente domanda ad americani ed europei: perché volete comandare in casa nostra abbattendo gli Stati e modificando i confini? Queste sono le premesse per comprendere come mai Erdogan abbia attaccato i curdi ad Afrin, nel nord della Siria, entrando in urto con Trump, che ha circa duemila soldati in quell'area.
Ma la tragedia non finisce qui perché Bassar al Assad, il dittatore della Siria, ha deciso di appoggiare i curdi filo-americani combattuti da Erdogan. La conseguenza è che stiamo assistendo al più grande impazzimento politico della storia recente. Gli Stati Uniti, dopo avere combattuto al fianco della Turchia contro Bassar al Assad, ora se lo trovano come alleato indiretto. Poche ore fa, l'esercito di Assad è entrato ad Afrin al fianco dei curdi sostenuti dagli americani contro Erdogan, membro della Nato.
Si dice spesso che Erdogan è una persona di cui Europa e Stati Uniti non dovrebbero fidarsi. È un'affermazione che desta impressione considerata la totale inaffidabilità politica del blocco occidentale. Nessun capo di Stato, dotato di un granello di intelligenza strategica, si fiderebbe di Europa e Stati Uniti. L'osservazione dei fatti mostra che europei e americani non sono preoccupati della vita dei siriani, ma di avanzare in Medio Oriente. Chiunque chiami in ballo gli ideali liberali contro Erdogan non ha più pallida idea di ciò che accade in Siria. Appare evidente, attraverso il metodo dell'osservazione, che Trump è impegnatissimo a costruire uno Stato curdo nel nord della Siria, ma non è affatto interessato alla costruzione di uno Stato palestinese.
Il che porta dritto a una conclusione: che l'Occidente si presenta per quello che non è e rappresenta gli altri per quello che non sono. Ciò che Erdogan sta facendo nel nord della Siria è ciò che un capo di Stato è obbligato a fare: difendere gli interessi del proprio Stato. Macron vuole difendere i francesi e Trump gli americani. Perché Erdogan dovrebbe rinunciare a difendere i turchi? La pace è un modo di pensare e la Siria è il grande pensatoio. »
21 febbraio 2018
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