Che cosa significa essere unici? Ed esserlo, implica davvero la diversità? L’individualità della vita, nella sua comunicabilità, si scopre qualcosa di più di un semplice vissuto privato.
La bellezza della vita umana sta nella sua vivace complessità. Frutto di innumerevoli relazioni ed influenze, essa si delinea come una storia consapevole di se stessa, un racconto in continua stesura e progressione. La narrabilità tipica della nostra esperienza di vita ci diversifica e al contempo ci accomuna tutti, poiché – anche se sembra paradossale – nulla ci rende più uguali di ciò che ci differenzia secondo le stesse leggi.
È quasi superfluo affermare che ogni esistenza è unica; pur essendoci delle somiglianze, avrà sempre degli elementi che la discostano più o meno da qualsiasi altra. Due ragazzi nati nello stesso paese e frequentanti le stesse scuole avranno di certo molto in comune, ma cresceranno in famiglie diverse! E se anche fossero due fratelli o addirittura due gemelli, non sarebbe possibile che ogni cosa delle loro vite risultasse sovrapponibile, a partire banalmente dalla posizione fisica del loro corpo e dagli oggetti da loro usati. Tutto ciò permette di affermare la singolarità di ogni vita, frutto di una miriade di elementi diversi combinati in un modo e in un ordine irripetibili. Tuttavia, nonostante l’unicità che contraddistingue appunto ognuno di noi, non bisogna dimenticare che proprio questo modo di essere ci rende tutti uguali, più uguali che mai! Non potrò mai dire di capire completamente quello che prova una certa persona o essere del tutto sicuro di immedesimarmi in ciò in cui crede, almeno non con le stesse sue dinamiche, ma avrò sempre la possibilità di confrontarmi con essa, poiché anch'io – inevitabilmente – provo qualcosa e credo in qualcosa. Affermare che funzioniamo tutti allo stesso modo non deve spaventare e nemmeno trarre in inganno: le differenze costituiscono gli elementi di una più profonda uguaglianza, che deriva originariamente dal fatto che esistiamo e persistiamo nella nostra esistenza con l’obiettivo di essere felici. Ogni atto ed ogni pensiero, persino quelli più contrastanti e sconnessi, compongono un mosaico, un’esistenza che possiede una sua consistenza più o meno armoniosa. Potrà sembrare strano, ma guardando due persone che professano ideali fortemente diversi o vivono delle vite diametralmente opposte, se si scava con pazienza al di là dell’apparente contrasto, si noteranno due esseri che cercano di agire secondo ciò che ritengono giusto e più importante, che hanno dei valori, valori nei quali credono e che tendono a difendere, spesso cercando un confronto.
Proprio tale caratteristica dell’essere umano si rivela centrale nel suo sviluppo sociale ed esistenziale: pur essendo dei soggetti – dotati perciò di una capacità di identificare se stessi come individui – gli uomini giudicano continuamente ciò che hanno attorno, discutono, contraddicono, spiegano, a volte impongono; tutto ciò è indice del fatto che un comportamento o un’idea propri di una persona, sebbene siano soggettivi in quanto attribuiti e associati ad essa, sono passibili di giudizio e valutazioni da parte di chiunque altro, entrando in relazione da subito con tutto ciò con cui tale persona ha a che fare.
La narrabilità della vita umana, dei suoi desideri, delle sue avventure, dei suoi sogni, è il tratto fondamentale in cui ci si rende conto che soggettività e oggettività convergono. Solo io so di preciso come mi sento, come vivo un certa situazione, come sono arrivato a credere in qualcosa, ma raccontandolo mi accorgo che nulla di tutto ciò è mai stato esclusivamente mio e personale, perché da sempre influenzato e contornato da altro e da altri; raccontare, testimoniare, comunicare qualcosa che si ha dentro significa donare ad altre persone qualcosa che non è mai stato realmente privato, e quindi in un certo senso significa anche restituirlo.
Siamo unici perché siamo noi stessi, perché nella nostra vita facciamo un percorso personale e approdiamo alle nostre credenze dopo aver passato esperienze che non saranno mai uguali a quelle di qualcun altro; ma è nel confronto con gli altri che capiamo davvero cosa è valido, cosa è bello, giusto e quindi auspicabile per tutti. I nostri valori sono soggettivi in quanto siamo dei soggetti, ma la loro oggettività deriva dal fatto che noi li mettiamo alla prova di fronte agli altri, e li formiamo solo nel confronto e nella ricerca collettiva. Faremmo bene a non dimenticarcene.
4 gennaio 2018