Proclamiamo tutti a gran voce l’importanza dell’onestà, della coerenza, del cambiamento in meglio; ci lamentiamo, al contempo, di come il mondo vada sempre a rotoli. Ma, in fin dei conti, quel che diciamo lo facciamo mai?
È difficile trovare qualcuno che non dica: “il mondo fa schifo”. Non nel senso – lo si spera – che mai nulla si può fare di buono, ma in quello secondo cui c’è sempre qualcosa di marcio nella società. Politici corrotti, un capitalismo sfrenato, la povertà dilagante, la violenza non controllata, la maleducazione, il menefreghismo, l’egocentrismo, datori di lavoro insopportabili, genitori arroganti e autoritari, figli anarchici, arroganti e altrettanto autoritari, ecc.
Prolungare la lista della spesa oltre non è necessario. Ma allora, se tutto questo fa schifo, bisogna fare qualcosa!
Però… però, da soli si fa poco. Siamo solo una goccia nell’oceano, cosa vogliamo fare? Anche se – come ci ricorda un bellissimo film quale Cloud Atlas – cosa è l’oceano se non una moltitudine di gocce? E allora, uno alla volta, con dei piccoli gesti quotidiani, si può anche cambiarlo questo dannato mondo. Bisogna cominciare con poco, poi impegnarsi man mano sempre più; criticare chi sbaglia e al contempo protendergli una mano per portarlo nella giusta direzione.
Quindi, se non sbaglio, bisogna essere coerenti, giusto? Fare ciò che è bene e giusto e poi, a parole e nel concreto – sennò non vale – smuovere l’altro.
Ed è questo che facciamo sempre. Ricordo giusto alcuni esempi:
Chi ricorda ai figli di non fumare, che il fumo nuoce alla salute e non va bene; poi – solo per rimarcare bene il concetto – fuma un pacchetto al giorno, tranquillamente in casa a pochi metri dal figlio dodicenne, trascurando sia le crisi di catarro periodiche sia il rischio di un possibile cancro – e che ce ne importa: dopotutto c’è solo il piccolo pericolo di lasciarci la pelle e lasciare i propri figli soli come dei cani.
Chi ricorda che è bene non inquinare, perché la natura ci dà il cibo buono e l’ossigeno, tanto buono pure lui. Ma – visto che non inquinare in toto, a quanto pare, non è divertente – non si preoccupa: se dirigente d’azienda, di scaricare i suoi rifiuti nei corsi d’acqua o in discariche abusive; se politico, di favorire la produzione energetica inquinante – se ciò frutta guadagno – a discapito di una politica ecologica – ma sì, il cambiamento climatico è una balla, lo ha detto Trump; se cittadino comune, di buttare il mozzicone di sigaretta a terra, anche se il cestino è lì, a tre metri! (E non pensate che se non ci fosse il cestino sareste giustificati a buttare in giro i vostri rifiuti: fatemi un piacere.)
Chi ci ricorda l’importanza della vita animale: non bisogna maltrattare nessun tipo di vita! Anzi, sarebbe giusto direzionarsi alla alimentazione vegetale, più che fattibile. Salvo poi: accettare l’allevamento biologico e all’aperto (e accertarsi che lo sia veramente? No, quello no): così questi animali hanno una bella vita destinata alla bella e buona macellazione. Oppure prendere le uova al supermercato, risultato di galline imbottite di antibiotici, ormoni e mangime per produrre con frequenze assurde (e che la luce sia sempre accesa nel capannone: che non dormano mai! Che continuino a produrre!); galline che vivono in spazi della dimensione di un foglio A4 se tutto va bene. Infine, chi accetta volentieri una mozzarella fresca se è fuori casa: vorrai mica disturbare chi ti ha invitato; meglio optare per la sofferenza di vacche ripetutamente messe incinta e munte all’inverosimile (ovviamente, i figli in buona parte vengono uccisi fin da piccoli: vuoi mica che rubino il latte che serve a noi), finché non sono sfinite – e allora, macello!
Chi dice che bisogna impegnarsi in progetti seri, in attività culturali e di valore; che mica faremo solo quanto è obbligatorio per lo Stato (scuola e lavoro), avremo pur qualche passione e obiettivo da attuare. Ma poi, quando è ora di impegnarsi: “no, scusate, oggi non riesco proprio”; “eh, mi dispiace ma per la duecentonovantamillesima volta ero oberato di lavoro”, “no, non me ne sono dimenticato, ma c’era il cugino della suocera di un mio amico che necessitava del…” ci siamo capiti.
Chi si lamenta che il mondo è stupido, ignorante e senza cultura. Che è importante trovarsi e discutere fra persone intelligenti per diventare intelligenti. Poi, però, quando bisogna impegnare il sabato sera, “niente ragazzi: oggi purtroppo ho il ritrovo al bar con i miei amici alcolizzati, drogati e rintronati e spero voi capiate il valore metafisico di questo evento che avverrà nel procedere del mio cammino”. Così, serata dopo serata, vedete come si è sviluppata la ragione.
Chi si lamenta che nessuno vuole discutere, che tutti sono arroganti, che bisogna essere di vedute aperte. Ma guai a contraddirlo! Altrimenti come effetti collaterali si hanno: rabbia, isteria prolungata, incapacità all’ascolto, negazione a priori di ogni critica alla propria idea, sviluppo di argomentazioni tanto arzigogolate quanto incomprensibili (detto anche “schizofrenia argomentativa”), violenza verbale e/o fisica, mal di testa, confusione, stress, ansia (queste ultime quattro riferite a chi deve subire).
Chi si lamenta della corruzione dilagante, specie nei politici, e dell’interesse continuo ai soldi. C’è altro nella vita di più importante! Però, se si tratta di comprare dove costa meno – anche a scapito di uomini, donne, bambini o interi paesi sfruttati – nessun problema. E se si tratta di evadere qualche soldo perché “diamine, basta tasse, Stato ladro”? Beh, può andare; non serve essere sul lastrico e in miseria per farlo (sarebbe troppo giustificabile e fin comprensibile), basta essere stufi delle tasse e voler gonfiare un po' il conto in banca. I cattivi sono solo gli evasori con valanghe di soldi, perché fanno lo stesso ragionamento, ma hanno più soldi. E studiare, discutere assieme e aggiornarsi sulla politica? Migliorare il livello culturale dello Stato, così da votare con maggior coscienza chi propone politiche fiscali più congrue? Eh, troppo difficile questo…
Ecc.
Ah, scusate. Mi sa che gli esempi li ho presi da una lista sbagliata. Quella che avevo nominato “contraddizioni per tutto l’anno”.
1 ottobre 2018
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