Occorre rivalutare il concetto di sensibilità nella società contemporanea: sensibilità non è sinonimo di debolezza.
L’essere umano è portatore di sensibilità. Distinguersi dalla massa equivale a contemplare la bellezza della vita, essere diversi; farsi amare per ciò che si è. Mediante la sensibilità è possibile compiere questo grande passo – distinguersi – per non cadere nella banalità e perseguire una vita autentica, originale. Vi sono persone che nutrono una certa sensibilità per i grandi interrogativi del mondo, avendo a cuore l’abbattimento dei pregiudizi comuni. Altri, invece, possiedono una grande sensibilità nel riuscire a far trapelare i propri sentimenti mediante l’arte; lo scopo è quello di generare bellezza e suscitare a coloro che osservano delle intense emozioni – raccontando una storia – e trasportare l’osservatore in un mondo differente. Nella società contemporanea il valore della sensibilità spesso viene però dimenticato. Accade ciò perché gli uomini la etichettano come segno di debolezza. Di grande importanza è qualsiasi contributo che miri a rafforzare il concetto “sensibilizzando" sull’argomento. La sensibilità rappresenta la manifestazione del nostro io più interiore, la profondità dell' anima.
« Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità è il genio di ciascuno di noi. »
(C. Baudelaire)
Si sente spesso affermare che la sensibilità rappresenta un dono: in realtà il vero dono è il coraggio di esprimere quest’ultima; tutti gli uomini possiedono sensibilità, ma per paura di essere etichettati come “deboli” la tengono a freno. Il vero problema consiste dunque nel rafforzarla, dando ascolto alle palpitazioni del nostro cuore; sentiamo spesso – fortunatamente! – che la nostra anima non riesce a frenare la sensibilità che ciascuno di noi possiede, spingendoci a dare il meglio di noi. È la sensibilità che riesce a indirizzare l’uomo verso gli obiettivi di una vita bella: la sensibilità è la forza imprescindibile per accostarsi alla conoscenza. Grazie ad essa riusciamo a comprendere gli eventi al meglio: ci consente di metterci nei panni altrui, ci si proietta nel passato, presente e futuro. Cosa significa in fondo vivere, se non ascoltarsi e, dunque, dar espressione all’anima, manifestando il nostro essere in modo autentico?
« Ciò che rende l’esistenza preziosa sono solo i nostri sentimenti e la nostra sensibilità. »
(Hermann Hesse)
La sensibilità accosta l’uomo alla conoscenza, in virtù della quale colleghiamo tutto ciò che viviamo e gli eventi che si succedono rimangono saldi nella nostra memoria. Prendiamo un esempio, il caso degli insegnanti che riescono a far amare la propria materia. Se dovessimo domandarci qual è il loro grande talento la risposta è senza dubbio: sono sensibili per ciò che insegnano. Essi riescono a creare un mondo fatto di emozioni – con i propri alunni – e riescono a collegare il passato con il presente ed il futuro, proiettando l’alunno in un mondo di sensazioni, di emozioni. Solo un tale professore riesce a non far studiare l’alunno in modo mnemonico, ma comprendendo appieno l’argomento; riesce a suscitare in lui un certo interesse e soprattutto a farlo ragionare in modo critico. Non si avrà allora un individuo-pappagallo bensì una mente brillante.
La sensibilità si può sviluppare: non nasciamo già sensibili in tutto e per tutto; riusciamo ad esserlo una volta che abbracciamo la conoscenza, o, meglio, quando quest’ultima abbraccia noi. L’essere umano nasce propenso alla conoscenza, ma soltanto grazie alla sensibilità, collegando le nostre esperienze personali, riusciamo a rafforzarla. Sappiamo bene che l’esistenza umana è fondata sull’incertezza: siamo gettati in un mondo a noi sconosciuto. Il mondo presenta una serie di individui diversi fra loro, che, però, l’uomo può cominciare a discriminare in senso negativo; un esempio è dato dall’handicap. Esso è associato a un qualcosa che fa pena, mentre invece a far pena è l'insensibilità all'ascolto, alla comprensione per ciò che non ci è familiare, la mancanza di conoscenza della complessità sempre da scoprire. Conobbi una ragazza cieca, cui era stata attribuita un’insufficienza mentale, a causa della quale non avrebbe dovuto imparare. Ecco, non solo ha poi dimostrato di riuscire a dialogare in modo strettamente filosofico, e a ricordare una serie di autori e di testi di cui dopo poco i “normali” non sapevano più nulla; ma proprio da lei ho poi imparato l'importanza della sensibilità. Proprio attraverso la sua sensibilità riusciva ad abbattere gli ostacoli, anche mentali: sembrava nata per conoscere; nessuno glielo ha potuto impedire. Il nostro scopo è proprio questo, anche quando vogliamo essere “razionali”: giungere a sviluppare di più la nostra sensibilità, essere “sensibili” in qualcosa, per riuscire a compiere le battaglie quotidiane. In grazia di essa debelliamo i pregiudizi, e traiamo la forza per riuscire nei nostri intenti; quelli che ci fanno sentire vivi, diversi, migliori.
« Un cuore comprensivo è tutto, è un insegnante, e non può essere mai abbastanza stimato. Si guarda indietro apprezzando gli insegnanti brillanti, ma la gratitudine va a coloro che hanno toccato la nostra sensibilità umana. Il programma di studi è materia prima così tanto necessaria, ma il calore è l'elemento vitale per la pianta che cresce e per l'anima del bambino. » (C.G. Jung, Lo sviluppo della personalità, 1954)
28 settembre 2018