La poca popolarità della filosofia

 

Ognuno di noi ha una filosofia, un pensiero, dei valori che guidano il proprio vivere. Negare l’importanza che questi ragionamenti hanno, non elimina l’influenza che la filosofia ha avuto nella storia dell’uomo.

 

Thomas Cole, "La consumazione dell'Impero" (1836)
Thomas Cole, "La consumazione dell'Impero" (1836)

 

La filosofia non gode certo, in questo periodo storico, di grande popolarità: a questa disciplina si preferiscono le cosiddette “scienze dure, ritenute esatte.

 

Eppure la filosofia è una di quelle discipline che hanno alle loro spalle una lunga tradizione, per non parlare dell’influenza che essa ha avuto nello sviluppo del mondo occidentale.

 

Basta prendere come esempio i filosofi dell’antica Grecia: essi hanno influenzato enormemente sia la propria epoca storica che tutta l’età romana, fino ad arrivare al Rinascimento con la riscoperta dei valori della classicità. Un altro esempio che si può fare sull’influenza della filosofia ci viene offerto dall’insieme dei filosofi cosiddetti nichilisti: coloro che esprimono ed hanno espresso la disgregazione di tutti i valori della società occidentale; nichilismo che da lì a pochi decenni sarebbe diventato il pensiero caratterizzante del postmoderno.

 

« Descrivo ciò che verrà: l’avvento del nichilismo […]. L’uomo moderno crede sperimentalmente ora a questo, ora a quel valore, per poi lasciarlo cadere; il circolo dei valori superati e lasciati cadere è sempre più vasto; si avverte sempre più il vuoto e la povertà di valori […]. Alla fine l’uomo osa una critica dei valori in generale; ne riconosce l’origine; conosce abbastanza per non credere più in nessun valore […] Quella che racconto è la storia dei prossimi due secoli. » (Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi)

 

« Questo è lo spettacolo dell’epoca: ogni apparenza è dubbia, su ciascuno domina un numero illimitato di opinioni contrapposte, e soltanto la massa e la violenza hanno ancora qualche importanza, » (Max Scheler, Il genio della guerra)

 

Ecco una dimostrazione di come la filosofia continui, anche se ciò non viene riconosciuto, a svelare le strutture della realtà in cui viviamo.

 

Ognuno di noi ha una filosofia, un pensiero, dei valori che guidano il proprio vivere. Negare l’importanza che questi ragionamenti hanno non elimina l’influenza che la filosofia ha avuto nella storia dell’uomo.

 

Negare l’importanza della filosofia è come negare l’importanza del pensare, è come negare l’importanza dello stesso vivere.

 

Thomas Cole, "Distruzione" (1836)
Thomas Cole, "Distruzione" (1836)

 

« Che la filosofia possa sembrare ad alcuni come una disciplina puramente intellettuale, come un insieme di conoscenze, come un gruppo di ricerche, è una singolare aberrazione.

La filosofia è una vita. La filosofia è una maniera di vivere compenetrata intimamente da intelligenza e da ragione, pienamente lucida e ordinata verso gli oggetti dello spirito. » (Nicolás Gómez Dávila, Notas)

 

Un altro esempio dell’influenza che il pensiero filosofico ha avuto può esserci dato dall’insieme dei filosofi, molto spesso anche teologi, che il medioevo ci ha lasciato. Il medioevo è spesso considerato un periodo di decadenza, un grande contenitore in cui mettere concetti poco chiari e pregiudizi che ci sono stati lasciati in dote dagli illuministi. Eppure nozioni come persona o libero arbitrio, su cui si basano le nazioni cosiddette democratiche, sono andate formandosi nel corso del medioevo.

 

È questo quello che succede molto spesso: si danno per scontati i pensieri che sono insiti nella nostra società e nella nostra vita quotidiana e, mentre si agisce seguendo queste idee, allo stesso tempo si disconosce a parole l’importanza di quest’ultime.

 

Sebbene la filosofia sia una parte imprescindibile di qualsiasi attività umana, si continua a relegarla ad un sapere inutile, che non ha nessuna influenza sulla realtà e anzi distrae l’uomo dalla materialità e quindi verità della vita terrena.

 

La contraddizione non sussisterebbe se la predominanza delle scienze dure e l’esclusione delle discipline letterarie dal sapere fosse giustificata, ma questo non accade: ad una riflessione sulle motivazioni del proprio agire, si preferisce seguire quello che viene ritenuto normale fare, senza interrogarsi sulla ragioni delle proprie convinzioni

 

Ma cos’è la filosofia se non è più espressione di valori per la società?

 

Nel postmoderno la filosofia è mera erudizione, è essenzialmente la ripetizione a memoria dei pensieri della tradizione filosofica. Si potrebbe dire che la filosofia viene insegnata all’università e nei licei solamente per mantenere una tradizione che se fosse eliminata potrebbe creare malumori. È qualcosa che si sopporta perché fa parte della tradizione, come possono esserlo, per fare un esempio, i riti religiosi con cui siamo cresciuti.

 

 « I popoli che vogliono riuscire una buona volta a sottomettere la natura, hanno bisogno soltanto dell’ingegnere che dia indirizzi nuovi e redditizi alle imprese industriali, e che superi, nella realizzazione di nuovi mezzi di comunicazione, difficoltà di fronte a cui aveva finora indietreggiato; questo è l’uomo in cui i popoli confidano per la loro lotta pratica contro il tempo e lo spazio; i popoli non hanno tempo né voglia di stare a sentire la disputa dei filosofi sul tempo e lo spazio, o di interessarsi dell’abilità con cui questi ultimi sanno realizzare il passaggio dall’ideale alla natura. […] E solo nelle università tollerano i maestri della vecchia metafisica, nello stesso modo con cui si tollera accanto ad un nuovo edificio un vecchio rudere, almeno finché la pressione della necessità non ne esigerà la demolizione. » (Bruno Bauer, La Russia e il germanesimo)

 

La contraddizione postmoderna non sta nel ritenere la filosofia una disciplina inferiore, ma consiste nel non giustificare il proprio giudizio. Quanti scienziati abbiamo sentito pontificare l’eccellenza delle scienze esatte, deridendo al contrario l’inutilità nella vita pratica delle scienze umane? La verità è che nessuno espone mai il motivo della propria sicurezza, perché la propria affermazione è niente di più che un dogma senza fondamenti.

 

Constatata la poca popolarità di cui gode la filosofia, la domanda da farsi ora è: qual è la causa di questa impopolarità? O meglio: è la filosofia stessa la causa della sua poca importanza?

 

Se la filosofia relativista del nostro tempo giudica la filosofia in generale come qualcosa di inutile, sembra sia il pensiero postmoderno a condannare la filosofia in generale. Ma poiché il pensiero di un determinato periodo è l’espressione del processo che il pensiero ha compiuto fino ad ora, allora possiamo dire che la causa dell’impopolarità della filosofia nel nostro tempo è da rinvenirsi nella filosofia in generale.

 

Thomas Cole, "Desolazione" (1836)
Thomas Cole, "Desolazione" (1836)

 

Se la filosofia è impopolare lo è perché non è riuscita a trovare le ragioni della propria esistenza in questo tempo. Questo si riflette però anche sulla poca sicurezza riguardo alla questioni morali delle scienze che sono ad oggi popolari. La superiorità della scienza è costruita sulle fondamenta poco stabili del relativismo

 

Se la crisi dei valori ha colpito tutta la società, la scienza non ne è esente, e dunque non riuscirà mai a giustificarsi sul piano morale finché si muove su un orizzonte relativista.

 

Quando a maggior ragione la scienza rivendica la propria indipendenza dalla morale, essa svela la propria dipendenza dal pensiero postmoderno.

 

L’impossibilità di creare una morale che sia al di sopra della particolarità individuale e la volontà di parcellizzare ogni ambito della vita umana: questi sono i sintomi di come le scienze dure si muovano solo all’interno del pensiero relativista.

 

22 aprile 2019

 








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