L'aspetto non conterebbe, si dice; ma a volte, nelle contingenze della vita, è tutto quello che abbiamo. E senza di esso, anche il resto viene meno.
di Tommaso Bertollo
La ricercatezza dell’outfit, del look e tutto ciò che contribuisce a formare l’immagine di una persona agli occhi della società sono soggetti ad un fenomeno piuttosto interessante: spesso si vuole far credere che l’apparire non interessi, che ogni giudizio degli altri non ci tocchi e, perciò, lo si liquida con citazioni pescate dal primo link di aforismi su Google.
Ebbene, tutti, comunque, oltre il velo di ipocrisia sotto cui ci nascondiamo, curiamo il modo in cui ci presentiamo agli altri. Sebbene questa pratica derivi per molti dall’abitudine, dalla cultura o dall’educazione, essa nasconde in realtà un valore più elevato della mera consuetudine che ha reso possibile la sua sopravvivenza nel tempo.
L’uomo non può che agire, più o meno consapevolmente, sulla base di una serie di valori in cui crede e che si possono rintracciare nelle singole azioni quotidiane. Questi valori sono la somma di tutte le conoscenze acquisite nel corso della nostra vita e costituiscono i princìpi che ci sembrano meno contraddittori, più giusti ecc. Così, conseguentemente, più o meno consapevolmente, riteniamo dovrebbero essere dominio dell’intera umanità: difatti, in base ad essi, valutiamo gli altri.
Alla luce di ciò si può affermare che sia doveroso riuscire a esprimere accuratamente i valori in cui si crede anche con l’outfit e l’immagine personale; ossia, parallelamente ad una ricerca dei valori migliori, è importante affiancare l’impegno per fare in modo che questi valori si diffondano incarnandoli nella stessa immagine che si trasmette alla società. Tralasciare questo secondo aspetto comporta un’errata interpretazione delle reali proprie reali intenzioni e si ottiene un effetto contrario a quello desiderato: è auspicabile impegnarsi a comunicare agli altri con efficacia l’effettiva importanza di un valore così come noi lo consideriamo rilevante.
Calando questo aspetto nelle professioni lavorative odierne si può facilmente intuire che un avvocato o un politico poco curante della sua immagine riscontrerebbe poco successo nella promozione della sua attività. Al contempo non sempre un eccesso di formalità costituisce un aspetto positivo: l’obiettivo da ricercare è sempre quello di esprimere il valore adatto alla circostanza; segue che in occasioni informali come la visita ad un amico di lunga data sia più coerente optare per abiti informali.
Le consuetudini non devono quindi essere legate ad una tradizione di cui non si conosce l’origine e il valore, bensì devono essere utilizzate come mezzo per comunicare un ideale. La stretta di mano sottolinea la volontà di conoscere una persona e di iniziare una relazione in modo positivo, così come l’alzarsi dalla sedia quando qualcuno entra nella sala da pranzo evidenzia la volontà di non ignorare la presenza del convitato appena arrivato.
«Tutti ti valutano per quello che appari. Pochi comprendono quel che tu sei». In queste parole Niccolò Machiavelli dimentica che nessuno desidera sbagliarsi nel giudicare il prossimo e ciò avviene unicamente perché non c’è altro modo di valutare persone e cose se non in base a ciò che appare, sulla scorta di ciò che riusciamo a scorgere. È vero che molte persone si soffermano ad un giudizio sommario e sbrigativo ma questo, proprio in quanto sommario, sarà tempestivamente smentito dall’evidenza dei fatti il più delle volte; ciò appurato, è altresì importante ricordare che l’opinione altrui costituisce una risorsa preziosa per misurare l’efficacia delle nostre azioni e, nel caso si sia oggetto di un giudizio affrettato, è auspicabile un confronto che ne sveli l'avventatezza e l'errore. Ci si può esimere da questo processo solo nel caso in cui il tempo impiegato nel confronto compromettesse la nostra capacità di fare del bene maggiore altrove. D’altronde, la grandezza non può essere percepita se non da qualcuno che a sua volta la possieda. Del resto, avere una buona reputazione e una buona immagine complessiva agli occhi degli altri costituisce il primo passo per intavolare un confronto proficuo.
L’individuo carismatico è colui che riesce in questo compito più efficacemente degli altri e questa qualità può essere ugualmente presente in due individui con idee contrastanti e opposte purché entrambi riescano a comunicare in maniera limpida l’importanza dei princìpi in cui credono.
Se all’apparenza il carisma può risultare una dote positiva, può comportare dei rischi che devono essere considerati: non sempre l’individuo carismatico è detentore di idee giuste e non contraddittorie. In questo scenario si presenta il rischio che grandi masse popolari evitino un’analisi approfondita delle idee avanzate perché abbagliati dall’eloquenza di chi parla e, quindi, di conseguenza, siano portati a sostenere tesi che se venissero approfondite risulterebbero errori.
Inoltre anche nel caso in cui l’individuo carismatico sia portavoce di idee corrette si presenta comunque il rischio che la trasmissione di queste idee risulti inefficace proprio a causa del carisma stesso: il destinatario del messaggio potrebbe essere persuaso non tanto dall’idea comunicata quanto dal modo in cui questa viene divulgata; segue che l’idea non acquisirebbe valore agli occhi altrui perché non contraddittoria, ma risulterebbe condivisa solo secondo la logica dell’ipse dixit.
L’istruzione deve quindi in primis essere mirata all’educazione della ricerca di valori sempre più alti e meno contraddittori ma deve anche insegnare il modo appropriato di trasmettere questi con le opere e i gesti quotidiani. Aristotele riesce a riassumere efficacemente l’importanza di modificare il nostro agire al fine di essere compresi al meglio: «Pensate da uomini saggi, ma parlate come la gente comune».
6 luglio 2019