La festa del Primo maggio ha un valore differente da quello che comunemente le si attribuisce. Il nostro dovere è di riappropriarcene e farne un'occasione di ripensamento dell'intera struttura della società.
I fascisti non la celebrano; i borghesi la depotenziano, riducendola a una qualunque ricorrenza. La giornata del primo maggio, divenuta “festa” internazionale, nasce con la lotta dei poveri contro lo stato attuale. Segnatamente, per le otto ore lavorative. Dicevano loro che non si sarebbe potuto fare, che la produzione sarebbe morta, che sarebbe stato un suicidio economico. Padroni uniti nel timore di una perdita di profitto, assoldavano la polizia per fare fuoco sui manifestanti, sugli occupanti, sulle folle disperate che chiedevano – in questo caso – nulla più che di essere riconosciuti come esseri umani e non come produttori di ricchezza. Già, perché le 8 ore, conquistate con le botte e con la vita, significavano la possibilità di avere un briciolo di tempo, ogni giorno, per poter pensare ai propri affetti, ai propri scopi, alla propria vita. Un diritto umano inalienabile. Quando le otto ore vennero concesse – ché di concessione trattasi – l’umanità riconquistò una parte di sé e spinse un poco più avanti la lancetta della Storia. Come Spartaco, che con coraggio e senso di giustizia sputò in faccia ai propri aguzzini e si rivoltò loro contro, i sindacati e i partiti di classe diedero l’esempio, le ragioni e la forza a coloro che, sfruttati, non avevano coscienza di ciò che davvero vivevano né delle proprie possibilità.
Questa giornata non può essere interpretata come una ricorrenza qualunque, né come una battaglia conclusa, del passato. Solo gli aguzzini odierni la spiegano così, svalorizzandola. Gli stessi che con i discorsi di una mattina celebrano il lavoro, e con i gesti di tutta una carriera calpestano ogni lavoratore.
La lotta non è terminata, perché ancora viviamo al servizio di pochi; viviamo in funzione della loro ricchezza e non abbiamo – nuovamente – consapevolezza di ciò che accade oggi né di quanto potrebbe accadere una volta intravisto un nuovo mondo. Potremmo, per esempio, grazie alle tecniche che possediamo e che possederemo, lavorare meno ore e svolgere mansioni diverse. Ma per fare questo non basta il desiderio, serve una lotta organizzata ideologicamente, politicamente, economicamente. Serve un grande Partito.
Riprendiamoci la nostra festa dei lavoratori, ricordiamo le fatiche di chi per essa si sacrificò e, soprattutto, facciamo sì che questo non sia l’unico “primo maggio” da commemorare.
In questo scontro epocale, che vede contrapporsi una sparuta minoranza di ricchi proprietari a una schiacciante maggioranza di dipendenti salariati, il socialismo rimane l'unica prospettiva che si schiera al fianco dei disperati, della giustizia. I nostri giorni vedono un ritorno a delle condizioni lavorative che oramai credevamo superate, con dei salari bassi, la precarietà, la povertà in forte aumento. Un ritorno persino a delle ideologie scioviniste, nate in seno alla disuguaglianza sociale e ai contesti sociali difficili. Ma non si tratta di un caso: questi fenomeni si accompagnano alla crescita del capitalismo, e non verranno mai definitivamente scalzati sino all'abbandono della loro matrice.
Il Primo maggio nel mondo:
1 maggio 2019
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