La filosofia non può essere per pochi, ma estesa ad ogni studente che si affaccia alla finestra sul mondo cercando senso e spazio: conoscenza è virtù. Il contributo ad una società democratica deve crescere in tutti e attraverso il contributo di tutti.
di Stefano Melli
Insegno filosofia nei Licei da diversi anni e ho vissuto le ultime riforme della scuola italiana pensando a quanto esse potessero indicare un orizzonte per i nostri studenti, un punto fermo nel quale orientare le proprie scelte rispetto ad un futuro sempre più incerto. Ora sono tra i firmatari del Manifesto per la filosofia per proporre una disciplina che da sempre persegue un fine che gli stessi miei studenti mi hanno fatto comprendere e da cui ne ho tratto un insegnamento pedagogico e didattico: il sapere non è una scatola chiusa che noi docenti possiamo aprire o chiudere a nostro piacimento; il sapere non si avvale di pochi che insegnano e di tanti che apprendono.
Il sapere è condivisione, scambio, critica; cresce se ci si confronta, ed è avvincente avventurarsi in esso solo potendo esprimere il proprio punto di vista, la propria visione del mondo, il proprio sentirsi amante ed amato. In questo la filosofia è maestra, capace di costruire quel dialogo necessario all’uomo contemporaneo e quella conoscenza che purtroppo oggi riconosciamo essere tristemente diventata “prassi” e “tecnica” che ci allontana dalle giovani generazioni perché toglie loro quell’orizzonte di senso che è servito a noi per amare ciò che insegniamo e ciò che ci sta intorno.
Negli ultimi anni noi docenti di filosofia non siamo mai stati chiamati come commissari esterni all’esame di maturità, forse perché poco specializzati nelle famose tre I (Inglese-Impresa-Internet), forse perché poco capaci di adattarci a soluzioni preconcette o forse perché testimoni semplicemente del fatto che, parafrasando Nietzsche, i filosofi hanno sempre aspirato alla quiete dell’anima. Ma oggi i filosofi devono tendere ad una illimitata inquietudine perché lo chiede la società, la politica, la vita quotidiana, il singolo studente che all’uscita della scuola, riflette su quelle parole sentite dal suo professore: «Il filosofo è l’uomo che si risveglia e che parla, e l’uomo ha in sé, silenziosamente i paradossi della filosofia, perché per essere davvero uomo bisogna essere un po’ di più e un po’ di meno che uomo».
La filosofia quindi non può essere per pochi, ma per ogni studente che si affaccia alla finestra sul mondo cercando senso e spazio: conoscenza è virtù. Non importa se di un istituto tecnico o professionale, tutti hanno il diritto e il dovere di imparare ad argomentare (come prevedono le tipologie e gli obiettivi della prima prova scritta dell’esame comune ai diversi indirizzi) non solo come competenza tecnico-stilistica bensì come capacità di usare quegli strumenti logico espressivi necessari ad ogni individuo e caratteristici della filosofia. Vorrei chiudere con un’esortazione a firmare il Manifesto citando R. Descartes: «Il più gran bene che possa avere uno Stato è avere dei veri filosofi», e non solo in qualità di professionisti, ma in qualità di cittadini.
17 maggio 2019