La tecnologia che non ci fa pensare

 

L’errore non è stato quello di fidarsi della tecnologia, visto che è utile, ma di inebriarsi della sicurezza che dalla tecnica non uscirà mai niente di malvagio.

 

di Giacomo Lovison

 

 Pieter Bruegel il Vecchio, "Trionfo della morte" (1562)
Pieter Bruegel il Vecchio, "Trionfo della morte" (1562)

 

La tecnologia circonda le nostre vite ed è per questo che sembra una bestemmia mettere in discussione il suo ruolo: la critica della tecnica è così difficile da fare proprio perché ne dipendiamo così tanto. Criticare la tecnologia vuol dire mettere in discussione noi stessi. Come i dati mostreranno, la parte della nostra vita che è influenzata dalla tecnica è estremamente grande.

 

Più della metà delle persone controlla il proprio smartphone appena sveglio e lo fa più di 200 volte al giorno, toccandolo almeno 1000 volte. E questi dati non sono nemmeno i più alti registrati dai vari sondaggi effettuati. Un altro studio evidenzia come il tempo passato davanti al nostro dispositivo mobile sia qualcosa come un quarto della nostra vita quotidiana, con un dato che evidenzia come la metà delle persone prese in considerazione usi il cellulare per più di cinque ore al giorno, mentre il 25% degli utenti del sondaggio lo usi per più di sette ore.

 

Se allo smartphone deve essere riservata la palma di vincitore, essendo il dispositivo che più occupa la nostra quotidianità, non c’è dubbio che la tecnologia abbia molti altri mezzi con cui influenza la nostra vita: computer, televisioni, tablet, console per videogiochi, satelliti, etc.

 

Assodata l’enorme influenza che la tecnologia ha sulla nostra vita quotidiana, resta da vedere se questa sia effettivamente dannosa o meno a chi la utilizza.

 

Se, fino a qualche tempo fa, si aveva una fiducia incondizionata nel progresso, a cui l’uso della tecnologia avrebbe portato, negli ultimi decenni si è cominciato a dubitare di questa corrispondenza tra miglioramento della vita e impiego della tecnologia. 

 

Basti pensare alla demonizzazione nei confronti dei social network da parte della maggior parte delle testate giornalistiche, che accusano il web di diffondere fake news e di influenzare il pensiero delle persone. La critica sarebbe anche costruttiva, se non fosse fatta da chi diffonde notizie con titoli fuorvianti, con lo scopo di ottenere quante più interazioni possibili.

 

Se a parole si biasima l’eccessiva presenza della tecnologia nelle varie sfere della vita, con i fatti si ricade nel sistema che si giudicava dannoso.

 

Si può notare l’inconsistenza della critica alla tecnica osservando come i giovani siano la parte che più è dipendente da quest’ultima. Se effettivamente fossimo arrivati a capire la necessità di ridurre l’uso della tecnologia, l’educazione dei giovani avrebbe rispecchiato questa critica, ma così non è.

 

Hieronymus Bosch, "Trittico del Giardino delle Delizie", dettaglio (1480-90)
Hieronymus Bosch, "Trittico del Giardino delle Delizie", dettaglio (1480-90)

 

Tentare di cambiare qualcosa di così radicato nella nostra vita, come la tecnologia, non può essere fatto attraverso una critica blanda. Non bisogna criticare debolmente solamente perché la critica investirà anche se stessi, ma è necessario, al contrario, mettere fortemente in discussione ciò che ci caratterizza maggiormente. Più si è convinti di qualcosa e più si deve dubitare di quella cosa: solo così si sfuggirà alla possibilità di vivere per anni seguendo dogmi che si riveleranno in seguito sbagliati.

 

« Non ci si può mai fidare, senza prove, di alcun modo di pensare o di fare, per quanto antico. Ciò che oggi tutti riecheggiano, o silenziosamente ignorano in quanto quotidiano, domani può rivelarsi una falsità, un mero fumo dell’opinione, che qualcuno aveva preso per una nuvola capace di spruzzare pioggia portatrice di fertilità sui campi. Ciò che i vecchi dicono che non potete fare, provatelo ‒ e scoprirete di poterlo fare. Vecchie azioni per i vecchi, e nuove azioni per gente nuova. » (Henry David Thoreau, Walden)

 

Oltre alla tecnologia che si sfrutta per uso privato, il discorso dell’eccessiva dominazione della tecnica può essere ampliato su un piano più generale.

 

Se il progresso a cui ha portato l’avanzamento tecnologico è indiscutibile – basti pensare al miglioramento delle condizioni di vita rispetto ad un secolo fa, che si rispecchia nell’aumento del tasso di vita media – abbiamo dall’altra parte della medaglia i disastri che la cieca fede nella tecnica ha prodotto. 

 

Il riscaldamento globale è per esempio un effetto del presupporre un risultato vantaggioso derivante da ogni tipo di utilizzo della tecnologia. Sebbene la tecnologia abbia la possibilità di offrire una vita materiale migliore, il suo cattivo utilizzo ha portato l’umanità a danneggiare irreparabilmente l’ambiente in cui vive.

Visto i risultati a cui la fiducia incondizionata nella tecnologia porta, l’unica soluzione possibile è quella di ripensare il concetto stesso di tecnologia.

 

La fede nella scienza e nella tecnica deriva in parte dalla necessità di avere dei punti di riferimento di fronte al disgregarsi di tutti i valori. In parte questa fede è dovuta, come abbiamo già detto sopra, dal miglioramento che la tecnica ha effettivamente portato. L’errore non è stato dunque quello di fidarsi della tecnologia, visto che è utile, ma di inebriarsi della sicurezza che dalla tecnica non uscirà mai niente di malvagio.

 

« Mentre la civiltà ci ha migliorato le case, non ha ugualmente migliorato gli uomini destinati ad abitarle. Ha creato palazzi, ma non è stato così facile creare nobili e re. » (Ivi)

 

Non basta munire tutti gli abitanti delle più grandi tecnologie possibili se nessuno sa, compreso gli inventori, come usarle in modo efficace. Invece di progredire con questi mezzi potentissimi, si regredirà più velocemente di quanto si avrebbe fatto senza.

 

« Le nostre invenzioni sono normalmente dei bei giocattoli, che distraggono la nostra attenzione dalle cose serie. Non sono che mezzi avanzati per un fine arretrato, un fine che sin dall’inizio era troppo facile da raggiungere. […] Abbiamo una gran fretta di costruire un telegrafo magnetico da Maine al Texas; ma può darsi che il Maine e il Texas non abbiano nulla di importante da comunicarsi. » (Ivi)

 

È la situazione descritta sopra, anche se più grave, quella in cui ci troviamo: ognuno possiede il potere della conoscenza nelle proprie mani e spreca il proprio tempo rimanendo ore sui social network.

L’errore più grande è stato quello di dimenticarsi che anche la tecnologia è passibile di giudizio morale, poiché è qualcosa di creato ed usato da esseri umani

 

« Tutta la nostra vita è sorprendentemente morale. Non c’è mai un istante di tregua tra virtù e vizio. » (Ivi)

 

Finché non capiremo che la moralità è la parte più importante dell’uomo, continueremo ad inventare nuove tecnologie senza  fare un uso degno delle potenzialità che queste hanno.

 

La soluzione sembra dunque quella di eliminare la dicotomia presente tra moralità e tecnica, ripensando ai valori che qualificano un atto come etico e applicarli alla tecnologia. Per essere morale la tecnologia dovrà aiutare gli uomini a progredire intellettualmente prima che materialmente, solo così non ci sarà più uno squilibrio tra potenzialità ed effettive azioni.

 

Pieter Bruegel il Vecchio, "Greta la pazza" (1562)
Pieter Bruegel il Vecchio, "Greta la pazza" (1562)

 

L’unica soluzione è perciò quella di ripartire dalla decostruzione del sistema di disvalori che sorregge la società, aiutandosi con la tecnologia che abbiamo a disposizione. Potenzialmente ogni ragazzo potrebbe leggere Platone sul proprio smartphone, il problema è che preferisce passare 5 ore su instagram. Per invertire questa tendenza non si può far altro che sfruttare la tecnologia, poiché è il mezzo più potente a nostra disposizione per mostrare qual è il miglior modo di sfruttare le possibilità a cui la tecnica ci dà accesso.

 

27 maggio 2019

 








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