Le fake news ed il loro antecedente: la chiacchiera heideggeriana

 

Quello delle fake news è un fenomeno esistente, in forme diverse, da sempre. Eppure dal 2016 si è iniziato a parlare, dopo l’elezione del presidente americano Trump, di fake news moderne. Circoscriverle alla modernità, però, appare riduttivo visto e considerato che molti autori del passato ne avevano già parlato. Ad esempio? Martin Heidegger, per quanto nei suoi testi non troverete mai scritto “fake news”, ma qualcosa di simile sì.

 

 

È possibile dividere la storia umana in prima e dopo Trump? Qualcuno lo sta facendo, affibbiando al 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America magna pars dei problemi del decadentismo ideologico che si sta vivendo in questo momento storico. Forse però sarebbe bene andarci piano: pensiamo ad esempio al fatto che il continuum temporale è stato scandito in avanti e dopo Cristo. Cristo, per l’appunto. Scandirlo in avanti e dopo Trump è come scadere in una volontaria blasfemia. Una cosa però va detta, con grande chiarezza e senza il rischio di incappare in qualche bestemmia: da Trump in poi, è stato scoperchiato il vaso di Pandora relativo all’argomento delle fake news. Le quali, attenzione, esistono da sempre. Francesco Pria in un saggio chiamato “Giornalismi” rinviene addirittura nel cavallo di Troia la prima fake news della storia: trattasi infatti di un espediente (il cavallo è un dono della Dea Minerva) usato per distorcere l’opinione pubblica (quella dei troiani) per finalità politiche (vincere la guerra). Eppure, da Trump in poi, le fake news hanno impattato in maniera prepotente nella nostra società, diventando, spesso e volentieri, un argomento all’ordine del giorno anche delle più alte cariche politiche. In Italia, ad esempio, se ne è parlato nell’ambito del disegno di legge presentato al Senato il 7 febbraio 2017: “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”. L’11 gennaio 2017, Trump, nella sua conferenza stampa d’insediamento alla Casa Bianca, ha proferito “You are a fake news” ad indirizzo del giornalista Jim Acosta della CNN. Fake news, una parola che da lì in poi riecheggerà persistentemente nel mondo. Ma anche, e soprattutto, dalle parti di Washington: il caso Russiagate, attraverso il quale si è imputato a Trump di aver manipolato l’opinione pubblica nell’ambito della propaganda elettorale, ne è l’emblema lapalissiano. 

 

 

Ma cosa sono queste fake news? In italiano sono state tradotte anche con il termine “bufale”, perché di questo si tratta: falsità, invenzioni, talvolta interamente inventate e talvolta modificate. Dopo un approfondito studio (per maggiori dettagli si rimanda agli studi condotti da Claire Wardle) si può dire con relativa tranquillità che le fake news nascono per due motivi: per creare guadagno (economico) e per distorcere l’opinione pubblica. Talvolta, le cose possono anche coincidere. La creazione di guadagno è di facile intuizione: è riscontrabile quotidianamente sui social network e risponde, ad esempio, alla pratica del clickbaiting. Il discorso relativo alla distorsione dell’opinione pubblica è decisamente più complicato ed ha una peculiarità prevalentemente politica. Ma c’è di più: nell’ambito del fenomeno delle fake news occorre distinguere due elementi: la disinformation e la misinformation. La prima rimanda alla fabbrica del falso che, con dolo, immette nell’opinione pubblica le bufale. La seconda rimanda a quel processo spontaneo ed inarrestabile, attraverso il quale le fake news in questione dilagano nell’opinione pubblica fino ad una terribile degenerazione: la notizia falsa non solo viene diffusa, ma inizia ad assumere anche i tratti della verità agli occhi delle persone. Alla stessa stregua dei fatti sociali di Durkheimiana memoria, le fake news vengono assorbite come vere, in maniera coercitiva: alcune infatti, impattano con una forza tale nell’opinione pubblica che contraddirle rischia di diventare inappropriato e condannabile. E così ci muoviamo, come naviganti allo sbando, in un mare di frottole. In un mare di chiacchiere. Chiacchiere non è una parola utilizzata casualmente, in quanto rimanda all'omonimo concetto hedeggeriano. Possono le fake news essere accomunate alla chiacchiera? Concettualmente sì, ma occorrerà procedere per gradi.

 

L’apparato filosofico di Martin Heidegger è di stampo ontologico: lo studio dell’essere prima di tutto, dato che la metafisica – di cui il tedesco è un feroce oppositore – ha gettato l’uomo in quel sonno ontico che lo ha discostato circa la vera natura dell’essere. Per parlare di essere, dice Heidegger, bisognerà partire da quell’unico ente tra gli enti capace di interrogarsi circa l’essere stesso: l’esserci, l’uomo, il quale è gettato nel mondo, non per sua volontà, ed è costretto a realizzarsi al suo interno. Scegliendo, e scegliendosi, in base alle infinite e giornaliere possibilità che la vita gli mette dinanzi. C’è una possibilità, un bivio, che è il più oscuro e importante in assoluto: quello tra vita autentica e vita inautentica.

 

 

Una volta gettati, infatti, ci ritroviamo nel mondo insieme agli altri esseri e questo nasconde un rischio profondo: quello della conformazione. Ecco che vivere in maniera autentica vuol dire realizzarsi, chiamarsi fuori dalla massificazione e dalla conformazione, utilizzare il proprio lume ed il proprio spirito critico per perseguire ciò a cui si è destinati. Al contrario, si può, in maniera superficiale, costituirsi alla dittatura del si: «Il si gratifica una tendenza, che pure è presente nell’esserci, a prendere le cose alla leggera ed a prendersela comoda». scrive Heidegger in Essere e Tempo. Uscire dalla dittatura del si equivale ad uscire dalla vita inautentica, il che equivale a vivere nella verità. Ma Heidegger non crea solo problemi, offre anche soluzioni, rivelandosi quasi anamnestico e salvifico nella sua speculazione filosofica. Egli, infatti, delinea anche la strada ed il modo per uscire dall’inautenticità: vivere per la morte. Riconoscere la morte, contemplarla, accettarla, suscita un senso di angoscia che spinge l’uomo ad elevarsi sopra la mediocrità. Essendo la morte la più certa tra le possibilità, prima che essa sopraggiunga, l’uomo dovrebbe avere lo stimolo e la forza per condurre una vita incline alla propria natura o, per dirla alla Nietzsche, per diventare ciò che è.

 

Heidegger è molto complesso, e quanto esposto non è che un pugno di mosche dinanzi al suo vasto impianto filosofico. Però, la similitudine con le fake news c’è e si vuole insistere su questa. La ricerca verso la verità – verso l’aletheia – è necessaria per una vita autentica e piena. E la ricerca del vero, districata anche nell’ambito delle news, è una componente importante. Esimersi dalla chiacchiera, dalla dittatura del si dove tutto si dice senza dire nulla, dove ci si limita ad un superficiale “Si dice; si pensa; si sostiene; si ritiene”, è il primo passo verso le cose vere, verso la vita autentica. Come si può avere la pretesa di realizzare – una volta gettati – il proprio progetto nel mondo se non ci si mette in moto in maniera attiva per perseguire il vero?

 

Insomma, arrendersi coercitivamente alle fake news è un segno di debolezza e di resa: analizzare, confutare, fare ricerche, ragionare, comparare, trovare le fonti: sono questi alcuni piccoli passi per non accettare passivamente tutto quello che il web ha da offrire a livello di informazioni. Leggere qualche riga di Essere e Tempo può essere poi un consiglio ulteriore ed ultimo, lì dove la denuncia della vita inautentica assume tratti tragici e fatalistici. La verità: non esiste altra via per una vita autentica ed appagante. Le chiacchiere. lasciamole a chi si accontenta del si, che, come dice Heidegger, «Si assume facilmente ogni responsabilità perché non è qualcuno che debba rispondere di qualcosa. Il si è sempre stato eppure si può dire che non è nessuno […]» e quanti ce ne sono di leoni da tastiera, di tuttologi del web, che si fanno forza dietro la consistenza del nulla. Del falso. Un consiglio per costoro: siamo certamente esserci in quanto esserci nell’ora, ma, come dice Heidegger siamo anche e soprattutto esserci-per-la-morte. La morte è la più certa delle possibilità della vita. Prima che essa giunga, perché giunge, è bene elevarsi alle cose giuste ed autentiche. Non c’è molto tempo, non la sentite l’angoscia?

 

15 maggio 2019 

 









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