Cosa di più essenziale dell'approccio filosofico? Anche nel fare impresa. Ecco perché anche gli imprenditori sottoscrivono il Manifesto per la filosofia.
di Giovanni Amodeo
Quando ho deciso di iscrivermi a filosofia, come a suo tempo aveva fatto mia madre, la maggior parte delle persone che conoscevo mi chiedeva se avessi intenzione di insegnare. Io in realtà nella testa ho sempre avuto il desiderio di fare impresa, di costruire, possibilmente insieme ai miei amici, un’azienda. Così quando all’inizio del terzo anno accademico è arrivata una proposta che mi dava la possibilità di iniziare a collaborare all’interno di una impresa di servizi (specializzata nel settore cleaning in ambito agroalimentare) non ci ho pensato due volte, il giorno dopo ero già “operativo”. Nel giro di un anno di lavoro/studio ho concluso la mia laurea triennale e mi sono dedicato 100% al lavoro. Ora sono sei anni che tutti i giorni mi districo tra fatture, riba, avvocati, cause, banche e clienti.
Mi pare ovvio dire che tutto quello che ho studiato nei miei anni universitari, poco ha a che fare con quello che faccio tutti i giorni, mi pare ormai anche noioso dire che “i laureati in filosofia si trovano bene nelle risorse umane”, giudizio assai superficiale. La mia esperienza invece mi porta a dire che nel mondo della piccola-media impresa italiana, gioiello di questo paese, oggi più che mai c’è bisogno di saper cambiare, di saper adeguarsi ad un mondo che negli ultimi dieci anni è cambiato più che nei precedenti cinquanta, serve capacità di comprensione dei problemi, di lettura della realtà, di analisi dei processi, tutte capacità che uno studio appassionato delle tematiche filosofiche tende ad accentuare. Oggi più che mai è necessaria attuare una critica quotidiana al nostro modo di fare impresa: non si può accettare il ritornello “abbiamo sempre fatto così” oppure “non ho tempo”, ma bisogna chiedersi “se ho sempre fatto così è comunque il modo migliore?”, “è vero che non hai tempo?” e dunque “come posso fare questa cosa meglio e in meno tempo?”.
Porsi le domande giuste, in filosofia, come facendo impresa, è ciò che fa la differenza. La nostra azienda si colloca all’ultimo posto della catena alimentare del mercato, alla fine arriviamo noi a pulire, non possiamo quindi permetterci tali giustificazioni perché il mercato non ci lascia margini: o lavoriamo bene e nei tempi corretti o chiudiamo. Le competenze si possono sempre acquisire, le nozioni tecniche c’è sempre qualcuno che te le può trasmettere, ma a ragionare dobbiamo esserci noi. Ovviamente queste capacità non sono appannaggio esclusivo di chi abbia studiato filosofia, ma sicuramente uno studio attento dei classici favorisce lo sviluppo di queste caratteristiche, permette di non porsi in modo ingenuo di fronte ai problemi, fa nascere in noi la necessità di andare alla radice, all’origine. Ovviamente bisogna essere disposti a scendere dall’iperuranio e mettere la testa su ambiti molto meno aulici, mettere le mani su problemi più contingenti: “come lo puliamo questo bagno?”
25 maggio 2019
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