Un futuro per noi uomini nuovi

 

Ne Il mondo nuovo il governo esercita il proprio potere indisturbato, perché coloro che non si rendono conto di essere soggiogati non possono nemmeno pensare di ribellarsi. Laddove emerge l’insurrezione deve esserci riflessione, razionalità, capacità di pensiero ed analisi; in una parola: autonomia. È ciò che gli uomini civili – troppo civili, ammalati di civiltà – non riescono più a fare.

 

di Elena Battaglia 

 

Simon Stålenhag, "The electric state"
Simon Stålenhag, "The electric state"

 

È di un’attualità disarmante il romanzo distopico, scritto da Aldous Huxley nel lontano 1932. Nato prima di 1984 di George Orwell, con cui quest’ultimo ha ben dipinto le tinte fosche delle dittature totalitarie novecentesche, Brave New World è un testo che si adatta in maniera impressionante alla realtà dell’uomo contemporaneo, vivente ormai nel 2020. 

 

Il romanzo racconta di una realtà al di là dell’immaginabile, violenta in maniera molto più subdola rispetto alla violenza fisica, più insidiosa di quest’ultima perché volta ad annichilire gli individui tramite l’instillazione della convinzione di vivere nel migliore dei mondi possibili. Il Mondo Nuovo è il luogo in cui tutti stanno benissimo perché ogni bisogno umano viene immediatamente soddisfatto. Non ci sono guerre né oppressioni: i cittadini vengono allevati in provetta, suddivisi in caste, educati attraverso la bioingegneria più avanzata e hanno accesso a qualsiasi piacere. Se manca il godimento, basterà assumere il "Soma": l’oppio di nuova generazione che ottenebra la mente ed elimina tristezza e riflessione.

 

Emerge così una società in cui il modello fordista (Ford è il nuovo Dio, da invocare ed adorare) è portato alle estreme conseguenze. Un equilibrio perfetto, un macchinario apparentemente impeccabile che viene squarciato, ad un tratto, dalla comparsa di John il selvaggio (tutti i diversi, gli strambi o gli appartenenti al vecchio mondo, infatti, vengono relegati dal sistema all’interno di apposite riserve collocate in Nuovo Messico, in cui vivono separati dalla “società civile”): con la sua apparizione, a metà del romanzo, crolla il castello di carta della società idilliaca, torna la riflessione, il bisogno di amore e l’elaborazione della sofferenza, necessità di ogni vero essere umano che non sia semplicemente un automa, predestinato sin dalla nascita a ricoprire un certo ruolo in base alla casta di appartenenza e prodotto in serie. Una sensibilità che traspare, improvvisamente, dai martellanti versi di Shakespeare, dimenticati dai civili e che il selvaggio ama citare, nell’afflato mistico e poetico che lo pervade, ultimo esempio di Spirito al di là della semplice materialità e dei bisogni del corpo.

 

L’età della tèchne, della "tecnica", si impone insolente e assoluta ad esseri umani diventati sempre più incapaci di esercitare il libero arbitrio, di mettere in campo la propria volontà, voglia di vivere pienamente  e per questo di sentire liberamente, di soffrire e amare, di restare delusi e rispondere colpo su colpo all’imprevedibilità dell’esistenza. La Scienza diventa il nuovo polo di attrazione verticale, si sostituisce alla trascendenza mancante, Ford – appunto – al posto di Dio.

 

Scrive Hannah Arendt nel saggio Sulla violenza:

 

« Politicamente parlando è insufficiente dire che il potere e la violenza non sono la stessa cosa. Il potere e la violenza sono opposti: dove l’una governa in modo assoluto, l’altro è assente. La violenza appare dove il potere è scosso, ma lasciata a se stessa finisce per far scomparire il potere. La violenza può distruggere il potere; è assolutamente incapace di crearlo. »

 

Umberto Boccioni, "Gli addii" (1911)
Umberto Boccioni, "Gli addii" (1911)

 

Ne Il mondo nuovo il governo esercita il proprio potere indisturbato, perché coloro che non si rendono conto di essere soggiogati non possono nemmeno pensare di ribellarsi. Laddove emerge l’insurrezione deve esserci riflessione, razionalità, capacità di pensiero ed analisi: in una parola autonomia (dal greco antico αὐτονομία; αὐτόνομος, autònomos, parola composta da αὐτο-, auto – e νόμος, nomos, "legge"), la capacità di dare una legge a se stessi.

 

È ciò che gli uomini civili – troppo civili, ammalati di civiltà – non riescono più a fare, essendo biologicamente programmati sin dalla nascita, non solo a condurre un certo tipo di vita, di occupazione, ma anche a pensare a certi pensieri, grazie alla bioingegneria che sin dal livello embrionale ne modifica la struttura e determina inequivocabilmente i loro circuiti neuronali.

 

Scompaiono, inoltre, le figure di padre e madre, la riproduzione sessuata è chiamata con disprezzo “vivipara”, sono eliminate le relazioni di amore (ci si accoppia con tutti, previo annichilimento delle proprie funzioni riproduttive attraverso anticoncezionali), amicizia, scambio e comunicazione. Per non parlare dell’elevazione personale e dell’Essere che scompare totalmente, in un’atmosfera sospesa e fuori dal tempo.

 

Flavio Greco Paglia, "Free robot maid"
Flavio Greco Paglia, "Free robot maid"

 

Siamo appena entrati nella terza decade del terzo millennio e il messaggio lanciato da questo romanzo distopico riappare in tutta la sua potenza, dopo i trascorsi dei regimi totalitari di stampo novecentesco. Il totalitarismo, in Huxley, si basa sulla scienza applicata e sul reale-possibile della sua degenerazione estrema, prima dell’era nucleare. Oggi, tempo in cui la minaccia concreta di un conflitto atomico su larga scala appare più come un deterrente, le guerre vere e proprie – almeno sul fronte occidentale – sembrano essersi spostate su canali cibernetici che usano l’analisi di dati, i meccanismi finanziari, il commercio globale. 

 

Occorre allora domandarci quale futuro vogliamo realmente costruire, per mantenere le nostre capacità umane di sentire, pensare e – forse prima di tutto – scegliere chi essere e quale vita condurre, se non vogliamo lentamente lasciarci trasportare lungo le derive isteriche della tecnica senza cervello, senza anima e senza cuore, che interviene sugli organismi biologici per ridurli a meri costrutti sociali, riprodotti in serie come macchinari usa e getta. 

 

21 febbraio 2019

 









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