Il miope dualismo che contrappone forma e contenuto è un ostacolo che in molte occasioni rimane nascosto e implicito nel corso di un confronto, impedendo di far emergere il vero punto del discorso.
di Simone Basso
I termini forma e contenuto sono stati centrali nel corso della storia del pensiero filosofico. Coloro che hanno affrontato il tema hanno elaborato spiegazioni e ragionamenti sia rispetto alla loro distinzione sia mettendone in luce la loro stretta relazione.
Per introdurre la riflessione che si vuole proporre in questo articolo è opportuno specificare il significato di questi due termini, limitatamente al loro utilizzo più frequente nel linguaggio quotidiano. Generalmente nel corso di una discussione con il termine contenuto ci si riferisce alla tesi o al sunto del ragionamento sostenuto da un interlocutore, mentre invece con il termine forma ci si riferisce all’insieme degli elementi espressivi – dalla scelta dei termini al tono della voce – con cui si sceglie di esplicitare quel determinato contenuto. Questa distinzione emerge frequentemente nelle conversazioni, in particolare quando qualcuno si dichiara “d’accordo sul contenuto”, ma in “disaccordo sui modi” utilizzati per esprimerlo – la forma appunto. Un’affermazione di questo genere talvolta è utile per mettere in evidenza alcune parti specifiche della questione su cui non si concorda; allo stesso tempo però cela il rischio di separare eccessivamente i significati dei due termini.
Partiamo con una prima, forse banale, considerazione. È fondamentale tenere presente che, durante una discussione, giudicare la forma vuol dire valutare l’appropriatezza di un certo modo di esprimersi con il contenuto espresso. Nel sostenere il proprio accordo col contenuto e il proprio disaccordo nella forma, è importante quindi avere a mente che ogni discussione a tal proposito verte, non tanto sulla forma in sé che è stata utilizzata, quanto piuttosto sulla consonanza di quella forma con quel contenuto. Un paio di esempi possono essere utili: trovandosi a tavola si può chiedere che ci venga passato il sale; se lo si fa bruscamente senza che vi siano motivazioni per farlo, il problema non è tanto l’aver usato quel tono, magari accompagnato da un’esclamazione, quanto invece l’averlo usato in un contesto in cui l’intenzione era quella di chiedere semplicemente del sale; non è quindi la forma ovvero il tono brusco che non va bene a priori, quanto invece l’inappropriatezza di quel tono in quella determinata occasione; in tal caso risulta quindi importante far presente che, pur non avendo nulla da eccepire rispetto alla richiesta – cioè il contenuto del messaggio –, “la modalità” non è adatta. All’estremo opposto, invece, nel caso si debba denunciare un sopruso, l’utilizzo di un tono e di un linguaggio mite e cordiale – come ad esempio quello di chi comunemente chiede il sale a tavola – sarebbe fuori luogo, quantomeno per il fatto di non riuscire a mettere in luce la gravità dell’oggetto della denuncia. In ogni occasione, dunque, ad essere valutata non è la forma da sola, semmai l’attinenza del contenuto con quella modalità d’espressione, con quel “luogo”, con quei termini, con quegli interlocutori ecc.
Detto questo approfondiamo la riflessione. Accade spesso che nelle discussioni quotidiane, a partire da tale distinzione (tra forma e contenuto), venga omesso il legame che unisce i due termini, e si finisca così per scadere in contrapposizioni che non fanno altro che ostacolare la ricerca della sintesi migliore rispetto all’argomento di cui si sta trattando. Ciò accade quando forma e contenuto vengono concepiti come concetti separati l’uno dall’altro.
Il problema che può sorgere nel dichiararsi "d'accordo con il contenuto" è quello di dare per assodato un accordo che non è affatto scontato. La forma infatti non è solo un mezzo di espressione ma veicola anch’essa dei contenuti, i quali non sono compresi in quello che viene considerato primariamente come contenuto. Nel corso di una discussione infatti gli elementi che normalmente vengono considerati come “forma” – il tono della voce, l’utilizzo di termini più o meno “forti”, la cosiddetta comunicazione non verbale, ecc… – sono parte stessa del contenuto di ciò che si intende sostenere, in quanto, se quel ragionamento lo si affermasse in “modo” diverso, questi determinati aspetti non sarebbero espressi. Tali elementi infatti rappresentano una parte fondamentale di ciò che si intende esprimere e quindi del contenuto stesso. Trasmettere un certo contenuto con tono cordiale nei confronti di un interlocutore oppure comunicarlo in maniera seria e decisa oppure ancora dirlo piangendo o urlando, risulta essere una scelta che riguarda inevitabilmente non solo il modo in cui lo si dice, ma il significato stesso che si vuole attribuire a quel dire, in quanto in quella particolare espressione saranno racchiusi anche altri elementi non presenti nella tesi o nel ragionamento effettuato.
Tra questi ulteriori elementi risulta ad esempio il sentimento di chi lo esprime. Quel contenuto, senza quel sentimento – espresso in quella forma – risulterebbe non solo differente nella sua espressione, bensì mancante in una sua parte altrettanto importante. Quel sentimento infatti arricchisce il ragionamento espresso con elementi ulteriori che vanno a determinarne una certa intensità, una certa urgenza o mille altri aspetti. Questa parte si può dire che sia il contenuto della forma; dunque, è contenuto a sua volta.
Trasmettere un messaggio con certi termini piuttosto che con altri non è solo una questione di forma, in quanto un termine, proprio a causa della differenza specifica che possiede nei confronti di un termine diverso, non potrà che sortire su quanto sostenuto un effetto e quindi veicolare ed esprimere un diverso contenuto. Concordare sul “contenuto”, tolto da quella forma, significa concordare su un contenuto che non tiene in considerazione alcuni aspetti che incidono inevitabilmente in ciò che si intende comunicare; il che significa concordare solo parzialmente sul contenuto.
Riprendendo l’esempio iniziale, può succedere che nel corso di una discussione si giunga ad essere d’accordo sul ragionamento portato avanti ma non sui toni, i quali per qualcuno possono essere visti come “eccessivi” per altri possono risultare troppo miti.
A questo punto, dichiararsi d’accordo sul contenuto separatamente dalla forma può risultare fuorviante. Così inteso infatti il contenuto non tiene conto dell’insieme degli elementi che lo compongono, tra cui la forma stessa, e di conseguenza non tiene conto del disaccordo tra i soggetti sul sentimento, sui significati e sulle ragioni a cui il ragionamento intendeva riferirsi esprimendosi in quel determinato modo. Se a partire da quello che viene considerato lo stesso contenuto derivano forme espressive così diverse, molto probabilmente la differenza non è solo una questione di “forma” ma riguarda una diversa comprensione del contenuto stesso. Ed è proprio quel disaccordo che rimanendo inconsapevole non sarà tematizzato, né tantomeno risolto; e la contrapposizione sulla forma che ne nascerà, pertanto, mancherà di mettere in luce il vero nodo cruciale attorno al quale non concordano i punti di vista. Ecco che in questo caso per continuare a sviluppare un confronto si dovrebbero riportare al centro dell’attenzione quei contenuti impliciti alla forma utilizzata – che, come si è visto, altro non sono che una parte aggiuntiva del contenuto stesso – e che si possono riferire, nel nostro esempio, ad un diverso modo di pensare l’urgenza del tema trattato. Proprio le ragioni di quell’urgenza dovranno allora essere messe in discussione divenendo così il nuovo contenuto oggetto del confronto.
Risulta dunque da evitare il dualismo forma-contenuto per meglio comprendere la complessità del pensiero dell’altro e per andare più in profondità nello scovare i suoi errori o i suoi guadagni.
Ogni contenuto implica necessariamente una certa forma così come ogni forma è anche contenuto.
29 maggio 2020
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