Sull’esigenza di una nuova rinascita del sentire tragico

 

L’approccio presocratico ad un dispiegamento ciclico del tempo e dello svolgersi degli eventi ci pone di fronte alcuni interrogativi fondamentali sui quali noi, uomini occidentali contemporanei, dovremmo riflettere tenendo bene in mente la lezione degli antichi: il nostro rapporto con il tempo, che consideriamo prezioso e che conserviamo così gelosamente, può davvero definirsi sano e costruttivo? La vita che conduciamo e organizziamo in maniera così minuziosa, senza mai abbandonarci a ciò che non pianifichiamo, può veramente identificarsi come piena e appagante? Il nostro legame con le cose che ci circondano e con la natura, che tanto diciamo di amare e di voler proteggere, è realmente così profondo e viscerale?

 

Tiziano, "Bacco e Arianna" (1520-1523)
Tiziano, "Bacco e Arianna" (1520-1523)

 

La percezione che di se stessi si ha nella prospettiva quotidiana appartenente al contemporaneo si lega fortemente al nostro collocarci in un tempo definito, preciso, individuabile: noi siamo nel presente, eravamo nel passato e saremo nel futuro. Questo fossilizzarci in momenti fissi e ben distinti tra loro ci fa spesso mettere da parte l’idea della costruzione di una prospettiva globale della nostra esistenza, in grado di farci comprendere che gli eventi passano in maniera fluida, scivolano, scorrono e ritornano in un avvicendarsi ciclico che, la maggior parte delle volte, non si può afferrare, interpretare o modificare, ma si deve solo assecondare.

 

Le nostre radici, fortemente influenzate dalla cultura greca e soprattutto dalle peculiarità che tale impostazione culturale ha assunto nel contesto coloniale della Magna Grecia, hanno in realtà un legame molto forte, quasi viscerale con la visione del tempo propria degli antichi e prepotentemente presente nella riflessione presocratica legata ad Eraclito e alla scuola di Elea: l’idea di un divenire che è flusso indistinto, vortice, motore del vitalismo che caratterizza l’esistere dell’uomo fa da sfondo alla riflessione più approfondita che verrà poi portata avanti dal “venerabile” Parmenide e dal suo allievo Zenone.

 

Per gli eleati la realtà è essere, l’essere è uno e l’uno esclude il molteplice; per questo motivo, anche la riflessione sul tempo e sulla sua indivisibilità, dimostrata attraverso gli enigmatici e affascinanti paradossi di Zenone, si focalizza sulla necessità di mettere in luce che non esistono “tempi” o “momenti” di realtà: esiste un tempo, un momento della realtà articolato in istanti che si rincorrono e si ripropongono in una prospettiva che non è prettamente causale, ma è connotata da una forte connessione e interdipendenza.

 

Il recupero di questa impostazione ciclica del tempo tipica della cultura antica e profondamente radicata, forte del legame tra Oriente e Occidente, nell’orizzonte dell’India induista e nel messaggio filosofico del Buddismo, emerge, nella sua chiave di interpretazione moderna, nella riflessione proposta da Nietzsche sul ruolo ricoperto dal sentimento tragico nell’"opera d’arte totale" e nella musica dell’amico e “faro” Wagner.

 

F. Nietzsche (1844-1900)
F. Nietzsche (1844-1900)

 

Per Nietzsche la tragedia greca rappresenta la più compiuta forma di espressione artistica perché racchiude la sintesi di una guerra, una lotta tra le forme pulite e luminose di Apollo e il mondo selvaggio, viscerale, sotterraneo e caotico di Dioniso: dallo scontro-incontro di questi due principi prende forma il sentimento tragico che si esprime attraverso la musica di Dioniso, dando libero sfogo al vitalismo, all’amore per la vita, al perdersi nella natura, all’abbandono all’eterno scorrere dell’esistenza che non si articola in un momento preciso, ma segue il flusso di un tempo che rapisce l’uomo catturandolo in maniera violenta e trascinante.

 

L’ossessione che Nietzsche nutriva per la musica di Wagner risiedeva proprio in questo: egli vedeva nel Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale) wagneriano una rinascita del tragico che si manifesta nella dicotomia, nell’armonia degli opposti, nella circolarità del tempo, nella vitalità altisonante dello spirito dionisiaco che le composizioni di Wagner regalano all’ascoltatore moderno.

 

L’esigenza di una rinascita del tragico trova una spiegazione, secondo Nietzsche, nella natura della tragedia come manifestazione artistica che egli stesso definisce in questo modo:

 

« Dobbiamo concepire la tragedia greca come il coro dionisiaco che sempre di continuo si libera in un mondo di immagini apollinee.

[…] il dramma è la rappresentazione apollinea in forma sensibile di nozioni e di azioni dionisiache, e per tale ragione è separato dall’epos come da un enorme abisso. » (F. Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musica)

 

L’esigenza di tenere bene a mente questa componente sotterranea, viscerale e necessaria dello spirito tragico che abbiamo ereditato dalla cultura della Grecia antica e che continua a rimanere salda, resistendo alle stravaganti conquiste del contemporaneo, in gran parte del mondo orientale, deve riportare l’attenzione sul tipo di rapporto che noi moderni intratteniamo con la natura e con il mondo.

 

Molte volte spendiamo parole per interrogarci sul nostro legame con un ambiente che va protetto e valorizzato senza fermarci a capire come può essere costruito questo rapporto profondo con ciò che ci circonda. Con la medesima sicurezza ci proclamiamo, pieni di buoni propositi, pronti ad investire in maniera costruttiva il nostro tempo, a non sprecarlo, a custodirlo e conservarlo senza sapere che il tempo è un dono che non si può semplicemente “investire” o “impiegare”, ma si deve raccogliere, coltivare e talvolta assecondare nel suo fluire.

 

Con il concetto di rinascita dello spirito tragico, Nietzsche intendeva proporre proprio una valorizzazione di quella componente di vitalismo, di abbandono all’eterno scorrere dell’esistenza e di recupero del rapporto armonioso e profondo con la natura che, veicolato dalla musica di Dioniso e dalla tragedia come forma di espressione artistica, appartiene alle nostre radici culturali e si rivela di necessario e urgente recupero nel frenetico e incerto contesto contemporaneo.

 

 19 ottobre 2020

 









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