Il prossimo mercoledì, 30 settembre, si terrà la lezione inaugurale di Romanae Disputationes, concorso nazionale di filosofia per scuole superiori, seguita in diretta streaming da oltre 4000 studenti e docenti di tutta Italia. Il titolo dell’VIII edizione del Concorso è “Affetti e legami. Forme della comunità”. Presenta il tema per la Gazzetta filosofica il Prof. Francesco Botturi (Università Cattolica), relatore della lectio magistralis di apertura. È possibile iscriversi gratuitamente alla lezione cliccando qui.
Il tema degli affetti è tornato di attualità in filosofia, in ambito antropologico-morale e in quello di filosofia sociale, ad integrazione delle questioni dell’identità, dell’intersoggettività e della socialità, di cui non è possibile rendere conto senza approcciare la componente di intenzionalità e di motivazione affettiva. Questo comporta riaprire per intero la questione della natura polimorfa dell’affezione umana in termini non più solo psico-sociali, ma anche ontologici e assiologici. Ben ha fatto perciò il nuovo ciclo delle iniziative di Romanae Disputationes 2020-2021 a proporre il titolo “Affetti e legami. Forme della comunità”, in cui si cerca di racchiudere (con molto ottimismo) l’arco intero delle questioni in oggetto: lo statuto dell’affezione umana, i nessi relazionali implicati, la vocazione comunitaria delle relazioni affettive.
Un approccio all’universo affettivo, in termini non freddamente accademici ma da cui ci si aspetti anche un ritorno sul mondo dell’esperienza, non può iniziare senza tener conto delle condizioni esistenziali contemporanee in proposito. E queste ci dicono della grave difficoltà attuale di percepire e vivere l’esperienza affettiva come un intero, un tutto dotato delle sue differenze interne e dei suoi percorsi appropriati. Al contrario l’esperienza affettiva sembra non superare nella maggior parte dei casi la sua fase iniziale, che non regge il peso e la responsabilità di una reale storia d’amore o d’amicizia e quindi sono destinati al fallimento o alla rassegnazione all’occasionalità. Oggi la cultura dominante degli affetti pretende per lo più di concentrare tutto nell’immediatismo dell’emozione, che però è una forma basilare degli affetti, ma anche primitiva, incapace di per sé di elaborazione superiore, come sono la passione e il sentimento.
Il principale problema speculativo che questa situazione esistenziale e psico-sociale evidenzia ha però radici molto lontane nella cultura e nella filosofia occidentali. Il problema riguarda la relazione tra logos, pathos, ethos (ragione, affezione, moralità). Anzitutto è il rapporto tra logos e pathos che, difficile in se stesso, fa problema lungo tutto il corso della filosofia occidentale, soprattutto per la mancanza della elaborazione di una figura davvero sintetica e originaria insieme dell’intenzionalità cognitiva e di quella affettiva (sensazione e sentimento, immaginazione ed entusiasmo, ragione e affezione, intelligenza e volontà). A ben vedere neppure abbiamo normali parole autorizzate a significare l’unità originaria dei due lati del vivere umano.
Approssimativamente è possibile farsi largo tra le maggiori opposizioni, come il sentimentalismo empirista e il nozionismo razionalista per documentare in negativo il problema; cercando di valorizzare quelle linee (solo) in parte platoniche, aristoteliche e tommasiane, in cui si possono sorprendere un’idea di un eros metasessuale che anima anche le imprese alte della ragione (creazione del bello, istituzione delle leggi, ecc.), un’idea della compresenza del noetico e del desiderativo nell’azione, un’idea di immaginazione pratica in cui sensibilità e intelletto cooperano per dar forma all’esperienza; e così si potrebbe continuare, cercando suggerimenti negli idealisti classici e nella fenomenologia contemporanea.
Resta fermo che solo rispondendo positivamente alla questione posta è possibile che il mondo affettivo, illuminato dall’interno da un’intenzionalità ontologica, non resti recluso ai suoi livelli inferiori, ma sviluppi tutta la gamma armonica delle sue possibilità e quindi sia abilitato a vivere la mediazione relazionale con un’alterità reale, con la quale dare iniziale forma al fenomeno comunitario.
28 settembre 2020