Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) – attualmente rivolto a «creare un mondo dove ogni gravidanza sia desiderata, ogni nascita protetta e dove ogni giovane possa sviluppare il proprio potenziale» – ha pubblicato il report 2021 dal titolo My body is my own (Il mio corpo mi appartiene).
di Gabriele Zuppa
L'ampia relazione dell'United Nations Population Fund dell'ONU rileva che nel mondo in media le donne godono solo del 75 per cento dei diritti degli uomini.
Le discriminazioni di genere sono delineate dalle norme sociali a diversi livelli, che fanno sì che il corpo delle donne sia soggetto a scelte non proprie, ma di altri: dai propri partner ai
legislatori. Le norme discriminatorie, che inibiscono l'autonomia e le potenzialità di chi le subisce, sono perpetuate dalla comunità nel suo insieme attraverso
i modi in cui si articola: da istituzioni politiche, economiche e sociali, come le scuole e i media; ma anche dai servizi sanitari, compresi quelli che
forniscono assistenza per la salute sessuale e riproduttiva.
L'elemento culturale risulta essere fondamentale, e un'acquisizione di consapevolezza non spontanea, che necessita del contributo della comunità nel suo complesso: la ricerca ha dimostrato che le ragazze e le donne sono spesso inconsapevoli di avere il diritto di dire no.
Si tratta in generale della comprensione dei propri diritti e della propria indipendenza. Ma per il concreto esercizio della propria autodeterminazione è indispensabile anche una conoscenza del proprio corpo: quanto più le informazioni sul proprio corpo e sulla propria salute saranno accurate, tanto più sarà possibile una gestione automa di essi.
Come sintetizzato da Monica Ricci Sargentini, a livello mondiale solo il 55% di donne e adolescenti può decidere autonomamente sul proprio corpo in materia di sessualità, facendo uso di contraccettivi o di cure per la salute riproduttiva. Benché il ricorso alla contraccezione sia raddoppiato dal 1994, nel 2019 ancora circa 217 milioni di donne non vi avevano avuto accesso. La principale causa di morte tra le ragazze tra i 15 e e 19 anni sono complicazioni legate alla gravidanza e al parto; di esse 3,9 milioni ogni anno ricorrono ad aborti clandestini.
Tra le maggiori forme di violenza troviamo: le mutilazioni genitali femminili, che riguardano 200 milioni di donne; il matrimonio precoce, che attualmente riguarda 650 milioni di donne, forzate a sposarsi prima dei 18 anni; i delitti d’onore; la violenza domestica, che nel mondo colpisce 137 donne ogni giorno, uccise nel 58 per cento dei casi dal partner o da un membro della famiglia.
Il retaggio del passato è inoltre presente in altre forme. In 20 Paesi – tra cui Russia, Venezuela e Thailandia – sono ancora in vigore i matrimoni riparatori, che consentono agli stupratori di evitare procedimenti penali sposando la propria vittima; in 43 i Paesi non ci sono leggi che puniscano lo stupro compiuto dal partner; in 30 Paesi invece viene limitato il diritto delle donne a muoversi liberamente fuori dalle mura domestiche.
Così, afferma l'UNFPA, molto deve essere ancora fatto per garantire un mondo nel quale tutti gli individui possano esercitare i loro diritti umani di base.
16 aprile 2021
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