Gli Appunti dal carcere di Erich Honecker, appena ripubblicati da Anteo Edizioni, permettono di avere uno sguardo su quello che è stato l'esperimento socialista della RDT. Sui suoi pregi, sui suoi limiti e sul perché il socialismo, per quanto sia fallito storicamente, sia, a detta dell'autore, la società del futuro.
« In tutto il mondo il capitalismo è entrato in una crisi priva di sbocchi. Non gli è rimasta altra scelta che sprofondare in un caos ecologico e sociale oppure accettare la rinuncia alla proprietà privata dei mezzi di produzione e quindi il socialismo. »
Parole dure e secche, con cui Erich Honecker evidenziò, nella sua autodifesa di fronte al tribunale di Berlino, le sue convinzioni sul futuro dell'umanità. Una crisi inevitabile, quella del socialismo, in quanto esso presenta
« una contraddizione basilare: quella che oppone il carattere sociale del lavoro e il carattere privato dell'appropriazione. Questa contraddizione permane nonostante la capacità del sistema capitalista di variare notevolmente l'apparenza durante il suo sviluppo. Solo quando questa contraddizione verrà superata, quando non sarà più il profitto a governare il mondo, le condizioni di una vita veramente umana saranno create per ogni persona. [....] Esistono dunque ragioni sociali radicate e determinanti perché si apra il cammino di una società alternativa. Essa sarà di natura socialista, indipendentemente dalle specificità strutturali e dalle concrete modalità di organizzazione. » (Erich Honecker, Appunti dal carcere)
Il socialismo è una necessità, in quanto solo una società che superi il carattere privato dell'appropriazione della ricchezza del lavoro, che abbia carattere sociale, può veramente favorire una strutturazione sociale dove quanto prodotto sia usato per il bene collettivo. Ovviamente sorge spontanea una domanda: perché Honecker pensa ciò? Soprattutto, perché lo pensa nel momento stesso in cui le esperienze del campo comunista stavano fallendo una ad una? La lettura dei famosi Appunti dal carcere, appena ripubblicati da Anteo Edizioni assieme ad altri due scritti minori del periodo, permette proprio di affrontare questa questione, aprendo anche uno sguardo storico sulla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), nonché in generale su alcuni avvenimenti del blocco socialista e sul tragico collasso del sistema comunista che ruotava attorno all'URSS.
Ciò che si coglie in primis dall'analisi degli Appunti è la concettualizzazione dell'esperienza della RDT come esperienza socialista, cioè attuazione di una società che realmente superava l'accaparramento privato della ricchezza prodotta dai lavoratori secondo un'ottica capitalista. La ricchezza prodotta aveva cioè un risvolto sociale, ritornava ai lavoratori direttamente, tramite stipendio, e indirettamente, tramite lo sviluppo dello Stato e dei servizi sociali pubblici. Lo sviluppo economico puntava cioè a negare, superare la figura del padrone, colui che accumula la ricchezza prodotta dai lavoratori, ne dà una parte sotto forma di salario per la loro sussistenza, un'altra parte tramite tasse la consegna allo Stato e una terza diventa un suo capitale privato. Capitale privato che è sfruttamento in quanto è ricchezza espropriata da chi l'ha prodotta e messa in mano a un singolo, che la utilizza a suo arbitrio (per approfondire tale tema, si veda questo articolo). Siccome lo sviluppo della RDT era diretto al superamento del conflitto di classe, per Honecker i risvolti positivi di ciò non erano pochi, in quanto tale cosa permetteva di usare la ricchezza per garantire una vita dignitosa a tutti:
« Come potevamo garantire, per esempio, il posto in un asilo a tutti i bambini, per di più a titolo praticamente gratuito? Oppure il doposcuola per tutti i bambini dei primi quattro anni? Lo Stato e le imprese assicuravano vacanze, sport, cultura, strutture sociali. I fondi delle imprese provvedevano alla formazione politecnica e professionale e pensavano alla specializzazione degli operai, dei dirigenti e degli ingegneri. Per tutti c'era il sistema di istruzione di dieci anni e le numerose scuole professionali e superiori; la società assicurava anche il necessario insegnamento prescolare, i pasti scolastici, le strutture per le persone anziane, la solidarietà popolare, un servizio sanitario molto sviluppato con i policlinici, le numerose attività ricreative organizzate dal sindacato. I giovani avevano una prospettiva; i bambini erano ben curati dalle famiglie e dalla società. Le risorse per le strutture sociali provenivano dalla proprietà sociale, non potevano essere accaparrate da qualcuno. Questa è una caratteristica fondamentale del vero socialismo. »
Eppure, nel 1989 cade il Muro di Berlino; nel 1990 arriva a compimento l'opera di riunificazione tedesca, la quale vede il sistema di libero mercato inghiottire la RDT, per altro con esiti inizialmente disastrosi per gli ex cittadini tedeschi dell'est:
« È ormai evidente come l'industria chimica della RDT fu follemente amputata perché la produzione di quella tedesco-occidentale era eccessiva. L'industria tessile della RDT fu distrutta perché il tessile diminuisse i suoi effettivi all'Ovest. Lo stesso è avvenuto alle industrie siderurgiche e metallurgiche, alle aziende elettroniche, ai cantieri navali e ad altri settori industriali. »
« Chi ci avrebbe mai creduto, se avessimo annunciato ai lavoratori di un'impresa i cui macchinari ed edifici valevano tra 800 milioni e un miliardo di marchi, che il complesso sarebbe stato ceduto per il valore simbolico di un marco? »
« Nella RDT esistevano nove milioni e mezzo di posti di lavoro. La deindustrializzazione ne ha distrutti la metà. Essi sono stati vittime della corsa al profitto. [...] Conseguenza di questa barbarie, troppi cittadini si ritrovano in condizioni di miseria e di necessità. Sovente si vedono famiglie nelle quali padre e madre sono disoccupati. »
Insomma, durante la lotta di classe avvenuta a livello mondiale nel XX secolo, il capitalismo ha vinto. Una vittoria dovuta innanzitutto alla capacità della classe capitalista di inserirsi all'interno del modello socialista, logorandolo dall'interno. Palese è negli Appunti il riferimento all'azione di apertura al libero mercato favorita da Michail Gorbačëv. L'azione promossa dal nuovo gruppo dirigente affermatosi con lui nel PCUS, nel tentativo di liberalizzare l'economia e la politica, avvicinandola al modello occidentale, aveva creato una tale situazione di crisi del sistema economico sovietico che favorì un crollo della fiducia della popolazione rispetto al Partito, artefice di un'azione tutt'altro che efficiente.
Un'azione di riorganizzazione mossa tramite una lotta interna al partito, che puntava a eliminare i dirigenti più marxisti-leninisti per tenere nei luoghi di potere chi accettava il nuovo corso liberale, anche a patto di andare contro il volere popolare, che esprimeva evidente malcontento per la confusione sociale nata dalle riforme ma non venne comunque mai realmente ascoltato. Caso emblematico, di fronte allo scioglimento deciso dalla dirigenza dell'URSS, il referendum avvenuto lo stesso anno dello scioglimento (1991), quando si chiese ai cittadini sovietici se preferivano mantenere in vita l'URSS: con un affluenza dell'82%, il 77% disse di sì.
L'azione forzata di riorganizzazione liberale dell'economia e del sistema politico riguardò anche la RDT, i cui dirigenti ebbero sempre più pressioni da parte del PCUS per intraprendere certi percorsi, con figure interne alla SED (il Partito Socialista Unificato di Germania) che spingevano per sostituire i personaggi più scomodi, quali Honecker stesso. L'attività di sabotaggio interna diventò poi palese quando, di fronte al crollo della RDT e all'unificazione tedesca, si svilupparono veri e propri processi contro i vecchi dirigenti, trattati alla stregua di assassini di uno Stato colpevole delle peggiori nefandezze – nonostante fino a qualche anno prima esso rientrava nei trattati internazionali come firmatario ed era riconosciuto pubblicamente dalle stesse potenze occidentali.
Tuttavia il crollo dei regimi socialisti non dipese solo da questo, ma – e qua forse sta il maggior pregio, nella sua brevità, dello scritto honeckeriano – anche da limiti stessi dello sviluppo negli stati socialisti, che avevano portato a effettive espressioni di malcontento verso alcune politiche o all'incapacità di creare uno Stato pienamente democratico e dove fosse compreso da tutti il senso di una direzione socialista:
« Tutti volevamo un socialismo ancora migliore. Ciò che era stato raggiunto non ci ha mai soddisfatto. »
« Non esiste vera democrazia laddove gli uomini che creano il valore non possiedono i principali mezzi di produzione. Dove opera, la democrazia borghese non consiste che negli spazi di libertà che i lavoratori hanno potuto strappare al capitale con le loro battaglie. [...] Questo significa che le nostre strutture democratiche erano sufficienti? Non esiste alcun dubbio che così non fosse ed era chiaro in parecchi settori. Si imponevano perfezionamenti e correzioni, ma quali? La partecipazione dei cittadini alla risoluzione delle questioni decisive, la loro coscienza di proprietari, erano insufficienti. »
« Le carenze del nostro lavoro ideologico gravarono intensamente. Abbiamo fatto tanto, ma nuove questioni ci venivano poste dalla vita. [...] Vi era dello schematismo nel lavoro ideologico? Sì, ve ne era. »
« Si dibatteva [fra i paesi del blocco socialista] di molti aspetti, ma la questione del pluralismo nella società, che si ripercuoteva in una elevata quantità di problemi, non fu discussa a fondo. Così fu, purtroppo, per molte altre questioni importanti. »
Vi erano insomma dei limiti evidenti. Limiti relativi alle esperienze socialiste empiriche, storicamente svoltesi, le quali hanno fallito per i loro limiti interni e la loro conseguente incapacità di sconfiggere il rivale nella lotta di classe. Ma – e qua vi è il punto concettuale fondamentale della riflessione honeckeriana – non è fallita l'idea di socialismo, cioè la necessità di un superamento dell'assetto capitalista e lo sviluppo di un sistema che superi la contraddizione «che oppone il carattere sociale del lavoro e il carattere privato dell'appropriazione». Che forma e che organizzazione avrà questo socialismo è una domanda che Honecker lascia aperta, consapevole dei limiti di quanto effettuato e della necessità di migliorare. Ciò non toglie tuttavia la sua fiducia riguardo a chi appartiene il futuro:
« O l'umanità sarà trascinata nel baratro dal capitalismo, oppure lo sconfiggerà. È la seconda ipotesi la più realistica, la più concreta, perché i popoli intendono vivere. Nonostante tutte queste difficoltà e pericoli, malgrado la situazione molto cupa del momento, io sono e rimango fiducioso. Il futuro appartiene al socialismo. »
7 luglio 2021
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