Il materialismo è stato spesso accusato di ignorare il problema della soggettività umana, ridotta ad un mero prodotto naturale. Ma il materialismo implica necessariamente una simile svalutazione?
di Alessandro Tosolini
Molti affermano che il materialismo comporterebbe una svalutazione dell’elemento soggettivo e psicologico dell’essere umano. Già nella concezione popolare di materialismo è infatti presente questa riduzione all’elemento edonistico e terreno, che squalifica l’anima e dunque il soggetto. Ma è davvero così?
Se in alcuni il materialismo è giunto effettivamente a questo riduzionismo, ciò non vuol dire che debba avvenire per forza. Questa è per esempio la posizione del materialismo strutturalistico di Althusser:
« la questione del soggetto della storia scompare. La storia è un immenso sistema naturaleumano in movimento, il cui motore è la lotta tra le classi. La storia è un processo (processus) e un processo senza soggetto. » (Louis Althusser, Umanesimo e stalinismo)
Questa considerazione di Althusser pone il problema di ogni concezione materialistica, che rischia sempre di cadere in posizioni naturalistico-dogmatiche. Eppure Althusser fa notare anche un punto centrale per cui il materialismo si discosta dall’idealismo ovvero, il problema del “Soggetto della conoscenza” o del “Soggetto trascendentale”.
Infatti l’idealismo, prendiamo ad esempio l’idealismo classico tedesco, fonda la propria concezione su una soggettività considerata punto primo del conoscere. Questa soggettività viene spogliata di ogni carattere concreto e considerata nella sua purezza e assolutezza. Ad esempio, per Hegel il cominciamento della Scienza della Logica è costituito dalle prime determinazioni delle coscienza considerate nella loro astrazione pura, che per Hegel sono l’Essere e il Non-Essere spogliati di ogni determinazione concreta. Stesso ragionamento e punto di partenza è quello dell’idealismo trascendentale kantiano e dell’idealismo fichtiano: entrambi pongono come cominciamento l’io e la coscienza.
Ora, il principale motivo per cui il materialismo si distacca dall’idealismo è proprio perché ciò che per l’idealismo è il cominciamento, la coscienza, per il materialismo è invece qualcosa di derivato, che deriva da una lunga storia ed evoluzione che non si riduce unicamente allo “Spirito”, ma avviene per la maggior parte anche fuori di esso. Ma non è tanto questo il problema che qui verrà affrontato.
Il problema è se una simile posizione del materialismo debba condurre per forza a sbarazzarsi della soggettività. Come è noto, questa polemica di Althusser contro il Soggetto, l’Uomo ecc. deriva dallo strutturalismo francese dell’epoca e riguarda anche le riflessioni di Foucault, Deleuze, Derrida, Lacan ecc. Riflessioni assai diverse fra di loro, ma accomunate dalla prospettiva decostruttiva e critica nei confronti del soggetto come categoria.
Ora, queste polemiche evidenziano sicuramente un fatto innegabile, ovvero l’astrattezza delle categorie di Soggetto e Oggetto che molto difficilmente riescono a rendere la complessità della realtà e spesso rischiano di forzarla dentro prospettive sbagliate.
Il materialismo dunque non conduce per forza al riduzionismo all’oggetto, come alternativa al riduzionismo al soggetto dell’idealismo. La critica che il materialismo pone all’idealismo riguarda l’astrattezza di questa soggettività che l’idealismo cerca di analizzare in maniera speculativa. É questo quello che per esempio Marx rimprovera ad Hegel nella Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico.
« Famiglia e società civile sono i presupposti dello Stato, sono essi propriamente gli attivi. Ma nella speculazione diventa il contrario: mentre l’idea è trasformata in soggetto, quivi i soggetti reali, la società civile, la famiglia, le circostanze, l’arbitrio etc., diventano dei momenti obiettivi dell’idea, irreali, allegorici. »
Qui la critica di Marx non si rivolge tanto all’Idea, contestata tramite il richiamo ad una rozza empiria terrena, o al momento dell’astrazione, ma al fatto che questi assorbano e rendano fantasmatico il reale. Il materialismo si differenzia dall’idealismo nel problema della soggettività non tanto negandola e riconnettendola ad un rozzo evoluzionismo, ma considerandola nella sua prassi concreta e non nelle ipostasi metafisiche dell’idealismo.
Il materialismo dunque deve riconnettere la soggettività alla sua materialità e alle sue pratiche concrete per non creare una soggettività meramente poggiante sul vuoto della speculazione filosofica. Come affermava ad esempio lo psichiatra Franco Basaglia:
« Se dunque la soggettività umana è l’enigma centrale di ogni scienza, lo studio delle relazioni dell’io col proprio corpo, del corpo come corpo proprio col corpo d’altri sarà il centro di ogni indagine psichiatrica perché il corpo – nella sua ambigua bipolarità di soggetto-oggetto – gioca un ruolo centrale nel determinismo delle modificazioni strutturali cui si assiste nella patologia mentale. » (Franco Basaglia, L'utopia della realtà)
E dunque già il famoso psichiatra triestino invitava a tenere conto, nella dimensione della soggettività umana, anche alla sua dimensione materiale, a quelle determinazioni oggettive e naturali che rendono l’uomo ciò che è. Ciò però non nel senso di sminuire la soggettività ma per collocarla nel suo giusto posto e limite.
Anche lo storico e psicologo sovietico Boris Porshnev invitava a tenere conto di un’altra dimensione essenziale nel problema della coscienza e della soggettività, ovvero la dimensione storica. Anche questi stigmatizzava una tendenza diffusa nel materialismo ad ignorare la soggettività:
« L’errore più grave del materialismo economico consiste nella pretesta di descrivere la storia umana senza tener conto della soggettività. La scoperta della oggettività da parte del marxismo richiede invece che la soggettività venga spiegata e non respinta. » (Boris Porshnev, La psicologia sociale e la storia)
Ed è proprio la dimensione storica e sociale quella che gioca il ruolo principale in una concezione della soggettività dal punto di vista materialistico. Perché se ci si limita ad affermare che il soggetto e la mente sono anche corpo, sono cervello, non si fa nessun passo avanti, se non si analizzano i modi di vita storici e sociali nei quali il soggetto umano si trova a vivere concretamente.
Per concludere, il problema della soggettività è una delle questioni più complesse della storia della filosofia che sicuramente queste poche righe non possono risolvere. Quello che però qua si vuol fare è indicare se non altro la strada: evitare i facili sofismi filosofici, rivolgersi a ciò che la psicologia, le neuroscienze, la storia e tante altre discipline hanno da dire. In tal modo non sbarazzarsi del soggetto ma creare una teoria del soggetto più complessa e dinamica, che sia adatta alle nuove scoperte scientifiche, ma che non si riduca semplicemente ad esse.
17 marzo 2021
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