I talebani hanno riconquistato l'Afghanistan, instaurando un duro regime. A esserne più colpite sono sicuramente le donne, da sempre trattate come merce. Fra loro c'è chi cerca di scappare e chi prova a restare e protestare, per quanto le conseguenze possano essere pericolose.
di Sofia Gallinaro
Le truppe americane dopo 20 anni di occupazione hanno abbandonato l'Afghanistan, lasciando la possibilità ai talebani di riprendere il potere. Il 15 agosto, infatti, questi hanno conquistato la capitale, Kabul, ponendosi così a capo del Paese. Il loro obiettivo è governare con la Sharia, la legge islamica, ogni singolo aspetto della quotidianità dei cittadini.
La Sharia, letteralmente il chiaro cammino che conduce alla vita, è un codice che regola la quotidianità dei musulmani praticanti: una sorta guida del comportamento, che investe tematiche molto varie, dal modo di pregare ai rapporti privati, lavorativi ed economici. Solitamente i credenti possono rivolgersi ad un esperto, il Muftī, per dei consigli su come interpretare la Sharia.
I talebani assumono questo insieme di regole alla lettera, tanto che durante il loro periodo al potere dal 1996 al 2001 avevano persino bandito la televisione e gli strumenti musicali.
Nonostante durante il primo discorso pubblico il portavoce dei talebani abbia parlato del rispetto dei diritti delle donne e della libertà di stampa, non si sa ancora di preciso come le leggi islamiche saranno applicate; per questo è stato lanciato un allarme con l'obiettivo di salvare le minoranze contro cui la Sharia è più intollerante: donne, dissidenti e componenti della comunità LGBTQ+, per dirne alcuni.
Infatti, nel corso del loro governo precedente, alle donne era chiesto di indossare pubblicamente il burqa, un tipo di velo che copre per intero il corpo e il viso, ed era vietato loro di svolgere ogni funzione pubblica. Inoltre non era punito il diritto d'onore e gli uomini potevano avere più di una moglie, che, come tale, "apparteneva" loro, anche molto giovane. Oltre a ciò, erano normalizzate punizioni fisiche molto dure, come tagliare le dita a coloro che indossavano lo smalto, ed esecuzioni pubbliche per chi commetteva omicidio o adulterio.
Secondo le dichiarazioni, però, stavolta alle donne sarà concesso di lavorare anche in ambito politico, andare a scuola, uscire di casa da sole e indossare l'hijab – il velo islamico che copre solo capelli e collo. Questo cambiamento non convince i critici, in quanto gli estremisti islamici hanno sempre considerato le donne come "merce" e hanno persino preteso l'elenco delle donne «non sposate, di età compresa tra 12 e 45 anni affinché i loro soldati possano sposare in quanto bottino di guerra che spetta ai vincitori».
Sin dal primo giorno centinaia di donne stanno cercando di emigrare dall'Afghanistan per sfuggire a questa situazione pericolosa, portando con sé i loro bambini. Ma subito i talebani hanno invaso gli aeroporti, scatenando carneficine e rendendoli posti pericolosi.
Gruppi volontari da tutta Europa si sono velocemente mobilitati per andare in soccorso delle persone a rischio, organizzando delle vere e proprie missioni di salvataggio. Grazie a loro, ora migliaia di persone si trovano al sicuro. Molte persone, però, non vogliono lasciare il loro Paese e hanno deciso di restare e provare ad adeguarsi al nuovo governo. Ad esempio, alcune studentesse nascondono i documenti di iscrizione all'università, mentre chi l'ha già finita brucia la propria laurea; le ragazze gettano i propri trucchi e si rinchiudono dentro ai burqa azzurri che usavano le loro madri fino a qualche anno fa.
Per non essere prese di mira bisogna diventare tutte uguali, nascoste dietro a quel velo che toglie l'identità. Tutte figure vestite di blu, terrorizzate di venire rapite per essere date in sposa ai soldati, obbligate a rinunciare ai propri sogni per sopravvivere. Il proprietario di un salone di bellezza ha persino riverniciato le proprie saracinesche, in quanto c'erano raffigurate donne in pose "occidentali", per non recare ai talebani alcun fastidio.
La violazione dei diritti delle donne non è presente solo sotto il regime dei talebani. Ma l'Afghanistan vanta una tra le più alte percentuali di violenza domestica, oltre a spose bambine e matrimoni forzati che coinvolgono tra il 60 e l'80% della popolazione femminile; senza contare che l'obbligo di indossare il burqa pubblicamente era già presente dal 1996 e fu abolito solo nel 2018.
Inoltre, una donna ha più possibilità di essere condannata per aver commesso adulterio che di vedere in carcere il proprio stupratore: fatto molto grave considerato che circa l'87% delle donne Afghane subisce una violenza sessuale nella propria vita. Non a caso questo Paese è considerato il posto peggiore in cui nascere se si è donna.
Proprio per questo, per molte donne l'unica possibilità è la clandestinità. Sono infatti attive organizzazioni come Rawa, l'Associazione rivoluzionaria delle donne dell'Afghanistan, che sta organizzando una resistenza politica in vista di una liberazione femminile autonoma dallo sguardo occidentale. Lottando per la rivoluzione, queste donne lottano per mantenere la loro identità e per non smettere di essere loro stesse.
5 novembre 2021