di Riccardo Bassani


Siamo nati e cresciuti nell’epoca dell’eccellenza dove, come avversari, ci sfidiamo e combattiamo per raggiungere la perfezione. Solo i migliori riescono ad innalzare il trofeo; i perdenti, al contrario, sono costretti a trascinare il peso della frustrazione e dell'insoddisfazione. La società ci insegna che per raggiungere la perfezione dobbiamo essere i migliori e, trascurando doti, qualità e impegno di ognuno, pone tutti sullo stesso piano, ci giudica e premia i perfetti, gli eccellenti.



di Martina Cecchinato


Siamo abituati a collegare la nostra gioia alla buona riuscita dei nostri obiettivi; ma la prospettiva della conquista è quella migliore?



di Valerio Curcio


Lo scoppio di una guerra nel cuore dell'Europa ha mostrato tutte le fragilità degli Stati europei, disuniti e incapaci di una reazione compatta ed efficace alle attuali mire russe. La ricerca di una visione geopolitica unitaria e la capacità di fare i conti col pericolo della guerra sono questioni che vanno affrontate senza più procrastinazioni.  



di Riccardo Sasso


Karl Marx è stato uno dei principali pensatori dell’Ottocento, tuttavia il suo pensiero ha trovato, appoggio quasi esclusivamente in filosofi, scrittori, economisti, sociologi, artisti, politici ecc. di estrazione socialista. Assai raro è trovare qualche libero pensatore che si lasci ispirare dal pensiero del filosofo di Treviri senza aderire alla scuola di pensiero filosofico-politica scaturita dalla sua riflessione. Se i non-marxisti dimostrano spesso una certa riluttanza nei confronti del pensiero marxiano e difficilmente si lasciano ispirare da esso, assai più frequente è incontrare aspre critiche alla sua filosofia. Da dove proviene questa ritrosia e idiosincrasia nei confronti del pensiero di Karl Marx da parte dei non-marxisti? 



PENSARE IL MONDO. BREVE STORIA DELL'OGGETTIVITÀ


« Come se gli uomini, obliando del tutto il Divino, versassero nella condizione di appagarsi, come i vermi, di polvere e di acqua. » (G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito)




Il richiamo all’originario e al fondamento dovrebbe essere sempre consapevole nella filosofia, ma non nel ruolo di giustificazione astratta, bensì come essenza dello stesso domandare.




La società odierna dipende passivamente dalla presenza ubiqua di simboli, narrazioni fallaci e virtuali che, assumendo sempre più rilievo ed importanza a scapito delle realtà che descrivono, finiscono per divenire l'unico strumento interpretativo disponibile. Il trionfo del contenitore che soppianta il contenuto fu preannunciato circa quarant’anni fa dal filosofo postmoderno Jean Baudrillard.




In un’epoca come la nostra, in cui la cultura artistica viene considerata con notevole distacco e indifferenza, avere l’opportunità di confrontarsi con un’attrice e regista teatrale come Monica Nappo è stato un onore immenso. Grintosa, controcorrente, alternativa, Monica si forma a Napoli, dove a soli diciotto anni apre un teatro con dei giovani colleghi. Inizia da subito a lavorare in teatro, prima con Mario Martone, poi con Cesare Lievi e poi con la compagnia di Toni Servillo, per più di dieci anni. Nel cinema ha lavorato con registi importanti, quali Silvio Soldini, Antonio Capuano, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Woody Allen e Ridley Scott.




Scenari impensabili prendono forma, laddove pensieri ed emozioni espandono il proprio raggio di azione, attraverso un confronto ravvicinato da parte del soggetto con l’alterità del passato (tempo vissuto) e del futuro (tempo a venire), entrambi irriducibili all’identità del presente (tempo vivente).




Tramite un racconto dai toni apparentemente leggeri, Kurt Vonnegut riesce a trasmettere la drammaticità di uno dei bombardamenti più efferati della Seconda guerra mondiale.





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