Disturbi che uccidono

 

Quotidianamente sentiamo descrivere persone come sociopatiche o psicopatiche, ma quali sono davvero i significati di queste parole?

 

di Sofia Gallinaro

 

Psicopatia e sociopatia, al contrario di come spesso si crede, non sono sinonimi e non sono condizioni mentali di persone poco empatiche o di criminali.

Entrambi i termini indicano un Disturbo Antisociale di Personalità (ASPD), che colpisce il 3% della popolazione: ci sono quindi sicuramente alcune somiglianze, come il comportamento antisociale e la tendenza alla manipolazione, ma le differenze partono dalla radice.

 

Infatti, la psicopatia è un tipo di personalità prodotto dalla genetica di un individuo, mentre la sociopatia è un’alterazione del comportamento provocata da una lesione cerebrale o da un trauma infantile. Pertanto, uno psicopatico nasce con questo disturbo, dovuto al sottosviluppo delle aree del cervello che regolano le emozioni e controllano gli impulsi, mentre un sociopatico viene forgiato dall’ambiente in cui cresce, dove i suoi comportamenti sono ritenuti normali.

 

Inoltre, queste due tipologie di individui differiscono anche nel modo in cui si presentano socialmente.

Gli psicopatici sono persone molto egocentriche, sicure di sé, che appaiono loquaci e affascinanti. Sono tuttavia incapaci di provare rimorsi ed empatia, rispondono solo agli stimoli forti e per questo hanno un bisogno costante di eccitazione, che ottengono con molta impulsività ed un autocontrollo assente. Vogliono ottenere a tutti i costi la perfezione, e conseguentemente vedono l’essere umano come un mezzo per raggiungere i propri scopi.

Possono quindi avere lavori e relazioni stabili, che mantengono fingendo emozioni che sono in realtà incapaci di provare.

 

In questa categoria rientrano molti tra i serial killer più famosi: sono capaci di indifferenza per il dolore delle altre persone e non provano sensi di colpa. Inoltre, la loro meticolosità li aiuta a compiere crimini senza essere subito scoperti. Sono infatti definiti criminali organizzati.

 

Uno dei più noti è sicuramente Jeffrey Dahmer, responsabile di almeno 17 morti. Conosceva le sue vittime seducendole e portandole con sé, dimostrandosi quindi affascinante; una volta, quando un ragazzo che aveva rapito scappò, riuscì persino a manipolare la polizia: ottenne di portarlo via con sé e lo uccise poco dopo.

 

Al contrario, gli sociopatici hanno una coscienza sviluppata e riescono a provare rimorsi e sensi di colpa, insieme a empatia. Tuttavia, la loro morale è alterata: il loro senso del bene e del male è distorto a causa dell’ambiente in cui sono cresciuti.

Tra le loro caratteristiche troviamo anche l’incapacità di amare, l’inesistenza di un progetto di vita e la predisposizione all’uso di alcol e droghe. Inoltre spesso conducono una vita isolata anche dal punto di vista lavorativo, in quanto non sono in grado di relazionarsi con gruppi di persone.

 

I crimini compiuti dai sociopatici sono disorganizzati e spontanei, sono spesso dovuti a scoppi di rabbia impulsivi senza un’attenta analisi dei rischi. Per questo ci sono molti meno serial killer che sono stati diagnosticati come sociopatici: in media vengono scoperti e arrestati molto prima degli psicopatici, che al contrario sono attenti ad ogni piccolo dettaglio.

 

Uno tra i più famosi serial killer sociopatici è Richard Kuklinski, “l’uomo di ghiaccio”, il cui numero di vittime non è noto ma si stima sia tra 30 e 250. Ha assistito all’omicidio del fratello da parte del padre, fatto che l’ha segnato e ha influenzato la sua visione sugli omicidi, tanto che poi diventò un sicario professionista.

 

Un fattore comune tra i criminali con ASPD è un’infanzia travagliata. Infatti, nonostante la psicopatia sia per lo più genetica, fattori come traumi infantili possono peggiorare la situazione mentale di un individuo fino a farlo diventare un delinquente.

Non c’è quasi nessun assassino che abbia avuto una vita totalmente normale, solitamente è sempre presente un passato di abusi. La natura di questi ultimi, soprattutto, influenza particolarmente il modus operandi del killer.

 

Ad esempio, Aileen Wuornos, che ha tolto la vita ad almeno 7 uomini, fu violentata numerose volte dal nonno e da altri mentre era ancora una ragazzina. Questo la portò a prostituirsi e a uccidere i propri clienti, alcuni dei quali approfittavano di lei.

In queste circostanze furono soprattutto gli abusi a formare la sua infermità mentale e la carriera criminale, che molto probabilmente sarebbe stata inesistente senza di essi.

 

Un altro caso è quello di Ted Bundy, al quale si attribuiscono tra le 15 e le 36 vittime. Anch’egli fu succube di un nonno violento, dal quale ereditò la misoginia e il maltrattamento delle donne che mise in atto nei suoi crimini. 

Al contrario della Wuornos, però, Bundy avrebbe quasi sicuramente ucciso anche con un’infanzia normale: era uno psicopatico sadico.

 

Bisogna anche dire, però, che non tutte le persone affette da questi tipi di ASPD sono destinate a diventare degli assassini: si riesce a convivere con questi disturbi.

Grazie a un percorso psichiatrico e all’utilizzo di psicofarmaci se necessario, questi individui riescono a condurre delle vite normali senza nuocere a nessuno.

Quindi, se qualcuno è affetto da disturbi della personalità non bisogna emarginarlo con la paura che finirà per farci del male, ma cercare di aiutarlo a convivere pacificamente con sé stesso.

 

28 gennaio 2022

 









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