Secondo Benedetto Croce, il pensatore che si occupa di problemi "puramente" filosofici è paragonabile a un somaro. In questa breve osservazione, il filosofo di adozione napoletana spiega perché.
Qual è l'origine del detto: «Purus mathematicus, purus asinus» o quale ne è la più antica apparizione? Confesso di non saperlo e vorrei che qualcuno me ne informasse o facesse ricerche in proposito. Non che io lo creda giusto e meritato: se la matematica è matematica, cioè astratto schematismo che ha carattere e ufficio strumentale, il matematico, il quale non ha già l'ufficio di ricercare la pienezza di verità delle cose ma di costruire un grandioso strumento, necessario all'uomo, non è certo da vilipendere come asino. Assai più giusta mi sembra la sostituzione che io soglio fare di quel detto con l'altro: «Purus philosophus, purus asinus», perché il filosofo non può appagarsi di schemi e di astrazioni, ma deve rispondere ai quesiti che la realtà e la storia gli pongono e preparare con la verità la nuova storia: donde il mio aborrimento pei cosiddetti filosofi puri, ignari, ignoranti e indifferenti alle cose, e che riducono la filosofia a una scolastica e ne usano come del loro gnagnepain. La storia della filosofia comprova che tutte le verità che hanno fatto progredire la civiltà umana, degli Aristotele come dei Kant, dei Vico come degli Hegel, sono tutte «impure», cioè sintetiche a priori, cioè storicamente nate e storicamente rischiaranti; e con ciò (come il Goethe diceva della vera poesia) «tirtaiche», ricche di vita e animanti gli uomini alle battaglie della vita.
B. Croce, Notizie ed osservazioni, in «La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce», 40, 1942, p. 285.