di Ilenia Giangrande
La proposta di lavorare in gruppo è sempre più presente nell’ambiente scolastico. Ma lavorare in gruppo è effettivamente così utile? E come dovrebbe essere formato questo gruppo?
Il governo spagnolo dà il via libera alla scomparsa della Filosofia e dell'insegnamento cronologico della Storia nell'ESO (istruzione secondaria obbligatoria).
Quali sono i pensieri che hanno dato origine al neoliberalismo e quali le conseguenze? Hanno davvero tutti i torti? Si tratta di accogliere la loro riflessione oppure di cominciare a lavorare su un piano differente? Avanziamo qualche riflessione su un problema lungi dall'essere risolto.
L'idea platonica non è neutrale, ma non sta con nessuno.
Che cos’è un laboratorio di lettura corale? Quali benefici può portare al mondo della scuola?
di Tito F. Tapulestra
Il presente articolo ha l’obiettivo di portare alla luce alcuni aspetti problematici dell’odierna condizione lavorativa, penetrando i quali si osserva l’emersione di questioni che trascendono la sola organizzazione attuale del lavoro.
Bentham pensa di poter creare un metodo scientifico che possa giudicare con precisione la moralità di un’azione, una serie di calcoli che permettano di individuare la quantità di piacere o di dolore causata da un'azione. Al contrario Ritchie si limita ad esporre tre domande che ci aiutano a decidere se un’azione promuove il fine ultimo. La proposta del filosofo scozzese rimane un’approssimazione.
Sono di ieri le novità sul “caso Orsini”, che ha lasciato il «Messaggero», e da cui la sua università aveva preso le distanze, per aver esplicitato le responsabilità occidentali nel conflitto in corso.
Non era andata meglio all'inizio del conflitto al giornalista Marc Innaro a «Rai2», accusato di «accreditare la propaganda russa» per aver mostrato la cartina dell’Est Europa prima e dopo l’allargamento Nato e aver riportato la replica del governo russo al presidente ucraino Zelensky sull'assalto alla centrale nucleare.
Nel mezzo il fragore di battibecchi reiterati, ove echeggia, sordo, il silenzio della democrazia e l'ignoranza di categorie filosofiche fondamentali.
Di fronte alla guerra russo-ucraina, molte voci si sono sollevate critiche nei confronti delle istituzioni occidentali, a loro dire ipocrite e in parte causa dell'attuale situazione. Questa possibilità di criticare le proprie istituzioni non è però un fattore irrilevante per valutare l'attuale situazione, nonché riflettere sul senso dell'identità europea.
di Michele Ciraci
In qualità di tema assai controverso, nel corso della storia vi sono state molteplici scuole di pensiero in merito all’utilizzo o meno della pena di morte. Da Platone a Nietzsche, da Sant’Agostino fino al marchese Beccaria, moltissimi grandi pensatori si sono espressi su tale sanzione, spesso schierandosi a favore. Ancora oggi, il dibattito assume una certa rilevanza: secondo un rapporto Censis, circa il 44% del popolo italiano è favorevole all’introduzione della pena capitale. Tale dato mostra come l’Italia sia letteralmente spaccata in due in merito all’utilizzo o meno di suddetta sanzione.
In questo articolo, in seguito ad una breve introduzione, vi esporrò il mio pensiero, sostenuto e argomentato, riguardo alla pena di morte.
Ovvio, etimologicamente, viene dal latino obvius che significa «che va incontro». Contrariamente al banale, che indica una proprietà che è comune ma contingente e di cui si può fare a meno, l’ovvio, venendoci incontro, è ciò che non può essere evitato e che quindi si impone a noi in maniera inevitabile. Non importa se ci voltiamo da una parte o dall’altra: l’orizzonte entro cui ci muoviamo si ripresenterà sempre a noi, e muovendoci andremo sempre incontro a questo orizzonte inevitabile
di Leonardo Guglielmini
Essere pressato. Oppresso. Qualche volta soppresso. È questo quanto aspetta a un giovane diverso dagli altri, appena dimostra di avere un quid in più. Si pensi, per di più, che tutto questo accade principalmente nella scuola, istituzione che si è sempre dipinta come trait d’union tra il sapere e le generazioni future: ciò non può che far rimuginare sulla società della quale ci troviamo permeati ogni giorno.
La filosofia dello scozzese David George Ritchie acquista una notevole importanza all’interno del movimento neo-idealista britannico a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Ritchie ha come punto di riferimento il maestro Thomas Hill Green e si ispira alle teorie dell’evoluzione, particolarmente in voga in quel periodo, e alla filosofia di Hegel, il faro che lo guiderà nel corso della sua ricerca. L’impresa filosofica di Ritchie si nutre di una contrapposizione ben precisa, ossia del confronto con Herbert Spencer, contemporaneo di Ritchie e teorico dell’estensione della teoria dell’evoluzione alla società umana, oltre che alla natura.
Gli attuali tempi bui non sono facili da affrontare senza cadere nella rassegnazione. Non bisogna tuttavia cedere all'idea che il futuro non esista o, peggio ancora, che il nostro agire non abbia alcun senso.
di Lorenzo Cazzulani
I riti ci sono eccome: non sono morti! Tuttavia, e qui forse sta la drammaticità, ancor maggiore, della nostra epoca, sono stati irreparabilmente depotenziati, e conservano solo sbiaditamente la forza di opporsi allo scatenarsi di crisi e furori sociali.