Il 'trapassare' del postmoderno

 

Nel frammento Il divenire nel trapassare Hölderlin tratta una tematica particolarmente cara alla filosofia idealista: lo stato del mondo nella sua dissoluzione e nel suo passaggio ad un mondo nuovo. Ecco a quale punto ci troviamo noi, «in una condizione tra essere e non essere». L’unica possibilità per comprendere tale situazione è perciò l’analisi filosofica delle forze in gioco.

 

di Federico Giacoppo

 

 

Quello che stiamo vivendo è senza dubbio un momento di trapasso, se pur celato e invisibile alle masse (se non nell'ambito egemone in questa struttura mondiale – l'economico).

Segni tangibili dai più di questo trapasso sono: le guerre con le relative narrazioni dei fatti, l'aumento dei prezzi delle materie prime (gas, petrolio) e il caos generale a livello politico e sociale.

 

Dicevo prima che le masse non percepiscono tale periodo come di trapasso, ciò è dovuto alla unilateralità del messaggio mediatico e istituzionale che spinge verso una presunta normalizzazione del periodo, ad una Restaurazione moderna fedele al ritorno-come-prima di ottocentesca memoria. La nostra lotta a tale utopia reazionaria deve essere pari a quella che portò avanti Hegel attaccando una situazione storica desiderante la cancellazione del passato in vista di una stabilità pre-rivoluzionaria.

 

Lo scontro si è instaurato tra due verità: una auto-ritenentesi assoluta e tendente all'assolutezza ad essa fondativa; l'altra desiderante la relatività ma costretta – dalla posizione della prima verità – a porsi in una posizione di stretta assolutezza – che non la pone (come erroneamente si potrebbe pensare) automaticamente in relazione con la prima, ma in conflitto con quella.

Attorno a questi poli vi sono rispettive sfere di influenza.

 

È un conflitto tragico di weberiana lotta di valori svolgentesi non manifestamente – anche se pur presente – nella "piccola politica", ma apertamente nel grande campo di battaglia pluridimensionale: fisico (geopolitico), concettuale ed economico.

La prima posizione può essere raccolta sotto il nome di "globalismo", la seconda di "multipolarismo".

 

Compito del filosofo non risulta però quello di dare risposte a domande di ambito valoriale (come Massimo Cacciari più e più volte sottolinea in Il lavoro dello spirito, rifacendosi direttamente al Weber di Lavoro intellettuale come professione), ma quello di «individuare le domande su cui soffermarsi piuttosto che azzardare risposte su un futuro indeterminato che rasenterebbero la profezia» (Remo Bodei, Dominio e sottomissione, Introduzione, p. 21).

 

 

Colui che si dovrà porre le domande sui valori in lotta e dovrà di conseguenza entrare nel campo di battaglia è il politico, previa assunzione di responsabilità nei confronti di ciò che è esplicitamente derivante dalla sua azione e di ciò che, quasi per generatio aequivoca, si genera in modo non prevedibile.

 

Il nucleo dal quale nasce l’opposizione moderna è quello che comprende due categorie di diffusione del pensiero (come espresso sopra): un inattuale “imporre”; ed un “convincere in relazione”. L’imporre è un dogmatico propinare un modello di pensiero in sé conchiuso ed unilaterale, che così sia considerato “giusto” ovunque si instauri. Dall’altra parte il “convincere (lat. “convinco”, confutare, “dimostrare le aporie”) in relazione” presuppone ovviamente la permanenza della “lotta dei valori” (che sarebbe utopico volere, o credere di potere, eliminare), ma lo fa in un contesto, appunto, di relazione, in cui nessuna dimensione si impone come verità assoluta ed in cui avviene un razionale e reciproco auto-regolarsi sulla base del confronto; niente di utopico in tutto questo!

 

Descritta la situazione in termini generali, è ora possibile inaugurare il momento delle domande da individuare, senza la pretesa di dare risposte profetiche, ma con il tentativo di aprire nuovi possibili orizzonti concettuali che ci possano guidare – in quanto individui coinvolti intimamente nella situazione – nella scelta valoriale o – se filosofi – nell’analisi.

 

Cominciando dalla prima dimensione (quella assolutamente assoluta): come si presenterebbe un sistema della Libertà nel contesto di una tendenza assolutistica in mano ad una sola dimensione regolativa? Potremo ancora parlare di democrazia nel momento in cui la scelta del votare si orienti in un campo politico “uni-differenziato” («partito unico articolato», Luciano Canfora, La democrazia dei signori)? Come sarebbe effettivamente possibile una confluenza di enti storicamente e geo-politicamente diversi in un sistema ad unica Verità?

 

Per quanto riguarda invece la seconda dimensione (quella assolutamente relativa in presenza dell’assolutamente assoluta, ma tendente al relativo): secondo quali meccanismi potrebbe realmente essere possibile, in un sistema economico indissolubilmente capitalista, l’auto-limitarsi dei campi di influenza delle potenze in relazione? Come impedire che una potenza possa uscire da questo schema in cerca di egemonia? Come sarebbe strutturata la lotta relativa dei valori?

 

In entrambe le prospettive sarà necessaria un’educazione; risulta però fondamentale prendere una decisione, e questo è il momento di decidere. Per dirla con Hegel, «lo spirito nascosto batte alle porte del presente» , e noi stiamo in questo momento contemplando l’hölderliniano «mondo di tutti i mondi»; tuttavia «questo lento sbocconcellarsi che non alterava il profilo dell’intiero, viene interrotto dall’apparizione che, come un lampo, d’un colpo, mette innanzi la piena struttura del nuovo mondo» (Hegel, Fenomenologia dello spirito).

 

19 novembre 2022









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