MACRON FLAMBÉ

 

Il governo Barnier è collassato, per ora non si può votare, Macron è alle corde pronto per essere cotto a puntino. Oppure no? In questa Incursione illumineremo i motivi filosofici per cui il presidente francese può dormire sonni tranquilli. Nulla di platonico o cabalistico, ma il semplice aiuto di una vecchia alleata: la stupidità delle opposizioni.

 

di Michele Rossi

 

 

Cos’hanno in comune Iron Man in Age of Ultron, la politica europea sull’Ucraina e il Partito Socialista francese? Sono tutti esempi di totale stupidità (sebbene per Iron Man il dibattito sia ancora aperto). 

 

La stupidità ha sempre affascinato le menti più acute. Il compianto medievista ed economista Carlo Cipolla, per dire, le dedicò addirittura il saggio Allegro ma non troppo del 1976. Il lavoro analizzava con lucida ironia e sana malizia gli elementi che rendono un atteggiamento stupido, imbecille, o idiota. Se il cattivo fa di tutto per danneggiare l'altro ingrassando se stesso e il buono si prodiga per gli altri al punto di sacrificare i propri desideri, lo stupido fonde il peggio di entrambi: non contento di danneggiare se stesso, procede a sminchiare tutte le possibilità di benessere per la collettività. La Terza Legge Fondamentale della stupidità vergata da Cipolla, infatti, recita: «Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita». 

 

In fondo, il micro-cosmo delle intelligenze non è così difficile da tracciare: nel gruppo dei malvagi abbiamo i diavoli, Hitler, le élite imperialiste europee dell’Ottocento, Saruman, gli ideatori dei sequel (a parte Toy Story), Schelling, Hegel, Heidegger e tutti i filosofi diventati famosi scrivendo in modo arzigogolato e incomprensibile; tra le schiere angeliche dei buoni troviamo, appunto, gli angeli, i martiri, Gesù, Gandhi, Gandalf, Bob Marley, Socrate, Seneca e tutti i filosofi che si sono tolti di mezzo prima di scrivere cose incomprensibili. In Purgatorio – o forse meglio dire nel Limbo – incontriamo, insieme a tutti i mariti che si tagliano le palle per far dispetto alla moglie, il Partito Socialista Francese. Ma cosa ha fatto scivolare la forza politica di Olivier Faure in questa triste compagnia?

 

Facciamo un passo indietro. 

Dopo la batosta alle europee di giugno, Macron compie l’unica mossa per lui sensata: scioglie le camere e indice subito nuove elezioni, che avranno un risultato nettissimo. Il partito di Macron va di merda e la coalizione di cui fa parte arriva terza su tre. Il mandato elettorale premia il Nuovo Fronte Popolare con le forze di sinistra e l’estrema destra della Le Pen, bastonando il centro e le meravigliose politiche degli ultimi anni portate avanti dall’esecutivo, dall’innalzamento dell’età pensionabile alla precarizzazione del lavoro; tutte ricette – sia detto con pardon – rivelatesi disastrose in qualunque paese le abbia applicate. In questo gorgogliare e ribollire di malcontento trasversale, il Partito Socialista compie la scelta giusta: entra nel Nuovo Fronte Popolare e, spinto da Melenchon e la France Insoumise, si mostra persino compatto con la coalizione radicale rifiutando i tentativi di Macron di costruire l’ennesimo accrocchio politico, condito come sempre da formule sibilline (“governo di scopo”, “di larghe intese”, “tecnico”…). 

 

E badate bene che la questione non è ideologica, ma pragmatica: il Partito Socialista qualche anno fa era inchiodato al 6% (roba che al confronto il PD di Gentiloni stava una crema!), e in politica il successo di idee e persone ha un solo, spietato metro: il voto. Passare da trenta a sessanta deputati in due anni sembra un’indicazione abbastanza chiara della strada giusta da intraprendere. Strada che, alla fine dell’estate elettorale, porta il Nuovo Fronte Popolare direttamente al tavolo delle trattative di governo, facendo rosolare a fuoco lento il tacchino Macron. 

 

Quest’ultimo, per spegnere le fiamme, non ha alternative: dopo aver registrato un risultato elettorale impietoso e cristallino “come un lago di montagna sempre blu”, decide bellamente di ignorarlo, nominando Primo Ministro un reazionario livido e insipido come Michel Barnier e rivendicando la bontà della macelleria sociale compiuta fino a oggi. Non solo, ma dopo aver consacrato l’intera campagna elettorale alla costituzione di un “argine al Lepenismo”, decide da buon liberale che è meglio un accordo sottobanco con i neofascisti piuttosto che un mandato di governo alle sinistre vincitrici. Così, il governo Barnier parte e si schianta dopo manco tre mesi, sotto i colpi di sfiducia della stessa Le Pen che aveva contribuito a farlo nascere. 

 

Per la coalizione delle sinistre si apre un’occasione ghiottissima: costringere Macron a trattare su un governo che lasci per sempre fuori i lepenisti, che arruoli ministri indicati dal Nuovo Fronte Popolare, e che realizzi un programma in netta controtendenza rispetto alla macelleria parigina degli ultimi anni.

 

E invece, proprio nel momento in cui è richiesto il massimo acume politico, ecco bussare alla porta il buon Cipolla con la sua Quarta Legge Fondamentale della stupidità: «Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore». 

 

Così, a due giorni (due giorni!) dalla crisi di governo i socialisti francesi scattano in volata al richiamo dell’Eliseo e rispondono come i gladiatori pronti al macello: “Siamo disponibili ad appoggiare un governo, purché non abbia un primo ministro di destra!” 

 

Par Bleu, il caro Macron già si frega le mani: premier "non-di-destra" significa anche centrista, liberale, macroniano, giusto? Niente di più facile per trovare un altro nome-fantoccio.

Molto bene, altre condizioni?

 

E lo sventurato Partito Socialista rincara la dose: “Possiamo sostenere un governo a tempo determinato” (insomma, non una monarchia ereditaria, che è già qualcosa!), e "vi votiamo pure la riforma delle pensioni!”

La stupidità, peraltro, è contagiosa, e il gruppo dei salvatori della patria si fa sempre più fitto: ai socialisti che aprono le danze si sommano in un baleno ecologisti e comunisti.

 

Macron stappa lo champagne: fino a poche ore prima pareva un tacchino spennato e impiattato per il forno, mentre ora gli sono rispuntate le piume ed è pronto a spiccare il volo sulla Senna. Senza fare nulla, è riuscito a spaccare il Nuovo Fronte Popolare e a guadagnare preziosi giorni d’ossigeno per il futuro governo Bayrou, pilotato dal suo virile piglio autoritario... pardon, repubblicano!

 

A questo punto, qualcuno potrebbe accusare questa Incursione di esagerare con le critiche. In fondo, una soluzione per sbloccare la crisi di governo si dovrà pur trovare, giusto? 

Certamente, ed è proprio per questo che, dopo aver affossato le opposizioni, ora si contribuirà alla loro ri-educazione politica (facendole sentire ancora più imbecilli di quello che sono) con tre semplici massime. 

 

1) Conta fino a dieci prima di aprire bocca. Una crisi di governo non è un pranzo di gala: non bisogna abbuffarsi subito o affrettarsi a mangiare le torte perché il giorno successivo vengono cattive. Se dopo manco tre giorni già sei disposto a sostenere un nuovo governo, non fai la figura del responsabile, ma solo del pirla. Aspetta, pazienta, consultati con gli alleati di coalizione e, nel frattempo, ricordati che la politica è la messa in opera del non-detto: nega, nega, nega risolutamente fino all’ultimo istante di essere pronto a levare le castagne dal fuoco altrui.

 

2) Prima vedere cammello: non fare concessioni vaghe o usare formule ambigue, perché gli altri non aspettano altro per un bel contropiede. Sei disposto a trattare con Macron? Benissimo: apri sulle cose di cui ti interessa poco o nulla (“Siamo disposti a concedere il ministero dello sport a un repubblicano!”) blindando allo stesso tempo i ruoli-chiave e i punti di programma per te irrinunciabili. Se dopo manco tre giorni stai già sbracando sull’odiatissima riforma delle pensioni non fai la figura dello statista, ma solo dell’ipocrita pronto a vendersi la madre per una poltrona di governo. 

 

3) Se il tuo avversario politico è in difficoltà, non tendergli la mano… se non per fracassarlo di botte. Prima di buttarti a mare seguendo il canto delle sirene dell’Eliseo, non perdere occasione per picchiare duro sulle incoerenze di queste ultime, affilando le parole come le ghigliottine nel 1793: “Cari macronisti pseudoliberali, avete passato tutte le elezioni a gridare al neofascismo lepenista, per poi battezzare un governo grazie ai loro voti. Insomma, non siete proprio persone di cui fidarsi, ma visto che noi socialisti francesi siamo magnanimi, non chiuderemo le porte a qualsiasi trattativa. A una condizione: niente più scambi di voti con Le Pen.”

 

La situazione, come sempre, è in costante evoluzione, ragione per cui questa Incursione domani potrebbe servire solo a incartare un pesce (virtuale). Detto ciò, resta innegabile che con pochi semplici passi il Partito Socialista Francese avrebbe potuto sottrarsi alle secche della stupidità politica, gridando per sempre “Adieu!” ai vari Iron Man e mariti auto-castranti, approdando finalmente a quel micro-cosmo dove molti elettori li vorrebbero: non tanto nell’esercito dei buoni e tantomeno in quello dei malvagi, ma semplicemente in quello dei sagaci ed esperti politici, pronti a coniugare la bussola elettorale e democratica con una bella infornata di Macron flambé. Di solito, quando si compiono scelte così disastrose e sconclusionate, o si è dei completi idioti oppure si risponde a interessi altri, certamente molto distanti dal mandato degli elettori. Per il bene dei socialisti, degli ecologisti e dei comunisti francesi, quindi, confidiamo nel fatto che siano solo coglioni, e non anche complici. 

 

16 dicembre 2024

 



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