Il termine Postmoderno racchiude in se stesso diversi elementi culturali, filosofici, antropologici, estetici e fattuali, che chiunque, dotato di debita cultura e spirito critico, può rilevare e discutere filosoficamente di questo evento in atto. Essendo, però, il Postmoderno un fenomeno per l’appunto in atto, in questo nostro tempo storico di grandi mutamenti, per lo più imprevisti (sia nelle singole parti componenti che nella loro rispettiva relazione), esso può e deve essere compreso dalla sua stessa genealogia e in quelle che sono le sue determinanti psicodinamiche e dialettiche.
di Mario Magini
Il Postmoderno è un movimento complesso, con una origine profonda nei grandi cambiamenti – geopolitici, tecnologici e culturali – del XX secolo ed è in continuo, attuale, ulteriore sviluppo e mutazione; la sua propria storia è ricca di passaggi, sfumature e contraddizioni, che riflettono le complessità e le inaspettate alterità del mondo che stiamo vivendo nell’oggi; scopo, quindi, di questo articolo è, partendo da prospettiva analitica del postmoderno, enucleare un impianto dialettico chiaro e approfondito della sua forma e contenuto.
Il postmoderno e la psicoanalisi freudiana: un'analisi dialettica
Il miglior possibile strumento di analisi e di dialettica a nostra disposizione rispetto il Postmoderno è la teoria analitica freudiana, applicabile non solo al singolo individuo ed al suo personale funzionamento psichico, ma anche ai sistemi sociali e culturali creati dagli individui o attorno gli individui stessi da parte di altri individui. L’analisi del postmoderno in una dialettica psicoanalitica di matrice freudiana (cui confluiscono e si sommano i contributi non ortodossi di Lacan, Baudrillard e Žižek) può aiutarci a comprendere le dinamiche profonde che caratterizzano questa era, e a individuare le possibili vie di uscita dalla sua impasse. Mentre Sigmund Freud non ha mai scritto o parlato direttamente della mente postmoderna, possiamo utilizzare le sue idee (cliniche e filosofiche) per approcciare, definire, comprendere alcuni aspetti della mentalità postmoderna; primo fra tutti negli strumenti a noi utili è l’enfasi posta da Freud sull'Inconscio - quindi l’Es -, sulla trasformazione del linguaggio come strumento di analisi e manipolazione della realtà e sul ruolo del logos nella costruzione della realtà.
Nell'ottica della psicoanalisi freudiana, il Postmoderno può essere visto come una manifestazione del Es. L'Es (in tedesco Id), è uno dei concetti chiave della teoria psicoanalitica di Sigmund Freud, esso rappresenta la parte più primitiva, energetica e inconscia della personalità, situata in una insondabile profondità nella mente. È spesso descritto come un bambino selvaggio, dominato dagli istinti e dai desideri più basilari, come l'aggressività, la sessualità, la paura e il bisogno di piacere. L'Es opera secondo il Principio di Piacere, cercando di soddisfare i propri impulsi in modo assoluto ed immediato, senza tenere conto di principi o modalità morali o etiche, nonché delle conseguenze siano esse immediate o in uno sviluppo ulteriore. Non ha senso del tempo inteso come scansione logica di sequenze, tanto meno della realtà intesa come fattuale possibilità o meno di realizzare un bisogno, desiderio o necessità. Ancora va detto che l'Es è la fonte dell'energia psichica nella personalità e gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità e del comportamento umano. Tuttavia, l'Es, proprio per queste sue sopradette caratteristiche è, in nuce o potenzialmente, anche una forza distruttiva, poiché irrealistica, amorale, a fronte di questo implicito rischio la teoria analitica stabilisce che esso debba essere controllato, canalizzato, dall'Io e dal Super-Io.
La frammentazione del sapere, e del suo apporto etico e morale alla specie umana, la dissoluzione del reale nel simulacro, e l'ossessione per il consumo possono essere interpretati come espressioni di desideri repressi e pulsioni inconsce dell’Es che irrompono nella società. A seguito di questa irruzione energetica e primitiva nel reale è possibile identificare fenomeni collaterali e specifici che sono peculiari del Postmoderno:
• Il rifiuto del logos: il postmoderno si caratterizza per un rifiuto del logos, della razionalità e del principio di realtà. Questo può essere visto come una regressione a uno stadio pre-edipico, in cui l'individuo è dominato dal principio del piacere e non ha ancora sviluppato la capacità di differire la gratificazione.
• La tirannia del Super-Io: la cultura del consumo e l'ossessione per l'immagine possono essere interpretate come una manifestazione del Super-Io, l'istanza morale interiorizzata che esercita un controllo rigido sull'individuo. Il consumismo diventa una forma di ascesi ascetica, in cui l'acquisto di beni materiali rappresenta un tentativo di espiare la propria inadeguatezza e di ottenere l'approvazione sociale.
• Il narcisismo e la perdita del Sé: La frammentazione del soggetto postmoderno può essere vista come una conseguenza del narcisismo, che porta all'idealizzazione del proprio Sé e alla difficoltà di relazionarsi con l'Altro. L'individuo postmoderno è privo di un'identità stabile e si identifica con le immagini effimere proposte dai media.
• La ricerca di senso: In un mondo dominato dal simulacro e dall'iperrealtà, la ricerca di senso diventa una sfida ardua. L'individuo postmoderno è consapevole della vacuità del sistema, ma fatica a trovare una via di uscita. La psicoanalisi può offrire un percorso per esplorare le profondità dell'inconscio e ricostruire un'identità autentica.
Uno dei temi centrali del pensiero postmoderno è la critica della razionalità e dell'oggettività, questione che alla luce di quanto esposto sino ad ora riconduce direttamente alla influenza dell’Es come irruzione e ristrutturazione del Reale come esperienza e/o modello, riprova di questo è che i filosofi e sociologi più attenti alle fenomenologie postmoderne sostengono che è emersa una sorta di fede antropologica e culturale, strutturata sul Linguaggio, ove non esiste, non è mai esistita e mai esisterà una verità assoluta o una realtà oggettiva, e che la nostra comprensione del mondo è sempre mediata dai nostri linguaggi, culture di riferimento e prospettive esistenziali individuali. Quindi, proprio funzionalmente la realtà Postmoderna, il linguaggio non è semplicemente uno strumento per rappresentare e comunicare la realtà, ma è divenuto esso stesso il costitutivo della realtà, l’incudine sopra la quale viene ridefinita e scolpita la Realtà. In altre parole: nel Postmoderno il modo in cui parliamo del mondo, le scelte descrittive ed interpretative nel linguaggio circa il mondo e la realtà, pesano ed influenzano il modo in cui lo percepiamo e ciò in una misura immensamente maggiore di quanto fosse accaduto prima, trenta o cinquant’anni fa.
Questa enfasi sul linguaggio e sul discorso ha affinità con il lavoro di Sigmund Freud poiché egli ha sottolineato l'importanza del linguaggio – nei suoi significati e significanti esperienziali – proprio nell'analisi psicoanalitica, sostenendo che sogni, lapsus, motti di spirito, giustapposizioni involontarie, giochi di parole e altri sintomi inconsci, possono essere compresi solo decodificando il loro simbolismo linguistico e la loro intrinseca forza di ridefinire e condizionare la realtà vigile della persona. Da questo punto in poi è più facile notare e comprendere come, dal linguaggio inteso come strumento di approccio e codifica, la organizzazione e ristrutturazione della Realtà sia un processo di adattamento e mediazione tra l’Es e il Reale che ha nel suono, nel dittongo, nella prosodia, nel significante, nel significato e nel contesto del discorso, la tensione tra razionalità e oggettività nell’individuo.
Questa critica della razionalità e dell'oggettività enucleata dal linguaggio come trasformazione del reale ha profonde affinità con il lavoro di Freud, poiché la mente umana è in gran parte inconscia e i nostri pensieri e comportamenti sono spesso motivati da forze che non comprendiamo. Proprio questa frammentazione della realtà in processi linguistici e in meccanismi di rappresentazione ha fortemente messo in discussione l'idea di un Io razionale, unitario, perennemente solido, suggerendo invece che la personalità sia divisa in diverse parti in conflitto e comunicazione tra loro con l’ausilio del linguaggio e della rappresentazione interna del reale.
In quanto detto sino ad ora vi è uno dei nodi centrali del Postmoderno: il dubbio della supremazia della ragione nella mente umana rispetto la realtà esterna ed i processi più primitivi interni negli individui. L'irrazionalità manifestatamente presente nel Postmoderno, incarnata dall'Es e dai suoi impulsi primordiali, gioca un ruolo cruciale in ogni livello e processo dell’esperito umano, in ciò riecheggia il grande stallo morale ed ideologico evidenziato dalla critica postmoderna alla pretesa razionalità assoluta, evidenziando i limiti della conoscenza umana e l'influenza di fattori emotivi e inconsci sulla percezione individuale, sulla elaborazione cognitiva individuale, sul giudizio immediato o posteriore di cui è capace l’individuo. Dal nucleo fondamentale dell’Es, passando per il linguaggio, ecco che rileviamo il grande salto di livello presente nella critica e dialettica postmoderna: mentre Freud ha focalizzato il suo lavoro filosofico sull'individuo (e solo secondariamente sulla società, questo altro tema è rimasto incompiuto rispetto le intenzioni di Freud stesso), l’analisi psicodinamica e filosofica postmoderna sottolinea l'influenza del contesto sociale e culturale sulla costruzione della realtà, di quanto le nostre esperienze, ad oggi più di quanto mai sia accaduto in tempi passati, sono plasmate da norme cangianti, valori relativi, discorsi dominanti ma brevissimi, influenzando in modo radicale la nostra percezione del mondo e di noi stessi.
Il postmoderno tra Apocalisse e Conflitto: due polarità dialettiche
Per poter meglio spiegare tutta la manifestazione del Postmoderno, dopo la base angolare rilevata in Freud, dobbiamo imbrigliare la mutevolezza di questo fenomeno in una polarità dialettica, in due visioni che costruiscono un discorso dinamico per comprendere le caratteristiche e le contraddizioni della società postmoderna, invitandoci a riflettere sul ruolo del simulacro, del consumo, delle tecnologie e della politica in un mondo in continua trasformazione.
Queste due polarità sono anche due lenti di magnificazione del fenomeno stesso e ho dato loro nomi che ne rispecchiano l’angolazione dialettica.
Una polarità possiamo definirla Apocalittico-Accelerazionista, una visione più definitiva, apocalittica intesa come superamento dei vecchi processi politici, filosofici e culturali del Postmoderno, vedendolo come una irreversibile deriva nichilista e senza alcun futuro, parafrasando l’egregio lavoro di Nick Land; l’altra è l’Infinito Conflitto Strutturale, che mantiene una posizione più aperta a fenomeni di correzione e mitigazione del Postmoderno, critica ma che non rinuncia a una possibile via di uscita in termini di consapevolezza politica e di impatto decisionale del singolo rispetto il contesto cui è immerso.
In una esposizione concettuale e metodologica possiamo dire che:
• La polarità Apocalittico-Accelerazionista si concentra maggiormente sugli aspetti simbolici e culturali del postmoderno, sulla loro elaborazione come elementi di un processo, quindi è molto inconsapevolmente freudiana come prospettiva. Il discorso implicito di questa polarità sostiene che la nostra società si sia ormai distaccata dalla realtà "autentica", creando un universo di simulacri, ovvero rappresentazioni che non hanno più alcun referente reale, il meccanismo di rifugio è o una razionalità assoluta e spietata o un arretramento regressivo a forme di credenze e rituali pretecnologici. Le credenze ed i rituali sono rappresentati ed agiti dai simulacri stessi, prodotti in serie e diffusi massicciamente dai media, diventano essi stessi la realtà, ingannandoci e facendoci perdere la cognizione del vero. Il consumo diventa l'azione centrale di questa società, dove i beni materiali e le esperienze acquistano valore solo in quanto simboli di status e identità, piuttosto che per la loro utilità o il loro significato intrinseco. Proprio questa prospettiva è il termine e concetto dialettico di iperrealtà per descrivere questa condizione in cui i simulacri hanno preso il sopravvento sulla realtà, creando un mondo artificiale e alienante. La linea di demarcazione tra reale e virtuale si confonde continuamente, sia volontariamente che inconsciamente, generando disorientamento e perdita di senso, la distopia generata da tutto questo non è oppressiva in senso tradizionale, ma piuttosto caratterizzata da uno spaesamento e da un'apatia generale, da una rassegnazione profondamente nichilista all'inevitabile simulacro e da una mancanza di riferimenti autentici. Il termine scelto, Apocalisse, vuole porre l’attenzione su due livelli di possibile apocalisse in atto, individuale e simbolica. L’Apocalisse individuale in cui l'esperienza apocalittica non si limita più alla fine del mondo, ma si declina anche in esperienze individuali di perdita, trauma, isolamento e alienazione. La solitudine, l'isolamento e la mancanza di senso sono temi ricorrenti nelle narrazioni individuali e nelle espressioni di evasione e contatto con altri. Le Apocalissi simboliche, da intendersi come “fine del mondo”, possono essere viste come metafora di eventi sociali, politici o culturali improvvisi, violenti, irreparabili e non identificabili dalle culture e dai governi, esempi di questo sono la caduta del comunismo, l’evento dell’11 settembre 2001, l'ascesa e dominio del neoliberismo.
• Nell’Infinito Conflitto Strutturale ci si sofferma invece sulle implicazioni politiche ed economiche che possono essere o meno percepite dall’individuo ed innescare processi decisionali di gruppo o classe, in tale guisa ci riporta ad una lettura attualizzata e non banale della florida riflessione e critica di matrice marxista concettualizzata in Francia tra il 1962 e il 1970. Tale lettura del Postmoderno, con diretti riferimenti sia a Lacan che al mondo prettamente pop (televisione, cinema e manufatti) condivide alcuni aspetti della polarità Apocalittico-Accelerazionista, come la critica alla razionalità assoluta, il riconoscimento del ruolo del linguaggio come strumento di distorsione o accomodamento difensivo alla realtà e l'attenzione alle dinamiche di potere (sia sui massimi livelli, politici, che ai più bassi, i rapporti quotidiani tra individui). L’elemento, invece, difforme e proprio di questa altra polarità – dell’Infinito Conflitto Strutturale – critica aspramente il relativismo estremo e il nichilismo spesso associati al postmoderno, come espressione e mezzo di influenza delle classi dominanti e delle oligarchie politico-economiche determinanti la forma e il contenuto delle società; in questa ottica il postmoderno rischia di cadere in una facile, onanistica, autodistruttiva, compiacenza per l'esistente come simulacro baudrillardano e come imperio dello status quo, negando la possibilità di una tangibile evolutiva trasformazione, cambiamento autentico, radicale progressione, dell’individuo e del suo sociale. Il conflitto enunciato dalla sua denominazione è tra l’individuo singolo e il sistema che lo racchiude o determina, in questa azione dinamica, diretta e contundente, o si ha lo scontro sociale/ideologico, ad oggi maggiormente espresso dai gruppi politici vicini la destra nazionalista, o la passività e l'acquiescenza di fronte al sistema capitalistico e alle sue ingiustizie.
3 giugno 2024
G. Lovison, Il postmoderno tra tempo e storia
G. Zuppa, Hegel profeta del postmoderno
F. Pietrobelli, L'oblio del padre: Dante e il linguaggio postmoderno