Dopo secoli di guerre fra civiltà differenti, sembra un mantra condiviso, almeno a parole, l’idea che vada rispettata la cultura altrui. Che sia necessario accettare l’esistenza della diversità per poter vivere pacificamente. Meglio co-esistere che annientarsi a vicenda. Accettare la cultura altrui, tuttavia, cosa significa di preciso? Astenersi dalla possibilità di muovere qualsiasi critica nei confronti di ciò che è da me diverso?




I sistemi di intelligenza artificiale sono prossimi a sostituire l’essere umano? Questo interrogativo si impone all’attenzione ogni qualvolta le notizie di cronaca descrivono, con dosi variabili di entusiasmo e allarmismo, un nuovo progresso compiuto dall’IA. L’intelligenza artificiale è dunque a un passo dall’eguagliare, o addirittura dal superare, le capacità umane? Il proposito delle seguenti righe è quello di offrire un piccolo contributo allo sviluppo di una consapevolezza collettiva riguardo al rapporto tra persona e intelligenza artificiale.




Nel pensiero di Blaise Pascal è possibile intravedere una filosofia dell’esercizio. Sebbene il filosofo francese prenda le distanze dalle filosofie ellenistiche, nei Pensieri offre una lucida analisi dei mali che affliggono l’animo umano e fornisce a un tempo importanti strumenti per “convertire lo sguardo”, per cambiare in modo radicale il nostro atteggiamento nei confronti dell’esistenza. Nella scia di un importante filone storiografico che tra i suoi esponenti principali ha studiosi come Pierre Hadot e Martha Nussbaum, il presente contributo si propone di individuare i logoi terapeutici della riflessione pascaliana. 



di Giuseppe Gallelli


Il libro Quale Europa: capire, discutere, scegliere, a cura di Elena Granaglia e Gloria Riva, delinea una prospettiva d'Unione Europea che punta a democrazia e diritti, con obiettivi quali una democrazia economica, il superamento delle disuguaglianze, il miglioramento delle politiche di coesione e del Welfare, politiche efficaci a proteggerci dalla crisi climatica, nonché altri obiettivi nell'articolo esplicitati; soprattutto, però, una Unione che privilegi missioni internazionali tra i Paesi del mondo per diffondere cultura e politiche di cooperazione e di pace.



di Giovanni Lunardelli


Cosa significa comprendere filosoficamente il fenomeno della tecnica? Qual è lo sfondo entro cui questo si definisce? La tecnica può essere adeguatamente compresa solo se considerata alla luce della filosofia moderna, e dunque dell’emancipazione della soggettività e della sua contrapposizione all’oggetto. Questo “schema” teoretico puro è la struttura portante della modernità, e come tale si riflette in ogni specifico fenomeno dell’epoca, tra cui anche la scienza stessa. La tecnica non è altro che la compiuta concretizzazione di questo rapporto teoretico.




«Le donne si prendono con Dio una libertà che gli uomini neanche si sognano». Così Luisa Muraro delinea il concetto di mistica femminile ne Il Dio delle donne (Marietti1820, 2020). In un’analisi approfondita che segue una lunga linea temporale da Medioevo a Novecento, e che rianima soprattutto l’onore per la beghina Margherita Porete, la Muraro crea un vademecum di scritti mistici di note filosofe e scrittrici per ribadire che una mistica femminile esiste ed è ben lontana dagli indottrinamenti della teologia tradizionale.




Con l’avvento dei social i caratteri della società dello spettacolo, già individuati da Débord negli anni ’60, raggiungono la loro forma più matura.“Ciò che è buono appare” e “ciò che appare è buono”; regna una visibilità assoluta in cui bello, bene e vero coincidono nell’apparire. L’attenzione si sposta dalle cose all’informazione e ai dati; si vive tra le “non cose”. Sui social l’influencer esprime la parabola di un io che si “informatizza”. La vita è infatti tradotta in reel, stories, feed, ecc. L’io non è più né poter essere né cosa oggettivata dallo sguardo dell’altro: diventa un’entità frammentata, sovraesposta all’occhio onnipotente di uno spettatore anonimo e controllata dagli algoritmi. All’interno di queste dinamiche sta emergendo negli ultimi tempi quello che a prima vista sembra un semplice epifenomeno: il professore influencer. Ma si tratta realmente di un effetto secondario? In che modo i docenti influencer incidono sul divenire della relazione educativa? Di fronte alle tante celebrazioni acritiche e alle prese di posizione polemiche è importante tentare una descrizione che colga le peculiarità della spettacolarizzazione della scuola.





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