Pubblicato nel 1966, Della miseria nell’ambiente studentesco di Mustapha Khayati (da poco riedito in Italia da Ibex Edizioni) è un pamphlet rivoluzionario, centrale negli sviluppi che hanno portato al maggio francese del ’68. Una critica serrata al sistema universitario dell’epoca, nonché al funzionamento complessivo di una società immolata al consumismo e al profitto, ma dimentica dell’uomo.
di Francesco Pietrobelli
È il novembre del 1966: all’Università di Strasburgo, alcuni studenti, membri dell’Internazionale situazionista – movimento politico, filosofico, artistico di stampo marxista libertario – riescono a farsi eleggere nel sindacato studentesco. Subito si impegnano per pubblicare 10.000 copie di un pamphlet rivoluzionario: Della miseria nell’ambiente studentesco, di Mustapha Khayati. In una cerimonia, che segna l’inizio dell’anno Accademico, vengono consegnate copie del pamphlet agli studenti: lo scandalo è così servito. Ne parlano media locali, nazionali e internazionali: gli studenti colpevoli sono espulsi dall’Università, il Tribunale fa chiudere il sindacato degli studenti. Ciò però non blocca la diffusione dell’opuscolo di Khayati, che diventerà un testo chiave nei movimenti studenteschi del ’68 e sarà ripubblicato negli anni successivi in più lingue, arrivando a centinaia di migliaia di copie. Sentite ora cosa afferma sugli studenti colpevoli la sentenza provvisoria, emessa il 13 dicembre 1966 dal Tribunale di Grande Istanza di Strasburgo:
« Gli imputati non hanno mai negato l’accusa di aver abusato di fondi del sindacato studentesco. Anzi, ammettono apertamente di aver fatto pagare al sindacato 5000 franchi per la stampa e la distribuzione di 10.000 opuscoli, e di altro materiale ispirato all’Internazionale situazionista. »
E più avanti, si sottolinea che questi cinque studenti
« poco più che adolescenti, privi di qualsiasi esperienza di vita reale, con la mente confusa da teorie filosofiche, sociali, politiche ed economiche mal digerite, e perplesse dalla monotonia della loro vita quotidiana, avanzano la vuota, arrogante e patetica pretesa di emettere giudizi definitivi, fino all’abuso, sui loro compagni di studio, sui loro insegnanti, su Dio, sulla religione, sul clero, sui governi e sui sistemi politici del mondo intero. Rifiutando ogni moralità e freno, questi cinici non esitano a lodare il furto, la distruzione dell’istruzione, l’abolizione del lavoro, la sovversione totale e una rivoluzione proletaria mondiale che abbia come unico obiettivo il piacere “senza restrizioni”. »
Queste teorie sono, in sintesi, «estremamente nocive», «una minaccia per la moralità».
Forse il tribunale aveva ragione, le idee che possiamo riscontrare nel pamphlet sono una minaccia per la moralità: di sicuro per la moralità dominante di quegli anni, scatenando quella rivoluzione studentesca che ha scosso la scena mondiale a cavallo fra gli anni ’60 e ’70.
Il testo, seppur collocato in un preciso periodo storico e riferendosi a un contesto di partiti, sindacati e situazioni studentesche ora non più presenti, rimane un opuscolo interessante. All’inizio potrebbe sembrarci qualcosa di estraneo al nostro mondo, eppure più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che parla anche a noi. Che alcune delle contraddizioni, rilevate nel pamphlet, della società del secolo scorso non sono scomparse. Viviamo ancora in una società di stampo capitalista, com’era quella denunciata nelle pagine suddette, la quale non è stata dissolta dalla rivoluzione studentesca di quegli anni, ma è tutt’ora viva e vegeta.
Vuoi saperne di più? Iscriviti al nostro canale YouTube e guarda il video, Della miseria nell'ambiente studentesco: ci insegnano a essere ingranaggi del sistema?
26 febbraio 2025
SULLO STESSO TEMA
F. Pietrobelli, Essere coerenti fino in fondo: la rivolta dei contadini
S. Basso, Legalità, legittimità e giustizia
V. Gaspardo, La Resistenza e la questione femminile