La patria a beneficio dell'umanità: le ragioni dell’unità nazionale nel pensiero di Giuseppe Mazzini

 

Perché, secondo Mazzini, bisogna conquistare e difendere l’unità della propria nazione? Non per ragioni nazionaliste o imperialiste, ma per favorire al meglio il progresso dell’umanità. Il suo pensiero, democratico e internazionalista, costituisce anche un’efficace risposta alle misure autonomiste recentemente approvate in Italia.  

 

 di Alessandro Mosca

 

Frederic Sorrieu, "La Repubblica Universale"
Frederic Sorrieu, "La Repubblica Universale"

 

In Italia è da sempre presente una tendenza autonomista che in modo ricorrente emerge mettendo in discussione la struttura unitaria del paese. La più recente manifestazione di questo slancio regionalista è la riforma denominata “Autonomia differenziata”, che attribuisce alle regioni la possibilità di acquisire alcuni poteri fondamentali dello stato. In particolare, essa elenca numerose materie di competenza statale che potrebbero essere trasferite alle singole regioni, su richiesta delle regioni stesse; seconda la riforma, ogni singola entità territoriale potrebbe acquisire la potestà legislativa su aspetti come i rapporti internazionali, il commercio con l’estero, la tutela della salute e del lavoro, l’istruzione (gestendo autonomamente i programmi scolastici e i sistemi di reclutamento degli insegnanti), la ricerca scientifica e tecnologica, i trasporti, l’energia, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. È chiaro che la riforma mette in discussione l’unità culturale e politica dell’Italia, ponendo le basi per ulteriori processi di disgregazione nei prossimi decenni. 

 

Bisogna opporsi fermamente all’Autonomia differenziata, e in generale alla tendenza regionalista che da secoli ostacola la formazione di un’Italia coesa e democratica. A questo scopo, per chiarire al meglio le ragioni unitarie, è utile dare uno sguardo ad alcuni passaggi delle opere di Mazzini, in particolare, ad alcuni passaggi in cui si affronta la questione nazionale, in cui emerge il pensiero mazziniano sulle ragioni per cui è importante realizzare l’unità politica e culturale del paese. Le sue teorie, che riguardano le nazionalità in generale e non solo quella italiana, sono un punto di riferimento ancora attuale.

 

Innanzitutto, va richiamata la sua definizione di “nazione”; nei Doveri dell’uomo si dice che:

 

« La Patria è una comunione di liberi e d’eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine […]. La Patria non è un aggregato, è una associazione. Non v’è dunque veramente Patria senza un Diritto uniforme. […] La Patria non è un territorio; il territorio non ne è che la base. La Patria è l’idea che sorge su quello; è il pensiero d’amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. » (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo).  

 

Secondo Mazzini la nazione non è una comunità chiusa fondata sul “sangue” o su altri aspetti fisici, ma è una collettività composta da persone che condividono un senso d’appartenenza, una “coscienza di sé”, e un fine da realizzare. Essa, definita anche “popolo”, è caratterizzata da un territorio e da una lingua comuni; questi però sono “indizi” della nazione, elementi necessari ma non sufficienti per costituirla. La nazione, ed è questo che induce Mazzini a sostenere che si tratta di un ideale a cui bisogna avvicinarsi e non un fatto storico già realizzato, è un’unità politica democratica: un popolo è pienamente compiuto soltanto se ha la possibilità di esprimersi in un regime democratico rappresentativo, dove è realizzata l’uguaglianza e la libertà, grazie al suffragio universale e la tutela dei diritti individuali di tutti i cittadini (come, per es., il diritto di parola, di istruzione, o al lavoro). 

 

Giuseppe Mazzini
Giuseppe Mazzini

 

Alla luce di questa definizione generale, Mazzini ha lottato tutta la vita per l’unificazione dell’Italia, e ha ripetuto costantemente che è doveroso, è giusto, che il paese sia unito e coeso; la sua opposizione all’autonomismo e al regionalismo disgregante emerge chiaramente in quest’altro passaggio: 

 

« La Patria è una indivisibile. Come i membri d’una famiglia non hanno gioia della mensa comune se un d’essi è lontano, rapito all’affetto fraterno, così voi non abbiate gioia e riposo finché una frazione del territorio sul quale si parla la vostra lingua è divelta dalla Nazione. La Patria è il segno della missione che Dio v’ha data da compiere nell’Umanità. Le facoltà, le forze di tutti i suoi figli devono associarsi pel compimento di quella missione. Una certa somma di doveri e di diritti comuni spetta ad ogni uomo che risponde al chi sei? degli altri popoli: sono Italiano. Quei doveri e quei diritti non possono essere rappresentati che da un solo Potere escito dal vostro voto. La Patria deve aver dunque un solo Governo. » (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo)

 

Sempre in questo senso, e in netto contrasto con la recente riforma, egli aggiunge: «Senza Educazione Nazionale non esiste moralmente Nazione. La coscienza nazionale non può uscir che da quella» (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo). La presenza di un sistema scolastico comune a tutto il popolo non è una questione secondaria, ma è imprescindibile, perché l’istruzione comune è il mezzo principale per diffondere senso d’appartenenza, fratellanza, e lingua condivisi. 

 

Mazzini non combatte l’indipendenza delle comunità locali in virtù di simpatie nazionaliste (egli, in molti scritti, ha sottolineato la netta differenza tra il patriottismo democratico e il nazionalismo aggressivo, imperialista, fondato sul senso di superiorità verso gli altri popoli), e non difende l’indivisibilità del paese perché mosso da passioni stataliste o autoritarie. Il centralismo estremo è criticato in questo passo, dove si sostiene l’importanza di non soffocare l’autonomia dei “comuni”, cioè delle città: «Chi cancella i diritti e le libertà del Comune a pro’ dell’autorità dello Stato sopprime la vitalità delle membra nell’organismo sociale, sottrae i mezzi che devono tradurre in atti il disegno progressivo al quale siamo noi tutti chiamati a servire. » (Giuseppe Mazzini, Gemiti, fremiti, e ricapitolazione). Le città sono le uniche entità territoriali che Mazzini riconosce pienamente: come sottolinea nei Doveri, la divisione dell’Italia in regioni (come, per es., la Toscana o la Sicilia) è un effetto “artificiale” dell’azione dei potenti che nella storia hanno formato i vari staterelli della penisola, non una caratteristica fondamentale del popolo italiano. 

 

Se non è per motivi nazionalistici o per culto dello stato centrale, perché Mazzini in tutta la sua vita e la sua opera ha ardentemente combattuto per l’unita nazionale? Anche la risposta a questa domanda si trova nei Doveri, incarnata in un’esortazione agli operai italiani: 

 

« Oh miei fratelli! Amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che Dio ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia che ci ama e che noi amiamo, colla quale possiamo intenderci meglio e più rapidamente che non con altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura omogenea degli elementi ch’essa possiede, è chiamata a un genere speciale d’azione. La Patria è la nostra lavoreria: i prodotti della nostra attività devono stendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti del lavoro che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella, e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l’intenzione di Dio e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principii, per la Patria, noi lavoriamo per l’Umanità: la Patria è il punto d’appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. Perdendo quel punto d’appoggio, noi corriamo rischio di riuscire inutili alla Patria e all’Umanità. Prima d’associarsi colle Nazioni che compongono l’Umanità, bisogna esistere come Nazione » (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo).

 

Le comunità nazionali, ponendosi tra il singolo individuo e l’umanità, sono il mezzo necessario per realizzare il progresso di tutto il genere umano. Soltanto le nazioni (che, per definizione, sono collettività democratiche), collaborando e associandosi, possono fondare un’umanità caratterizzata dalla fratellanza, dall’aiuto reciproco, e dalla pace. 

 

Secondo Mazzini, l’ideale ultimo per cui combattere è un ordine internazionale costituito da accordi, alleanze, istituzioni comuni tra le diverse comunità; un ordine in cui sia tutelata l’uguaglianza e la libertà di tutte le società del pianeta, e in cui le inevitabili divergenze vengano risolte con il dialogo e non con la violenza. Egli, ed è questo il punto fondamentale, è convinto che soltanto un’umanità composta da nazioni libere può realizzare tale ideale, formulando i caratteri specifici dei patti e delle costituzioni comuni alla luce della situazione storica concreta. 

 

In questo senso, non stupisce che quando Mazzini parla di “Stati Uniti d’Europa”, indicandoli come il dovere morale degli abitanti del Vecchio Continente, sottolinea che quest’unità politica non potrebbe essere realizzata se non dall’azione delle molteplici patrie europee: «Sì, […] noi vogliamo gli Stati Uniti d’Europa, l’Alleanza repubblicana dei Popoli. Ma l’eterna questione del come, trascurata dagli altri, ci riconduce alla nostra fede. Senza Patria, non è possibile ordinamento alcuno dell’Umanità. Senza Popoli non può esistere Alleanza di Popoli. E questi Popoli devono, a stringerla leale e durevole, essere liberi ed eguali, aver coscienza di sé, affermare la propria individualità e il proprio principio: essere insomma nazioni (Giuseppe Mazzini, Nazionalismo e nazionalità)

 

 

L’ideale mazziniano è un “cosmopolitismo di nazioni”, un ordine dove paese e genere umano procedono fianco a fianco, dove il dovere verso l’umanità fonda e giustifica il dovere verso la patria.  Il fine morale di ciascuno, in ogni epoca, è associarsi, affratellarsi il più possibile con gli altri, dando vita a famiglie, città, patrie, fino a unificare l’umanità tutta: le nazioni sono la modalità d’associazione più ampia possibile prima dell’ordine internazionale, per questo la loro realizzazione è prioritaria rispetto all’indipendenza delle varie entità locali; l’unità nazionale va difesa perché è un grado di associazione superiore rispetto alle regioni, perché diffonde la solidarietà e l’aiuto reciproco tra un numero maggiore di persone, perché garantisce la pace tra le varie parti del territorio. 

 

I principi fondamentali della Costituzione della Repubblica romana, emessa nel 1849
I principi fondamentali della Costituzione della Repubblica romana, emessa nel 1849

 

Inoltre, Mazzini sostiene che gli individui (e lo stesso si può dire per le comunità locali) sono troppo deboli, troppo limitati da un punto di vista fisico e temporale, per far progredire l’umanità in modo decisivo; l’azione delle singole persone (e delle singole città isolate) non è in grado di contribuire efficacemente alla costruzione di un ordine internazionale giusto e fondato sulla solidarietà. La nazione, invece, costituita da milioni di persone unite linguisticamente e spiritualmente, è un soggetto politico capace di incidere davvero sul mondo; la comunità nazionale è la somma della forza di tutti i suoi membri, che se indirizzata verso il bene può davvero migliorare la condizione del genere umano. E l’individuo, proprio in virtù della lingua e del senso d’appartenenza che condivide con i connazionali, può influenzare l’azione del suo popolo, e influenzando quest’ultimo può servire l’umanità con più efficacia di quanto potrebbe fare rimanendo isolato; dovere di ognuno è contribuire all’unificazione del proprio paese, e non vivere da sradicato, perché da soli è possibile fare soltanto piccole azioni virtuose, come gli atti di beneficenza, che non incidono abbastanza sul progresso generale. Quanto appena detto si trova nel seguente passaggio dei Doveri, che vale la pena citare interamente:   

 

« Ma che cosa può ciascuno di voi, colle sue forze isolate, fare pel miglioramento morale, pel progresso dell’Umanità? Voi potete esprimere, di tempo in tempo, sterilmente la vostra credenza; potete compiere, qualche rara volta, verso un fratello non appartenente alle vostre terre, un’opera di carità; ma non altro. Ora, la carità non è la parola della fede avvenire. La parola della fede avvenire è l’associazione, la cooperazione fraterna verso un intento comune, tanto superiore alla carità quanto l’opera di molti fra voi che s’uniscano a innalzare concordi un edifizio per abitarvi insieme è superiore a quella che compireste innalzando ciascuno una casupola separata e limitandovi a ricambiarvi gli uni cogli altri aiuto di pietre, di mattoni e di calce. Ma quest’opera comune voi, divisi di lingua, di tendenze, d’abitudini, di facoltà, non potete tentarla. L’individuo è troppo debole e l’Umanità troppo vasta. Mio Dio, - prega, salpando, il marinaio della Brettagna - proteggetemi: li mio battello è sì piccolo e il vostro Oceano così grande! E quella preghiera riassume la condizione di ciascun di voi, se non si trova un mezzo di moltiplicare indefinitamente le vostre forze, la vostra potenza d’azione. Questo mezzo, Dio lo trovava per voi, quando vi dava una Patria, quando, come un saggio direttore di lavori distribuisce le parti diverse a seconda della capacità, ripartiva in gruppi, in nuclei distinti, l’Umanità sulla faccia del nostro globo e cacciava il germe delle Nazioni. […] E allora, il lavoro dell’Umanità verso il miglioramento comune, verso la scoperta e l’applicazione della propria legge di vita, ripartito a seconda delle capacità locali e associato, potrà compirsi per via di sviluppo progressivo, pacifico: allora, ciascuno di voi, forte degli affetti e dei mezzi di molti milioni d’uomini parlanti la stessa lingua, dotati di tendenze uniformi, educati dalla stessa tradizione storica, potrà sperare di giovare coll’opera propria a tutta quanta l’Umanità. » (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo)

 

L’idea che la divisione condanna i membri di un popolo all’irrilevanza trova conferma proprio nella storia del nostro paese: gli italiani, quando non erano uniti, erano meno protagonisti, meno capaci di far progredire l’umanità e sé stessi rispetto a quanto avrebbero potuto. L’Italia, nei secoli in cui è stata separata in staterelli regionali, e soprattutto dalla discesa di Carlo VIII, ha vissuto ripetute invasioni, sottrazioni di risorse economiche, e dominazioni che le impedivano di prendere decisioni conformi al proprio interesse; anche la sola minaccia di interventi militari da parte delle grandi potenze esterne condizionava radicalmente la politica nel nostro paese. Ed è proprio questo che Mameli sottolinea nell’inno, quando ammonisce i contemporanei di essere “calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi”. 

 

L’unità è una necessità storica del nostro paese, è una caratteristica che va difesa tenacemente ancora oggi: per promuovere l’unificazione europea, per mantenere libertà e rilevanza internazionale in un mondo abitato da grandi potenze come Stati Uniti, Cina, Russia, e Turchia.

 

Anche per questa ragione, la seguente esortazione mazziniana appare più che attuale, più che adatta a guidare gli sforzi di chi desidera più fratellanza e progresso nel mondo: «Italiano sia il pensiero continuo dell’anime vostre: Italiani siano gli atti della vostra vita: Italiani i segni sotto i quali v’ordinate a lavorare per l’Umanità. Non dite: io, dite: noi. La Patria s’incarni in ciascuno di voi. Ciascuno di voi si senta, si faccia mallevadore de’ suoi fratelli: ciascuno di voi impari a far sì che in lui sia rispettata ed amata la Patria» (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo).

 

 

12 marzo 2025

 








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